Referendum, Forza Italia: "Non votate". FdI: "Astensione? Scelta legittima"
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(Adnkronos) - Disertare il referendum dell’8 e 9 giugno, con gli italiani chiamati a esprimersi su 5 quesiti, in materia di lavoro e cittadinanza, a partire dall'abrogazione di alcune disposizioni del Jobs Act e il dimezzamento del tempo di residenza che consente agli stranieri di diventare cittadini italiani. Nel centrodestra sembra prevalere l'opzione del non voto, in vista della consultazione prevista tra poco più di un mese.
"Se la legge prevede che ci deve essere un quorum vuol dire che i cittadini devono conoscere l'importanza dei quesiti, noi non condividiamo, quindi non andare a votare è una scelta politica, non è una scelta di disinteresse nei confronti degli argomenti", spiega Antonio Tajani, ministro degli Esteri, vicepremier e segretario di Forza Italia, a margine degli Stati generali dello sport, chiarendo che per il partito azzurro l'indicazione precisa da dare agli elettori "è quella di non andare a votare". Posizione che scatena le ire delle opposizioni, a partire da Elly Schlein e Giuseppe Conte.
Tajani punta il dito contro il referendum sulla cittadinanza, contestando che scelte di questo tipo spettino al Parlamento ("noi siamo per un astensionismo politico, nel senso: noi non condividiamo la scelta referendaria", dice). Il capogruppo azzurro in Senato Maurizio Gasparri dice: "Siccome è legittimo attivare la procedura referendaria per abrogare questa o quella norma, è altrettanto legittimo difendere le norme esistenti, se le si condividono, anche utilizzando lo strumento del quorum", confermando la scelta 'politica' del non voto. "Questa consultazione referendaria si presenta come un'operazione politica mascherata da partecipazione democratica", chiarisce ancora Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Fi.
Da Fratelli d'Italia dopo le indiscrezioni di stampa che raccontano di un tam tam interno al partito di Giorgia Meloni per spingere a disertare il voto, interviene il senatore Alberto Balboni, presidente della commissione Affari Costituzionali che rivendica il diritto all'astensione. "La nostra Costituzione - sottolinea - non riconosce il voto come dovere, ma piuttosto come diritto. Inoltre, per quanto riguarda il referendum sempre la nostra Costituzione prevede che sia pienamente legittima la scelta dell'astensione".
Sul tema resta defilata la Lega. Il partito del leader Matteo Salvini preferisce un profilo basso, perché è per l'astensione ed è convinta che meno se ne parla dei referendum e meglio è, anche per non politicizzare l’appuntamento, eventualità che potrebbe mobilitare più elettorato. Gli eletti del partito del vicepremier ad oggi non avrebbero comunque ricevuto alcuna indicazione sulla posizione da tenere.
L'alleato Maurizio Lupi, leader di Noi moderati pensa invece che i referendum vadano bocciati in cabina elettorale: "I quesiti sul lavoro guardano al passato con paraocchi ideologici, senza offrire soluzioni concrete alle questioni che dicono di voler affrontare". Sul jobs act ricorda come "abbia permesso alle imprese di assumere di più, rafforzando il mercato del lavoro ed ha dato tutele a chi ne era sprovvisto. Lo dimostrano i dati record sull’occupazione, per questo Noi Moderati voteremo convintamente no. E voteremo no anche al quesito sulla cittadinanza, perché riteniamo che dieci anni siano un arco di tempo ragionevole per concedere la cittadinanza a chi ha intrapreso un reale percorso di integrazione".