Canonica (Humanitas): "Nuovi dati confermano efficacia anti Il-5 in asma grave"
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(Adnkronos) - I primi risultati dello studio Realiti-A, "osservazionale prospettico, quindi di notevole qualità", sulla capacità di mepolizumab, inibitore di IL-5, di ridurre in modo significativo le riacutizzazioni di malattia asmatica grave eosinofilica e di consentire un risparmio di steroidi (effetto steroid-sparing), "erano stati pubblicati in primis nel 2020". Lo studio che è stato presentato all'ultimo Congresso annuale dell'Eaaci, European Academy of Allergy and Clinical Immunology, "ha riguardato delle post-hoc analysis, ma anche i dati relativi ai 2 anni di trattamento ed evidenziano che non ci sono problematiche per quanto concerne i biomarcatori, gli eosinofili circolanti e il Feno", frazione esalata di ossido nitrico. "L'altro dato estremamente interessante riguarda l'età di insorgenza della malattia, che aumenta la possibilità di intervento con mepolizumab". Lo ha detto Giorgio Walter Canonica, professore e senior consultant Centro di medicina personalizzata Asma e allergie Humanitas University & Irccs Humanitas di Rozzano (Milano), commentando i dati clinici e real world che rafforzano l'efficacia e la sicurezza dell'anti Il-5 mepolizumab, uno dei farmaci più utilizzati nel trattamento dell'asma grave eosinofilico, presentanti nel corso dell'appuntamento scientifico europeo dedicato ad allergie, asma e immunologia clinica, che si è recentemente concluso a Glasgow.
Sull'asma grave, "con la grande sfida lanciata per diminuire l'uso dello steroide - continua Canonica - se ne abbiamo scoperto l'enorme abuso che in Italia si faceva, abbiamo però stimolato a valutare un dato estremamente interessante che abbiamo ottenuto" con la terapia: "Praticamente dimezzato l'incidenza d'uso di steroide nei pazienti che oggi si presentano ai nostri centri del Sani, Severe Asthma Network Italy". In questo contesto "abbiamo quindi alzato anche l'asticella rispetto a quello che era il precedente modo di valutare il trattamento con biologico. Oggi - sottolinea l'esperto - non si guarda più solo la funzionalità respiratoria, non si guarda più solo il sintomo, ma si guarda quella che è la clinical remission, cioè una valutazione multicriterio che ha decisamente innalzato la possibilità di trattare i pazienti con la cosiddetta remissione clinica in trattamento. E' ben noto da moltissimo tempo - illustra il professore - come, in realtà, esista un fenomeno chiamato remodeling o rimodellamento delle vie aeree, che non è sensibile ai trattamenti come gli inalatori e, sostanzialmente, allo steroide sistemico".
Si è quindi aperto un nuovo scenario. "I biologici hanno dimostrato di essere in grado di avere un'azione su questo rimodellamento, su vari aspetti del rimodellamento - chiarisce Canonica - e noi recentemente abbiamo proposto l'idea che esistano dei fenomeni rapidi, dei fenomeni più ritardati e anche la possibilità di una early intervention, cioè di un intervento preventivo con il biologico, per far sì che non si instaurino le problematiche del rimodellamento. L'interazione con i colleghi è fondamentale, perché ad esempio il Sani aveva rilevato che il 64% dei nostri pazienti erano in trattamento con steroide orale, cosa che aveva suscitato lì per lì una certa sorpresa perché era inatteso. Poi anche gli altri registri hanno fatto la verifica, ad esempio il network Uk ha trovato che erano il 60%. Abbiamo così rivelato una problematica, grazie alle interazioni con i colleghi. Questo è fondamentale perché si possono scoprire delle cose che si possono pensare limitate alla propria realtà, ma potrebbe non essere vero e, comunque, dal confronto si cresce".