Ucraina-Russia, Zelensky: "Aspetto Putin in Turchia". Trump: "Carte scoperte"

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Ucraina-Russia, Zelensky: Ucraina-Russia, Zelensky: "Aspetto Putin in Turchia". Trump: "Carte scoperte"

(Adnkronos) - Vladimir Putin apre, Volodymyr Zelensky rilancia, Donald Trump vuole 'vedere' l'eventuale bluff di Mosca. In 24 ore, o poco meno, vengono gettate le basi della potenziale svolta tra Ucraina e Russia per favorire la soluzione diplomatica che ponga fine alla guerra. 

 

Dopo la tregua di 3 giorni proclamata dal Cremlino, la data cerchiata in rosso è il 15 maggio: Putin, nella notte tra 10 e 11 maggio, ha proposto la ripresa dei colloqui diretti a Istanbul, in Turchia. All'apertura del presidente russo ha fatto seguito l'intervento di Trump. "Kiev dovrebbe accettare", ha affermato il presidente americano. Detto, fatto: "Aspetto Putin in Turchia", il messaggio del presidente ucraino Zelensky, che costringe di fatto il Cremlino ad uscire allo scoperto. 

E' stata Mosca, davanti al pressing di Usa e Ue per una tregua immediata di 30 giorni, ad accelerare con una mossa che avrebbe dovuto consentire di uscire dall'angolo senza pagare un prezzo troppo elevato. "Abbiamo ripetutamente proposto misure per il cessate il fuoco. Non abbiamo mai rifiutato il dialogo con la parte ucraina. Proponiamo che le autorità di Kiev riprendano i negoziati interrotti alla fine del 2022, senza alcuna precondizione, a Istanbul dal 15 maggio", l'apertura di Putin con un'insolita dichiarazione notturna. 

 

L'apertura di Mosca è diventata un assist per Trump, che ha rotto gli indugi invitando Kiev a dire sì. "L'Ucraina deve accettare", ha scritto sui social il presidente degli Stati Uniti. "Il presidente Putin non vuole avere un accordo di cessate il fuoco con l'Ucraina ma vuole un incontro giovedì in Turchia per negoziare una possibile fine del bagno di sangue", ha aggiunto Trump, secondo cui "l'Ucraina deve acconsentire immediatamente". 

Volare a Istanbul, ha evidenziato, consentirà a Zelensky di ottenere comunque un risultato: "Almeno saranno in grado di determinare se un accordo è possibile o no, e se non lo è i leader europei e gli Stati Uniti sapranno quali sono tutte le posizioni e potranno procedere di conseguenza", ha sottolineato il presidente americano. 

 

I dubbi sulla reale volontà russa di chiudere la guerra sono sempre più radicati nell'amministrazione americana. La posizione di Trump, nelle ultime settimane, è cambiata in maniera evidente: l'intesa con Kiev sulle terre rare ucraine ha modificato il quadro in maniera sostanziale. 

Se fino a un mese fa Zelensky era l'uomo "senza carte in mano" al tavolo della guerra, ora l'onere della prova spetta a Putin: "Inizio a dubitare che l'Ucraina farà un accordo con Putin, che è troppo impegnato per celebrare la giornata della Vittoria, che potrebbe non essere stata vinta senza gli Stati Uniti. Organizzate l'incontro ora", ha concluso Trump, con un colpo finale all'ego del presidente russo. 

 

Zelensky, a stretto giro, ha seguito la linea tracciata da Washington. "Aspetto Putin in Turchia giovedì. Personalmente spero che questa volta i russi non cerchino scuse", il messaggio del presidente ucraino. "Siamo pronti per qualsiasi formato di trattative. Spero che questa volta Putin non cerchi scuse per non fare qualcosa", ha osservato il presidente. "Ci aspettiamo un cessate il fuoco" da lunedì 12 maggio": questa proposta è sul tavolo. Un cessate il fuoco completo e incondizionato, lungo quanto basta per fornire la base necessaria alla diplomazia, potrebbe avvicinare la pace molto di più. L'Ucraina lo propone da tempo, i partner lo propongono. Tutto il mondo ne parla. Aspettiamo una risposta chiara dalla Russia", il pressing di Kiev. 

"La guerra della Russia dovrà comunque finire. Le uccisioni devono finire. Le forze ucraine saranno pronte a reagire in modo speculare. Abbiamo ripetutamente sentito dai partner dire che sono pronti a rafforzare le sanzioni contro la Russia se Putin rifiuta un cessate il fuoco. Vedremo. E noi in Ucraina non abbiamo problemi a negoziare: siamo pronti a qualsiasi formato", ha ribadito. "E spero che questa volta Putin non cerchi scuse per non fare qualcosa. Siamo pronti a parlare per porre fine alla guerra. Giovedì, Turchia", ha concluso. 

 

La palla torna a Mosca, che probabilmente non si aspettava un rimbalzo così rapido e così deciso. "Il presidente Putin aveva bisogno di vedere determinate dinamiche sul campo di battaglia prima di una tregua estesa, che altrimenti diventerebbe un vantaggio per l'Ucraina", le parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, alla Abc. 

"Kiev continuerebbe con la sua mobilitazione totale, portando nuove truppe al fronte, e userebbe questo periodo per addestrare nuovi soldati e far riposare gli altri: perché concedere questo vantaggio?", ha aggiunto, affermando con certezza che "l'Ucraina non è pronta per negoziati immediati". 

Poche ore dopo, in realtà, Zelensky ha rotto gli indugi e ribaltato il tavolo. Ora appaiono totalmente inadeguate le parole pronunciate nelle prime ore di domenica da Yuri Ushakov, consigliere di Putin: si è limitato a dire che la Russia invierà una delegazione a Istanbul. I nomi? Da definire. Se dovesse mancare quello del presidente, però, il bluff verrebbe scoperto.  

 

 



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