Giorgio Minisini a un anno dal ritiro: "Era il momento giusto" - Video
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(Adnkronos) - “Non ci sarebbe potuto essere tempismo migliore”. Quasi un anno fa, a luglio 2024, Giorgio Minisini annunciava il suo addio alle gare. Un addio sofferto, ovviamente, ma “ponderato” per il plurimedagliato nuotatore artistico, pioniere della disciplina in Italia, che all’Adnkronos dice: “Sembra tanto tempo fa… sembra tanto perché ci sono state tante cose, sembra ieri perché sono ancora immerso completamente nello sport”.
Testimonial ai Campionati nazionali Libertas di Nuoto artistico Gold Serie A, Serie B e Master, in corso a Colle di Val d’Elsa (Siena), con il suo inconfondibile sorriso e la sua gentilezza dopo l’esibizione (VIDEO) e la premiazione delle giovani atlete, non si è sottratto ai tanti fan consapevoli di avere davanti un’icona di questo sport. “Fare quello che facevo non è mai stato un sacrificio, ma una scelta. Sono tanto riconoscente e grato per il mio percorso all'interno dello sport, e non avrei mai voluto arrivare al punto di non esserlo più”, sottolinea l’atleta romano, classe 1996, che nel suo palmares vanta dieci medaglie ai mondiali (di cui quattro ori) e altrettante agli europei.
“Arrivare al punto di insistere in qualcosa per cui erano cambiate tante condizioni… no. Quindi sono contento di aver chiuso con quella gara lì”, afferma Minisini che subito aggiunge: “Però come dico sempre: sono uscito dall'acqua, ma l'acqua non è uscita né da me né dalla mia vita. Il tempismo è stato giusto, perché come atleta il mio percorso era finito, ma non è finito quello nello sport”.
“Cosa è cambiato di più in questo anno? In realtà le cose che mi aspettavo che cambiassero sono cambiate. Cioè il trauma dell'acqua fredda alle sette e mezzo di mattina – dice ridendo - per i primi tre mesi ogni giorno ringraziavo per questo, adesso mi capita meno spesso”. “Non mi aspettavo invece di continuare a sentire così tanto calore e tante attenzioni – confessa il 29enne - Io pensavo ‘ok, finisce la mia vita da atleta, devo ricostruire tutto da zero, perché la gente ti conosce in quanto atleta’. E invece no. Sto lavorando tanto, sto viaggiando tanto… Vengo qui, in questa gara, e fatico a muovermi. E’ bello vedere che quello che hai costruito in 25 anni c’è ancora”.
“Do sempre per scontati il mio percorso e la mia storia. Ogni tanto mi fermo a riflettere su cosa significasse a 9 -10 anni fare questo sport ed essere solo, avere tutti contro – ricorda – a volte mi dimentico quello che è stato, però è stato tanto. C'era tanto lavoro da fare ed è stato fatto. Adesso, vedere i ragazzi nuotare, mi sembra scontato. Mi sembra normale che loro vivano felici la propria gara. Ma in realtà non è stato per niente così scontato”.
Perché Giorgio Minisini è diventato un simbolo e ha lasciato una grande eredità: “Mi sono lanciato nei rovi, adesso c'è un sentiero privo di spine che mi sono preso tutte io. Ma quella è la mia storia… Quando guardo quelle cicatrici penso ‘sì, è stato un viaggio doloroso a volte ma bello e interessante, e sono contento di averlo fatto’. Quindi, tornando alla scelta di lasciare: era il momento giusto perché iniziavo a sentire stretti i panni dell’atleta che nuota solo aspettando i cinque cerchi delle Olimpiadi. Io non sono mai stato questo tipo di atleta. Io nuotavo perché volevo cambiare uno sport, poi perché volevo cambiare l'Italia in questo sport. E poi perché volevo le Olimpiadi. Quindi dopo che nuoti per tutti questi grandi obiettivi, nuotare solo aspettando non era quello che volevo”.
E ora Giorgio Minisini, dopo aver cambiato il nuoto artistico da dentro, non ha intenzione di fermarsi in questo senso. “Quando ho smesso, ho tirato le somme dei 25 anni di nuoto. Ho fatto tante gare, al termine delle quali a volte ero felice perché avevo vinto, altre triste perché avevo perso ma senza sapere perché fosse successo. Perché nel nostro sport il giudice dà una sintesi, che è un numero dopo aver visto una sfilata di 60 esercizi. Questo significa che il tuo esercizio diventa solo un numero tra 60. E non sai cosa significa quel numero”, dice il 29enne aggiungendo: “Non sai se devi essere più creativo, se devi essere più forte, se devi fare esercizi più difficili”.
Da qui nasce l’idea dell’Aquatic Games Show, la gara di nuoto artistico che si svolgerà sabato 5 luglio a Pescara: “Il mio obiettivo è rendere lo sport più leggibile e godibile per tutti, aiutando gli atleti a capire - sia quando vincono sia quando perdono - cosa hanno fatto bene e cosa possono migliorare. Ho pensato quindi a questo format, in cui hai due squadre alla volta che si scontrano, in un confronto diretto. E non hai giudici che danno voti ma delle preferenze dicendo quale sia la squadra più musicale, quella che ha comunicato meglio il tema o più pulita tecnicamente. In questo modo l'atleta, l'allenatore, il genitore, il pubblico, vedendo il risultato non vedrà solo un numero in cui sono sintetizzati 20 parametri. Voglio dare agli atleti del futuro ciò che io avrei voluto e si parte con questo test. Perché bisogna ascoltare i proprietari dello sport e i proprietari dello sport sono coloro che lo praticano, non chi lo organizza” (di Paola Lalli).