Il ‘Nautilus’ di ISPRA tra le montagne sommerse del Mediterraneo

ROMA (ITALPRESS) – Come il leggendario Nautilus di Jules Verne, capace di spingersi nelle profondità ignote dell’oceano, grazie ad un sofisticato ROV (Remotely Operated Vehicle) Work Class anche ISPRA ha condotto un’esplorazione senza precedenti tra le montagne sommerse del Mediterraneo. Si è conclusa con successo la prima campagna oceanografica, parte del progetto PNRR Marine Ecosystem Restoration (MER) – Intervento A14 Seamounts, dedicata alla mappatura su larga scala di 79 montagne sottomarine situate oltre le 12 miglia dalla costa italiana, ad una profondità compresa tra 150 e 2000 metri. A bordo di una nave oceanografica, il team di ISPRA, solcando il Canale di Sicilia, ha documentato undici tra banchi (cioè strati di materiale vario) e montagne sottomarine, per la maggior parte mai esplorati e studiati prima, raccogliendo dati cruciali per la conservazione della biodiversità e la valutazione dei rischi geologici. Grazie alla capacità del ROV di tuffarsi e operare fino a 2.000 metri, i ricercatori hanno potuto mappare ecosistemi mai studiati prima, rivelando scenari straordinari, nuove specie nelle foreste di coralli e spugne che popolano gli abissi.

Le immagini restituite dal ROV, hanno rivelato estese colonie di corallo rosso fino a 900 metri di profondità, fitte foreste di pennatulacei (le cosiddette “penne di mare”) tra i 100 e i 140 metri e una sorprendente biodiversità bentonica, con la presenza di coralli neri, coralli bianchi, spugne e banchi di ostriche e balani giganti. “La possibilità di osservare direttamente questi ecosistemi con telecamere ad alta definizione cambia completamente la nostra prospettiva sulla vita nelle profondità marine – hanno spiegato i ricercatori Ispra – l’emozione di scoprire habitat, intatti, è paragonabile a quella dei primi esploratori: pensiamo di sapere cosa attenderci ma ogni immersione ci riserva, al contrario, sorprese inaspettate”. L’indagine ha confermato il ruolo cruciale delle montagne sottomarine come serbatoi di biodiversità, ma ha anche rivelato l’impatto dell’attività umana. Reti fantasma e rifiuti marini sono stati individuati anche a grandi profondità, sebbene in densità inferiori rispetto ad altre aree del Mediterraneo più vicine alla costa. Questi dati raccolti e analizzati saranno essenziali per orientare le politiche di conservazione marina e promuovere la creazione di nuove aree marine protette, in linea con la Strategia dell’UE per la Biodiversità 2030. La prossima fase del progetto vedrà nuove spedizioni partendo dal Golfo di Napoli, alla volta del Mar Tirreno meridionale, settentrionale e del Mar Ligure, con l’obiettivo di ampliare la mappatura e raccogliere ulteriori dati per la tutela degli ecosistemi marini profondi.

mgg/azn


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