Avenged Sevenfold, il metal è tutt'altro che morto
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(Adnkronos) - Gli Avenged Sevenfold non sono solo una band di culto ma rappresentano un metal ricco di riferimenti biblici e dark - a partire dal loro nome - fatto ancora di riff massicci e assoli pieni di virtuosismi e una voce, quella di M. Shadows, che arriva dritta dove deve. In poche parole, una macchina da guerra. Al Carroponte, ex area industriale di Milano, i cinque di Huntington Beach ci mettono dieci secondi netti a ricordare al pubblico perché, a quasi 25 anni dal primo album, continuano a dominare festival e palchi in tutto il mondo.
Il tour europeo di quest’anno arriva in scia al successo dell’ultimo psichedelico e sperimentale lavoro ‘Life Is But a Dream…’ del 2023, un album maturo e coraggioso, caleidoscopio di metal progressive, funk e crooner. Shadows e soci salgono sul palco alle 21.30 dopo il set glam rock dei Palaye Royale. Il frontman in total black, compreso il passamontagna calato in volto, dà il via alle danze sulle note di ‘Game Over’, singolo di culto tratto dall’ultimo album. Synyster Gates alla chitarra non sbaglia un assolo o un giro melodico e il suo atteggiamento da rockstar consumata fa il resto. Zacky Vengeance, al suo fianco, è la spalla perfetta.
A guardare la scaletta sembra di andare sulle montagne russe, tra brani storici e quelli più recenti, che fanno percepire la volontà della band di spingersi oltre. ‘Afterlife’, fa cantare tutti a squarciagola, ‘Unholy Confessions’, assieme a ‘Bat Country’ è un classico imbattibile del repertorio come anche l’anthem ‘Hail to The King’, forse il loro brano più famoso. Il pubblico esplode in un boato. “Gli italiani in Europa sono sempre i più rumorosi, com’è che funziona con voi?” dice il cantante rivolgendosi alla folla, e spiegando che sua moglie, Valary DiBenedetto, sposata nel 2009, vanta origini italiane.
Il momento più toccante della serata arriva con ‘So Far Away’, la struggente power ballad dedicata a The Rev (il batterista fondatore della band scomparso tragicamente nel 2009). “Era un ragazzo che aveva mille amici - ricorda Shadows accolto da un lungo applauso -. Era il nostro migliore amico e una delle persone più gentili che conoscessi, ti faceva sempre sentire ascoltato e amato”. Il palco è scarno ma l’impatto scenografico è notevole, con luci laser, tre maxi schermi e visual con morphing ed effetti video che richiamano l’artwork inconfondibile della band a coprire tutta la larghezza del palco, alle spalle del batterista Brooks Wackerman, in formazione dal 2015, che macina rullate su rullate.
Non servono bis. ‘A Little Piece of Heaven’ chiude il set degli A7X (come sono soliti abbreviare il loro nome), che sul palco appaiono più vivi, sicuri e audaci che mai. L’ultima grande band metal capace di unire generazioni con il suo approccio classico ma aperto a contaminazioni e ricerca, in un mix di rabbia e spettacolo. Se il metal è davvero morto, come qualcuno spesso sente il bisogno di dire, allora questa sera il Carroponte lo ha commemorato come si deve, con le chitarre al massimo del volume e migliaia di mani rivolte al cielo. (di Federica Mochi)