Tetracloroetilene nell'acqua: Altrabenevento punta il dito. Abbate: "Non bisogna creare allarmismi"

18:53:34 2213 stampa questo articolo

L’acqua è un bene primario e vitale: nel pomeriggio, Altrabenevento ha voluto chiarire alcuni importanti aspetti - soffermandosi non solo sulla presenza di tetracoloroetilene.

Tutti i cittadini – sostiene l’associazione AltraBenevento – hanno il diritto di sapere quale sia la qualità dell’acqua che bevono. E’ necessario capire come mai, nelle parte alte della città arrivi acqua di buona qualità - mentre - nelle cosiddette zone basse - tra cui i rioni Ferrovia e Libertà, la qualità sia più scarsa.

Nella conferenza stampa pubblica - tenutasi presso il bar 14/B - zona Viale Atlantici, è stato fatto un po’ il punto della situazione. A parte il valore del tetracloroetilene, si è parlato anche dei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni.

Gabriele Corona- leader di Altrabenevento - afferma:“Abbiamo segnalato che  uno studio dell'Arpac, del febbraio 2018, fa riferimento alla presenza di un valore di tetracloroetilene abbastanza pericoloso nel pozzo di Pezzapiana, che si trova vicino alla ferrovia che alimenta il rione stesso e il centro storico. Secondo Arpac deriverebbe - probabilmente - dal lavaggio dei binari. La stessa Arpac - scriveva anche - che da 12 anni si riscontrava la presenza di questo inquinante. Non sono stati superati i limiti previsti per la potabilità, e meno male. Molto spesso è stato superato il valore soglia per la qualità delle acque profonde che è previsto dal decreto legislativo del 2009 numero 30” .

“Perché c'è questo valore soglia - spiega Corona - perché questo inquinante, nelle acque profonde, senza luce subisce una serie di trasformazioni che lo rendono ancora più pericoloso”.

“Accertata la presenza di questo inquinante, bisogna capire la sua provenienza, da dove arriva. L'Arpac fa intendere che si tratta di lavorazioni che provengono soprattutto dall' area ferroviaria che si trova nei pressi di Pezzapiana. Il presidente di Gesesa - invece - dice che deriva da zona industriale”.

“Dai dati Arpac che siamo riusciti ad estrapolare sul sito della Sira-Arpac troviamo che c'è stato un picco che è arrivato addirittura a 4,1 mg nel 2003-2004. Questo significa che la fonte di inquinamento non è sparita e dobbiamo capire qual è”.

“Come Altrabenevento, insieme al Codacons, abbiamo avviato indagini su altri livelli inquinanti che, per esempio, sono i nitrati. La parte alta della città di Benevento è servita da acqua del Biferno, molto buona. Mentre i due pozzi dei rioni Libertà e Ferrovia sono sotto il limite”.

“Ricordo che Benevento aveva due pozzi capienti, che erano quelli di Pantano, che sono stati chiusi 20 anni fa perché in Italia sono arrivati in quel caso a 100 mg. La parte più popolare della città - conclude Corona – ha la parte peggiore dell’'acqua, mentre quella alta la migliore. Questo è un elemento di riflessione anche per l'amministrazione comunale”.

Abbate - presidente Gesesa - replica: “Sono qui per ascoltare, perché credo sia compito delle istituzioni fare questo. Sono stati sollevati dei dubbi e vogliamo capire, visto che siamo preposti alla tutela della salute. Essendo un medico - tra l'altro - e facendo parte dell'Ordine dei Medici, è nel mio Dna che tutte queste cose vengano fatte con la giusta normativa. C'è la presenza di questo tetracloroetilene nelle condotte e siamo a livelli molto bassi rispetto a 10".

"C'è qualcosa nel sottosuolo. Ci avviciniamo intorno all’1. Vogliamo capire innanzitutto da dove deriva questo tetracloroetilene, a parte i sistemi che servono per eliminare questa sostanza. Gesesa si è attivata con delle soluzioni a scambio ionico, per fare un esempio. Vorremmo capire da dove nasce l'ipotesi di un inquinamento. Ribadisco che siamo qui per ascoltare e vedere dove poter intervenire se c'è bisogno di un intervento, ma non c’è nessun allarmismo, perché qualora ci fossero state delle fonti incriminate, queste sarebbero subito state chiuse. Non c'è nessun conflitto tra noi e l' associazione consumatori: ripeto che si tratta di una percentuale molto bassa. Se si va - ad esempio nella Padania - si riscontrano delle percentuali molto più alte”.

“La mancanza di un depuratore è una piaga - continua Abbate - siamo una delle poche città a non avere il depuratore. Noi - tra l'altro - proprio per accelerare la posizione per avere un depuratore, abbiamo presentato uno studio di fattibilità ipotizzando tre depuratori. Il valore al di sotto della soglia non mi provoca uno stato di malattia, ma a lungo andare - se uno non prende le giuste precauzioni - potrebbe creare problemi come la crescita di patologie epatiche o renali, cosa che in realtà non c'è stata”.

C.D.



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