Putin in cattedra: i manuali delle medie che cancellano l'Ucraina
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(Adnkronos) - Quando, nel marzo 2024, Adnkronos pubblicò le testimonianze di Iryna Kashchey, giornalista ucraina, e Massimiliano Di Pasquale, direttore dellâOsservatorio Ucraina dellâIstituto Germani, la notizia sorprese molti: alcuni libri scolastici delle scuole medie italiane riproponevano, quasi alla lettera, la narrativa geopolitica di Vladimir Putin. Oggi, quelle anticipazioni diventano una documentazione puntuale e allarmante: il nuovo studio firmato da Di Pasquale e Kashchey è unâinchiesta senza precedenti sulle narrazioni strategiche russe che penetrano nei manuali di geografia e storia utilizzati nelle scuole italiane.Â
Il report, appena pubblicato dallâIstituto Gino Germani di Roma, parte da una serie di segnalazioni iniziate nel 2021, con un post social di unâattivista ucraina di Milano, Tetyana Bezruchenko, che denunciava lâimpostazione filo-russa del manuale Namaskar Europa (DeA Scuola, 2019). Da allora, il numero di casi è cresciuto fino a coinvolgere 28 libri analizzati, pubblicati tra il 2010 e il 2024. In essi, gli autori hanno individuato una serie di narrazioni distorte, che vanno dalla legittimazione dellâannessione della Crimea alla negazione dellâidentitĂ ucraina, passando per lâesaltazione della Russia come erede della âRus di Kyivâ.Â
Lo scorso marzo, gli articoli Adnkronos innescarono un caso mediatico, rilanciato poi da molte altre testate. Lâambasciata ucraina in Italia parlò di "versione distorta degli eventi" e chiese alle case editrici la correzione immediata dei contenuti. Il Ministro dellâIstruzione Valditara annunciò lâavvio di verifiche. E oggi, lo studio dellâIstituto Germani fornisce le prove: non si tratta di errori casuali, ma della diffusione di vere e proprie ânarrazioni strategicheâ filo-Cremlino.Â
Il documento smonta punto per punto molte delle frasi contenute nei testi: âKyiv è definita la âmadre delle cittĂ russeâ e la capitale della âRegione russaâ, in cui vengono inclusi Ucraina, Bielorussia, Moldavia e Paesi balticiâ, scrivono gli autori, ricordando come questa formula coincida con la visione propagandistica espressa da Putin nel famoso saggio del 2021 sullââunitĂ storica tra russi e ucrainiâ.Â
Tra i manuali incriminati: Ti racconto il mondo (Le Monnier), Campo Base (Sanoma), Vivi la geografia (Zanichelli), Now! 2 (DeA Scuola), La via della seta (Loescher). In alcuni casi si parla della Crimea come âritornata alla Russiaâ tramite un âreferendumâ, omettendo lâannessione militare. In altri, la guerra nel Donbass è descritta come âconflitto civileâ, cancellando il ruolo delle truppe russe.Â
Lâaspetto piĂš grave â evidenziano gli autori â è la delegittimazione dellâidentitĂ ucraina. Alcuni testi parlano del Paese come nato âper casoâ dalla dissoluzione dellâUrss, ignorando secoli di storia e cultura autonomi. Kyiv è rappresentata come una cittĂ corrotta, mentre la Russia assume tratti civilizzatori. âIn nessun manuale si parla della rivoluzione di Maidan o della trasformazione digitale che ha attraversato lâUcraina dopo il 2014â, osserva Kashchey.Â
Lo studio si fonda sul concetto di âguerra cognitivaâ, cioè il tentativo deliberato di plasmare le percezioni delle giovani generazioni. âLa mente umana diventa il campo di battaglia â scrivono Di Pasquale e Kashchey â e i manuali scolastici uno strumento strategico per diffondere visioni del mondo favorevoli a potenze straniereâ. Una modalitĂ di influenza che si inserisce nella tradizione sovietica delle âmisure attiveâ e che, oggi, sfrutta anche l'autonomia del sistema scolastico italiano, dove gli editori non sono soggetti ad alcun controllo ministeriale sui contenuti.Â
Nel report sono menzionati i principali attori dellâeditoria scolastica italiana: Zanichelli, De Agostini, Sanoma, Mondadori. Non c'è un'accusa di complicitĂ diretta, ma gli autori chiedono trasparenza e responsabilitĂ nella revisione dei contenuti. âMolti testi digitali sono stati aggiornati, ma le copie cartacee restano in circolazione per anniâ, si legge.Â
Il paper si chiude con una proposta: sviluppare una strategia culturale per difendere il sistema educativo italiano da operazioni di influenza straniera. Tra le raccomandazioni: aumentare la vigilanza sui contenuti scolastici, formare i docenti sui temi della disinformazione e incentivare un pluralismo critico delle fonti. Non si tratta, sottolineano gli autori, di censura ideologica, ma di protezione della democrazia. La posta in gioco è alta: non solo lâimmagine dellâUcraina, ma la capacitĂ stessa della scuola italiana di formare cittadini liberi, informati e consapevoli. (di Giorgio Rutelli)Â