Ucraina, 'scricchiola' il sostegno dei Paesi vicini: come cambiano gli equilibri e perché

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Ucraina, 'scricchiola' il sostegno dei Paesi vicini: come cambiano gli equilibri e perchéUcraina, 'scricchiola' il sostegno dei Paesi vicini: come cambiano gli equilibri e perché

(Adnkronos) - Inizia a scricchiolare il sostegno dei Paesi confinanti con l'Ucraina per il vicino che da più di tre anni cerca di respingere l'invasione delle forze russe. A scriverlo è il Kiev Independent, in una lunga analisi delle posizioni espresse in Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania e Moldova. L'Ungheria del filorusso Viktor Orban potrebbe invece cambiare la direzione che mantiene sin dall'inizio della guerra, con le prossime elezioni sfavorevoli a Fidesz. La fatica per le conseguenze della guerra, le preoccupazioni di natura economica, o comunque interne, e l'aumento del populismo sono fra le cause comuni di questo andamento. 

Diversi i fattori considerati. L'elezione a presidente della Polonia di Karol Nawrocki, meno favorevole alla causa ucraina di Andrzej Duda, pur militando entrambi nello stesso partito, il PiS; l'uscita di scena del governo pro ucraina con le elezioni del 2023 in Slovacchia, sostituito da populisti filorussi, e la Repubblica Ceca proiettata verso elezioni nei prossimi mesi con un previsto esito simile; Romania e Moldova sfuggite per un pelo al successo di interferenze filorusse ma comunque con partiti importanti che guardano con favore a Mosca.  

In Polonia Nawrocki si è espresso contro le aspirazioni dell'Ucraina nella Nato e nell'Ue sostenute invece dal Premier Donald Tusk e dalla coalizione civica che lo sostiene. Il Presidente eletto cita i massacri della Volinia operati dalle forze di occupazione naziste con il sostegno della popolazione locale contro la minoranza polacca. E accusa Kiev di "ingratitudine" per gli aiuti assicurati da Varsavia. La gran maggioranza dello spettro politico tuttavia non mette in discussione il sostegno a Kiev. Il governo PiS ha aiutato milioni di rifugiati a lasciare l'Ucraina dopo l'inizio dell'invasione. In seguito ci sono state dispute commerciali, i blocchi al confine e scontri su risentimenti storici che però non si sono sciolti con la sconfitta del PiS alle elezioni del 2023.  

Il dissidente di Fidesz Peter Magyar con il suo partito Tisza è in testa ai sondaggi in Ungheria e potrebbe forse deporre Orban, al potere dal 2010, alle elezioni dell'aprile del 2026. Magyar ha visitato Kiev dopo l'attacco dell'ospedale di Okhatdyt lo scorso anno, ma ha sempre evitato di prendere impegni chiari nei confronti dell'Ucraina.  

"Per vincere le elezioni, Tisza ha bisogno di conquistare gli elettori di Fidesz e, dopo 15 anni di indottrinamento, per il partito non sarà possibile assumere una posizione troppo sbilanciata in favore dell'Ucraina. In Ungheria", ha spiegato Csilla Fedinec, analista del Centro per le scienze sociali aHUN-REN di Budapest, ricordando che "le elezioni in Ungheria sono libere ma certo non giuste", quindi la vittoria di Magyar è tutt'altro che scontata. Non è escluso invece per Eudorka Takacsy, del Center for Atlantic Integration and Democracy (CEID), Magyar potrebbe decidere di sostenere apertamente l'Ucraina per posizionarsi come "l'opposto di Orban".  

La Romania rimane al fianco dell'Ucraina ma le pressioni filo russe crescono. La vittoria solida dell'europeista Nicusor Dan su Simion alle elezioni Presidenziali assicurerà che il Paese "rimanga sul binario pro occidentale" fino alle prossime elezioni legislative, sottolinea Sergiu Miscoiu, analista all'Universit Babes-Bolyai di Cluj-Napoca. Il Presidente ha però ora il difficile compito di mettere insieme un nuovo governo sostenuto dai partiti dilo europei dopo che le dimissioni del governo del Premier pro ucraina Marcel Ciolacu. Se i negoziati per la formazione del nuovo governo si concluderanno positivamente come è "molto probabile", la Romania potrà contare su un governo filo Ue, filo Nato e filo Ucraina anche se lo spettro del populismo dell'estrema destra rimane vivo. L'Alleanza per l'unione dei romani (Aur), con le sue posizioni assolutamente contrarie al sostegno all'Ucraina, è passata dal 9 per cento dei voti del 2020 al 18 per cento alle elezioni legislative dello scorso anno. E' ora il principale partito di opposizione e il secondo in Parlamento. E il sostegno continua a crescere, ora al 38 per cento secondo alcuni sondaggi.  

Anche la Moldova si è salvata per un soffio dalla vittoria alle presidenziali del novembre del 2024 di un esponente filo russo. Ma la battaglia è tutt'altro che conclusa in in vista delle elezioni legislative del prossimo settembre. Il Partito della presidente filo europea Maia Sandu dell'Azione e della solidarietà (Pas) ha ora la maggioranza in Parlamento ma deve affrontare la sfida della coalizione messa in piedi dal candidato sconfitto alle presidenziali, Aleksandr Stoianoglo. In una situazione di coabitazione, nel caso di vittoria di quest'ultima coalizione, la Moldova non si trasformerà apertamente in un Paese filo russo. Ma passerà a posizioi neutrali, compromettendo il processo di adesione di Chisinau all'Ue.  

La Slovacchia invece, dopo l'elezione del populista Robert Fico nell'autunno del 2023, ha fatto inversione a U. Fra i primi Paesi a fornire a Kiev aerei da combattimento, sistemi di difesa aerea S-300, artiglieria e altro, ora è al fianco dell'Ungeria di Orban come spina nel fianco filo russa nell'Ue e nella Nato. Come nel caso di Orban, più teatro che effetti reali. Anche lui ha incontrato Putin a Mosca lo scorso anno. E' comparso nel programma della propagandista Olga Skabeyeva, e alla parata del 9 maggio sulla Piazza rossa, a cui perfino Orban ha evitato di assistere. Ha assunto una posizione esplicitamente contro Kiev sul transito del gas rtusso, ha bloccato gli aiuti militari e minacciato di bloccare il prossimo pacchetto di sanzioni Ue. La sua posizione viene tuttavia criticata anche all'interno della coalizione di governo. Il Presidente Peter Pellegrini, alleato di Fico e fondatore del partito Hlas nella coalisione di governo, ha richiamato il Premier per le sue posizioni di politica estera e anticipato un viaggio a Kiev.  

La Repubblica ceca, che non confina con l'Ucraina, ma che si trova a meno di 300 chilometri dal Paese in guerra, è stato un attore significativo dello sforzo di assistenza militare e umanitario a Kiev. Dal 2022 ha accolto 400mila profughi e ha operato nell'iniziativa per fornire munizioni all'Ucraina. Ma i partiti che sostengono il governo filo ucraino di Petr Fiala dovrebbero perdere la maggioranza alle elezioni di ottobre. Il movimento populista Ano del miliardario ed ex Premier Andrej Babis, ha un vantaggio su Spolu, l'alleanza di centro destra che ora sostiene il governo, con un vantaggio di dieci punti percentuale. 

Ano dovrebbe poter quindi tornare al potere entro la fine dell'anno. La sua campagna elettorale fa leva sulla fatica della guerra fra gli elettori: si oppone al sostegno ai profughi che, a suo dire, avviene a scapito delle famiglie locali. Il suo braccio destro, Karel Havlicek, ha perfino dichiarato che Ano avrebbe fatto collassare l'iniziativa per le munizioni all'Ucraina. I due possibili partner di Ano saranno l'Spd di estrema destra e i comunisti di Stacilo!, con la loro chiara agenda contro la politica estera del Paese.  



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