Sinner, oggi si conclude la squalifica: le tappe del caso Clostebol

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(Adnkronos) - Oggi, domenica 4 maggio, si conclude ufficialmente la squalifica di Jannik Sinner. Il tennista azzurro ha scontato i tre mesi di inibizione dai campi, frutto di un accordo con la Wada, per chiudere il caso Clostebol ed è atteso dal ritorno in campo, fissato per gli Internazionali di Roma, al via il prossimo 7 maggio. Tra relax, svago e allenamenti i tre mesi lontano dal circuito di Sinner sono trascorsi senza che nessuno riuscisse ad avvicinare il primo posto nel ranking, con il rientro a Roma che sarà quindi l'occasione per riaffermare il suo primato nella classifica Atp. 

Ma il caso doping che ha riguardato Sinner lo ha segnato profondamente, come raccontato nell'intervista concessa alla Rai: "Ho pensato di mollare tutto. Disparità di trattamento? Sono stato controllato più degli altri. Le parole di Federica Pellegrini? Ognuno è libero di dire quel che vuole. L'importante è che io so cosa è successo, non auguro a nessuno di vivere da innocente una cosa del genere". Dalla positività dello scorso marzo all'accordo con la Wada fino al termine della squalifica: le tappe del caso Clostebol che ha riguardato Jannik Sinner. 

 

Jannik Sinner era risultato positivo, a marzo scorso, a causa di una contaminazione da Clostebol, ma era stato poi scagionato da un processo condotto dall'Itia (International Tennis Integrity Agency). La Wada, ovvero l'Agenzia mondiale antidoping, ha fatto però ricorso al Tas, chiedendo da uno a due anni di squalifica. La loro intenzione era quella di dimostrare non l'uso intenzionale del cicatrizzante incriminato, bensì stabilire una responsabilità parziale di Sinner, che secondo la Wada sarebbe colpevole del comportamento negligente e non corretto del proprio staff, in particolare dell'ex preparatore Ferrara e soprattutto dell'ex fisioterapista Naldi, entrambi allontanati in seguito allo scoppio del caso. 

Il nuovo processo che sarebbe dovuto andare in scena a Losanna non avrebbe sconfessato necessariamente la sentenza di primo grado, ma riesaminato da capo tutte le prove presentate. Jannik avrebbe dovuto quindi dimostrare, ancora una volta, di non essere stato negligente o gravemente negligente. Nel caso in cui fosse riuscito a dimostrare la sua innocenza non ci sarebbe stata sanzione, proprio come stabilito in primo grado, mentre in caso di condanna la sanzione sarebbe andata da un minimo di 12 mesi di squalifica a un massimo di 24. Prima però è arrivato l'accordo con la Wada, con cui Sinner ha concordato, pur con qualche reticenza iniziale, un'inibizione dai campi di tre mesi. Oggi si concluse la squalifica e si chiude definitavamente il capitolo più buio della carriera di Jannik. 

 



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