'Habemus Papam!', le parole dei papi al balcone che hanno fatto la storia

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'Habemus Papam!', le parole dei papi al balcone che hanno fatto la storia'Habemus Papam!', le parole dei papi al balcone che hanno fatto la storia

(Adnkronos) - È uno dei momenti più solenni e iconici della storia cattolica: "Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!", l'annuncio dell'elezione del nuovo Pontefice pronunciato dal balcone centrale della Basilica di San Pietro. Ma ancor più significative, spesso profetiche, sono le prime parole del Papa appena eletto, che, affacciandosi al mondo, non solo si presentano ma danno un assaggio del pontificato che verrà. 

Negli ultimi settant'anni, da Giovanni XXIII a Francesco, questi discorsi di presentazione, subito dopo la fine del conclave, talvolta brevi, talvolta sorprendenti, hanno espresso non solo il temperamento del singolo Papa, ma anche l'anima e le priorità della Chiesa di ogni epoca. 

Il 28 ottobre 1958 Angelo Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia, divenne Papa Giovanni XXIII. Si affacciò con un sorriso semplice, ringraziò il popolo romano, benedisse il mondo intero e disse: "Il mio cuore è pieno di commozione". Quel tono familiare e bonario fu il primo segno della rivoluzione pastorale che avrebbe portato al Concilio Vaticano II. Un Papa "di transizione", dissero. Ma le sue parole inaugurarono una nuova stagione di umanità e vicinanza nella Chiesa e si conquistò il soprannome di "Papa buono". 

Dopo Roncalli, il 21 giugno 1963 fu eletto Giovanni Battista Montini, che assunse il nome di Paolo VI. Il suo stile era più austero e intellettuale. Alla folla disse: "Ci presentiamo a voi con il cuore pieno di trepidazione", e definì se stesso "un umile e fedele servitore della Chiesa universale". La sua missione sarebbe stata quella di portare a compimento il Concilio Vaticano II, indetto dal predecessore, in un'epoca di grandi fermenti politici e spirituali. 

Il sorriso timido e la voce emozionata di Albino Luciani, eletto il 26 agosto 1978 come Giovanni Paolo I, conquistarono il mondo. Si presentò con tono disarmante: "Mi sono trovato nella fossa dei leoni", disse, alludendo al peso del ruolo appena assunto. Il suo fu il pontificato più breve del Novecento - solo 33 giorni - ma quelle parole rivelavano già la volontà di essere vicino alla gente, con un linguaggio accessibile, quasi familiare. Fu soprannominato il "Papa del sorriso". 

Il 16 ottobre 1978 Karol Wojtyła fece la storia come primo Papa non italiano dopo 455 anni. Dopo l'Habemus Papam, il cardinale polacco arcivescovo di Cracovia si presentò con un sorriso e disse in italiano incerto: "Non so se potrei bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi correggerete!". Quelle parole conquistarono immediatamente la folla. Era l’inizio di un pontificato lunghissimo, mediatico, missionario e globale, che avrebbe segnato la Chiesa e il mondo per oltre 26 anni. Il suo invito a "non avere paura, aprite le porte a Cristo" sarebbe arrivato il giorno dopo, nell'omelia di inizio pontificato, e avrebbe ispirato generazioni. 

"Siamo ancora tutti addolorati dopo la morte del nostro amatissimo Papa Giovanni Paolo I - esordì davanti alla folla dei fedeli radunati in piazza San Pietro quel tardo pomeriggio di lunedì 16 ottobre 1978 - Ed ecco che gli Eminentissimi Cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un paese lontano... lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana. Ho avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale verso la sua Madre, la Madonna Santissima". 

"Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi corrigerete. E così mi presento a voi tutti, per confessare la nostra fede comune, la nostra speranza, la nostra fiducia nella Madre di Cristo e della Chiesa, e anche per incominciare di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa, con l’aiuto di Dio e con l’aiuto degli uomini". 

Il 19 aprile 2005 il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, teologo e prefetto della Dottrina della Fede, fu eletto Papa con il nome di Benedetto XVI. Al balcone si presentò con un'immagine che colpì tutti: "Dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere". 

Un riferimento evangelico e sobrio, che rifletteva il carattere ratzingeriano: rigoroso, discreto, ma fedele alla missione della Chiesa. Era un segnale di continuità spirituale, ma anche di una certa distanza dal carisma comunicativo del predecessore. E infine aggiunse: "Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte. Grazie". 

Il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio, argentino, diventò il primo Papa latinoamericano, gesuita e con il nome - mai usato prima - di Francesco. Il suo "buonasera" fu una rottura comunicativa e pastorale dirompente: semplice, diretto, umano. Nessuna formula in latino, nessun discorso preparato. 

Bergoglio chiese la benedizione del popolo prima di impartire la propria. E parlò di un cammino tra "vescovo e popolo", ponendosi da subito più come pastore che come monarca sacro. Quel gesto fu letto come simbolo di una Chiesa in uscita, sinodale, vicina agli ultimi, che avrebbe caratterizzato tutto il suo pontificato. 

"Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca", disse il neo pontefice.  

Poi recitò il Padre Nostro, l'Ave Maria e il Gloria al Padre. Aggiunse quindi: "E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella! E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me". "Adesso darò la Benedizione a voi e a tutto il mondo, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà." E infine: "Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!" (di Paolo Martini) 



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