Scacco al clan Pagnozzi, vittime di pressioni anche politici locali. Cafiero De Raho: 'Il Sannio non è esente dalla camorra'

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Un'indagine molto complessa, un'accusa, su tutte, quella di associazione camorristica che ha fatto scattare le manette ai polsi di 24 soggetti, 8 dei quali ai domiciliari, operanti stabilmente con il clan Pagnozzi. I dettagli sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa svoltasi presso il Palazzo di Giustizia di Benevento, alla presenza del procuratore aggiunto della DDA di Napoli, Cafiero De Raho, del procuratore Giuseppe Maddalena, del comandante provinciale dei Carabinieri, Carideo, del questore La porta, affiancati dal capo della Mobile, Salerno e dal capitano De Nisco.
E' stato inferto un duro colpo al clan più temuto della zona, secondo il procuratore Cafiero de Raho, tanto che gli atti di intimidazione nei confronti di imprenditori vittime di estorsioni venivano eseguiti, il più delle volte, senza neanche fare ricorso alle minacce.
In altri casi, invece, è emerso che il capo dell'organizzazione, Domenico Pagnozzi, detto "o professore", noto per i suoi metodi decisi, dava ordini di portare i commercianti o gli imprenditori recalcitranti alle 'regole' imposte dal clan, in una masseria nel territorio del comune di San Martino Valle Caudina, dove i malcapitati sarebbero stati ricondotti all'ubbidienza attraverso metodi violenti.
L'attività del gruppo è giudicata dagli inquirenti molto intensa: estorsioni, attività di traffico di stupefacenti e persino un tentato omicidio, compiuto ai danni di un piccolo malvivente che non si era affiliato al clan.
Tra le accuse, spicca anche la detenzione di armi e di materiale esplosivo, confezionato anche artigianalmente e che se utilizzato avrebbe potuto dare esiti drammatici. Le indagini sono partite dalla denuncia di un imprenditore della Valle Telesina. Molti i reati simili, ma scarsissima la collaborazione dei cittadini, a più riprese reclamata dalle forze dell'ordine e dal procuratore nel corso della conferenza stampa di questa mattina. Solo due o tre le denunce presentate agli organi competenti. A Telese, il clan sarebbe arrivato persino a minacciare le istituzioni locali, l'ex sindaco Pdl, D'Occhio e l'assessore Caporaso, ai quali, uno degli arrestati di oggi, Carmine Morelli, ritenuto affiliato al clan Schiavone, avrebbe imposto l'assunzione in un'impresa di due persone di sua fiducia. "E' più difficile operare - ha detto il Procuratore Cafiero De Raho - quando ci sono pubbliche amministrazioni che non collaborano. Quando si assumono ruoli pubblici - ha proseguito - si diventa un corpo unico con le altre istituzioni".
Un dato è chiaro, Polizia, Carabinieri, DDA, sono concordi nell'affermare che il territorio beneventano non è esente da presenze camorristiche. Per questo, è stato annunciato che l'opera non finisce qui.
Laura De Figlio



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