Ucraina-Russia, tregua a alta tensione. Kiev: "Mosca non sicura 9 maggio"
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(Adnkronos) - Tra messaggi e minacce, si va verso una tregua ad altissima tensione tra Russia e Ucraina nella guerra in corso da oltre 3 anni. Dall'8 all'11 maggio Mosca ha proclamato un cessate il fuoco per blindare la parata della vittoria, in programma nella capitale russa il 9 maggio: per l'80esimo anniversario della vittoria sovietica sui nazisti, Vladimir Putin conta di accogliere un discreto numero di leader stranieri, a cominciare dal presidente cinese Xi Jinping.
La tregua è stata giudicata insufficiente dall'Ucraina, che invoca un cessate il fuoco di 30 giorni, e bocciata da Donald Trump: "Troppo poco", la posizione del presidente degli Stati Uniti.
A pochi giorni dalla ricorrenza, la priorità della Russia è offrire al mondo un'immagine di sicurezza e di controllo. La tregua dichiarata unilateralmente da Putin, senza un reale dialogo con Kiev, è una 'polizza' che l'Ucraina non appare intenzionata a firmare in maniera automatica.
"Non siamo responsabili della sicurezza di chi andrà a Mosca", la sintesi della posizione espressa dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. I droni ucraini hanno dimostrato di poter colpire in profondità il territorio russo e, nelle ultime ore, un velivolo ha anche causato la distruzione di un caccia nemico.
E' improbabile che l'Ucraina, dopo aver ricostruito un feeling con gli Stati Uniti e ricreato un rapporto proficuo con Donald Trump, faccia saltare il banco provando a colpire la parata nel Giorno della Vittoria. Il messaggio di Zelensky, però, è più che sufficiente per alimentare il dubbio e costringere Mosca ad una posizione difensiva anche a livello di comunicazione.
"Non sappiamo cosa farà la Russia in quella data. Potrebbe adottare varie misure, come incendi, esplosioni, e poi accusarci", dice il leader di Kiev, prospettando provocazioni o sabotaggi.
La reazione di Mosca, ovviamente senza un intervento diretto di Putin, è affidata ad un crescendo di dichiarazioni. "Zelensky minaccia l'incolumità fisica dei veterani che partecipano a parate e cerimonie. La sua dichiarazione è ovviamente una minaccia diretta", dice Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri. Secondo Dmitry Peskov "la Federazione russa si aspetta che l'Ucraina adotti azioni per la de-escalation durante le festività. Le dichiarazioni di Kiev dimostrano che per gli ucraini la vittoria sul nazismo non va celebrata".
Per completare il quadro, il portavoce del Cremlino non può confermare le sorprendenti - e infondate - voci relative alla presenza del segretario di Stato americano, Marco Rubio, il 9 maggio. Ad alzare decisamente i toni, come spesso accade, provvede Dmitry Medvedev. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, tradizionalmente loquace nel weekend, invia la minaccia definitiva: "Se Kiev colpisce il 9 maggio, il 10 maggio non esisterà più".