Conclave tra intrighi, veleni e dicerie: le fake news della vigilia
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(Adnkronos) - Intrighi, veleni e fake news. Quando si chiudono le porte della Cappella Sistina e inizia il conclave, il mondo resta con il fiato sospeso. Ma nei giorni che precedono l'elezione di un nuovo Papa, con l'iter al via mercoledì 7 maggio 2025, un altro tipo di fumo si alza ben prima di quello bianco: quello fatto di indiscrezioni, pettegolezzi, rivelazioni pilotate e menzogne.
La disinformazione alla vigilia di un conclave non è una novità del nostro primo quarto di secolo segnato dall'avvento dei social media. Già nel Medioevo, pettegolezzi, lettere anonime e accuse di eresia o immoralità venivano diffuse per screditare candidati papabili. Nel conclave del 1378, l'anno dopo il ritorno del papato in Vaticano dopo il trasferimento ad Avignone, la pressione della folla romana per l'elezione di un pontefice italiano sfociò in minacce violente e, secondo alcune cronache, in un vero e proprio linciaggio psicologico dei cardinali francesi. Il risultato fu un papa eletto nel caos (Urbano VI), seguito da uno scisma che lacerò la Chiesa per quasi quarant'anni.
Durante il Rinascimento, le campagne denigratorie divennero più raffinate. Agenti di famiglie nobili, ambasciatori stranieri e persino cardinali facevano circolare dicerie strategiche su presunti favori, amanti segreti, o simpatie eretiche. Le lettere false - spesso inviate da "devoti cattolici preoccupati" - miravano a far crollare l'immagine pubblica dei favoriti alla tiara. Nel conclave del 1492 Rodrigo Borgia (futuro Alessandro VI) venne accusato, anche da fonti coeve, di aver comprato voti con promesse di benefici e denaro. Nonostante questo - o forse proprio grazie a questa "campagna” - fu eletto. In molti conclavi successivi, l'ambasciatore veneziano fungeva da vero e proprio osservatore spia, annotando e riferendo le manovre di corridoio a casa.
Se oggi il flusso di fake news è alimentato da social media e reti internazionali, nel XIX secolo iniziarono a intensificarsi le indiscrezioni pilotate sul conclave con l'opinione pubblica e le potenze straniere che cominciò a interessarsi sempre più alla figura del papa non solo come guida spirituale, ma come attore geopolitico di primo piano.
Uno dei casi emblematici è il conclave del 1846, che portò all'elezione di Giovanni Maria Mastai Ferretti, poi Pio IX. L'impero austriaco guardava con preoccupazione l'ascesa di candidati riformatori, e secondo alcuni resoconti dell'epoca, furono diffuse notizie false che ritraevano Mastai come instabile di salute e debole di carattere, nel tentativo di ostacolarne l'elezione. La propaganda pro-Austria - diffusa attraverso bollettini e ambienti diplomatici - fu però controproducente. I cardinali elettori, infastiditi dalle pressioni straniere, scelsero proprio Mastai Ferretti, che inizialmente sembrava incline a un'apertura politica al patriottismo risorgimentale. Ma fu lui, dopo il 1848, a trasformarsi nel più strenuo difensore del potere temporale del papa, dando inizio al pontificato più lungo della storia moderna.
L'episodio più celebre di interferenza e "manipolazione" fu però il conclave del 1903. L'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe inviò un messaggio segreto ai cardinali per esercitare il cosiddetto "jus exclusivae", un diritto non scritto con cui alcune monarchie cattoliche (Austria, Francia, Spagna) potevano porre il veto a un candidato sgradito. La vittima fu il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, segretario di Stato di Leone XIII, vicino alla Francia e ostile agli Asburgo. Quando il cardinale Jan Puzyna, arcivescovo di Cracovia, annunciò il veto a nome dell'imperatore, l'aula del conclave si spaccò. Rampolla ricevette comunque diversi voti, ma alla fine fu eletto Giuseppe Sarto, che divenne Pio X. Il nuovo papa abolì formalmente il diritto di veto nei conclavi futuri, ma la polemica sull'intrusione politica lasciò il segno.
Alla vigilia del conclave del 1933 che avrebbe eletto Eugenio Pacelli (Pio XII), la stampa estera si trasformò in un campo di battaglia propagandistica. Alcuni giornali filo-nazisti diffusero la voce che Pacelli fosse "troppo vicino agli inglesi" o addirittura "massone in incognito", mentre ambienti antifascisti lo accusavano di aver avuto rapporti troppo concilianti con il regime di Mussolini e con la Germania di Hitler, a causa del Concordato del 1933 firmato quando era nunzio a Berlino. In realtà, il conclave fu rapidissimo: Pacelli fu eletto al terzo scrutinio. Ma l'eco delle insinuazioni sulla sua figura - che lo avrebbero accompagnato anche nel dopoguerra - mostrò quanto la disinformazione potesse penetrare fin dentro le mura vaticane.
Nel corso del secondo Novecento, le fake news legate ai conclavi si sono moltiplicate, spesso veicolate da settori della stampa, da governi esteri o da ambienti interni alla Curia vaticana stessa. Prima dell'elezione di Paolo VI nel 1963, circolarono voci infondate su "blocchi massonici" e "candidature pilotate da Washington". Nel conclave del 1978, che portò a Giovanni Paolo II, si parlò di pressioni da parte dei servizi segreti dell'Est per evitare un papa ostile al comunismo.
Durante il conclave del 2013, che portò all'elezione di Papa Francesco, non mancarono voci di dossier scottanti su presunte reti di potere, orientamenti sessuali e scandali bancari. Alcune erano fondate, altre mai dimostrate, ma tutte contribuirono a creare un clima di tensione alimentato dalle dimissioni a sorpresa di Benedetto XVI.
La disinformazione pre-conclave, oggi amplificata da tecnologie digitali e canali criptati, è quindi una dinamica antica, spesso collegata alle tensioni geopolitiche del tempo. I cardinali, pur isolati sotto chiave, ne subiscono comunque l'eco. E se la fumata bianca segna una rottura simbolica con le manovre del mondo, la realtà è che pochi eventi ecclesiastici sono stati così frequentemente circondati da veleni, bugie e calcoli di potere.
In un'epoca di comunicazione globale, le voci non viaggiano più sottobanco in pergamene cerate ma si moltiplicano sui social media, nei blog, su canali Telegram riservati o in titoli sensazionalistici di certi siti. I cardinali, formalmente isolati durante il conclave, sono spesso 'schedati' giorni prima con etichette taglienti: conservatore, progressista, papabile o sgradito.
La Santa Sede, nel tentativo di arginare le speculazioni, ha introdotto misure estreme: controlli elettronici nella Cappella Sistina, giuramenti di segretezza per chiunque abbia accesso al conclave (compresi cuochi e autisti), schermature antispionaggio, vetri oscurati. Ma il vero campo di battaglia resta esterno, nell'arena dell'opinione pubblica. (di Paolo Martini)