Il coach di Musetti: "Dalla scuola tennis al Roland Garros, Lorenzo e l'obiettivo Finals"

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Il coach di Musetti: Il coach di Musetti: "Dalla scuola tennis al Roland Garros, Lorenzo e l'obiettivo Finals"

(Adnkronos) - L'eccezione che conferma la regola ha portato Lorenzo Musetti alla top ten e a puntare sempre verso l'alto. Se il "meglio deve ancora venire" - come spiegato dall'azzurro dopo il successo al primo turno del Roland Garros - parte del merito è anche di Simone Tartarini, il suo storico coach. L'uomo che l'ha tirato su, prendendolo per mano a 8 anni e accompagnandolo un passo per volta nel gotha del tennis mondiale. "Lavoriamo insieme da un bel pezzo, si presentò da piccolo nella mia scuola a La Spezia e il viaggio iniziò quasi per gioco". Tra un torneo e l'altro, in giro per l'Italia e per il mondo. 

A braccetto, dai primi giorni di scuola tennis fino alle posizioni di vertice del ranking Atp: "Il nostro è un caso strano – spiega Tartini all'Adnkronos - perché non succede mai. Di solito, dopo un po' i ragazzi salutano il primo allenatore e prendono altre strade". Musetti ha sempre avuto ben chiara la sua: "Lorenzo è nato a Carrara, ma si avvicinò al mio circolo molto presto. Avevo una buona scuola e lui era relativamente piccolo, ma ricordo una manualità pazzesca e quel rovescio a una mano che lo fece subito notare. I genitori mi chiesero di collaborare". Così iniziò un lungo viaggio, che Tartarini ripercorre con un pizzico di nostalgia: "Il primo incontro ci fu proprio a Carrara, organizzai un evento con i ragazzi del mio gruppo e un circolo con cui lui giochicchiava. Lo feci giocare con delle bambine molto brave, che avevano appena vinto il titolo italiano. Lui faceva fatica ed era un po' lento, ma lasciava intravedere qualità su cui poter lavorare. Ma da lì a diventare giocatori, passava una vita". 

Dopo una chiacchierata e una stretta di mano con mamma e papà, il rapporto tra Simone e Lorenzo divenne quotidiano: "I genitori iniziarono ad accompagnarlo a La Spezia tutti i giorni, per gli allenamenti. Un sacrificio notevole, considerando i loro impegni e quelli di Lorenzo, che andava alle elementari". Tutto partì così, con i tornei Under 10 in regione: "Poi passammo ai nazionali Under 12, mentre a 14 anni andò a giocare anche match in Europa. Il primo vero risultato? La finale dei Campionati Europei di categoria".  

Simone spiega di aver avuto poche difficoltà nella gestione di Lorenzo: "È sempre stato un ragazzo educato e sensibile e qui un grande applauso va fatto alla famiglia, ai loro sforzi". Poi, se la ride e tira fuori un aneddoto: "Per anni – ricorda – abbiamo condiviso le stanze in albergo, in giro per tornei. Un po' per risparmiare, un po' perché aveva paura a dormire da solo. Iniziammo a dividere le camere al termine del percorso da Under 18, quando fece 19 anni". 

Tartarini si sofferma su un aspetto spesso dato per scontato, soprattutto vista la mediaticità raggiunta oggi dal tennis: "Parliamo di uno sport selettivo, spesso non è chiaro. Per investire in una carriera ci vuole un supporto economico importante, anche perché il tennis è uno sport molto precoce a differenza del calcio. A 12-13 anni devi già girare l'Italia e l'Europa e ci sono spese importanti, visto che i tornei durano giorni o settimane e c'è un allenatore da portare dietro". Anche se tutto inizia come un gioco: "E nel nostro caso lo è rimasto per un po'. Di certo nessuno pensava che avrebbe raggiunto questi risultati. Più che un progetto, era un sogno". E forse proprio lì è da cercare la svolta: "Non abbiamo mai lavorato pensando a quello, perché se cominci a farlo è l'inizio della fine. Il bambino non si diverte più. Ricordiamoci che nel tennis guadagnano i primi 100 al mondo, ma questi giocatori hanno anche tante spese. A parte le entrate milionarie dei migliori del ranking, oltre il numero 100 è difficile vivere di questo sport. Noi abbiamo sempre lavorato cercando di migliorarci, mai per guadagnare. Tutto è venuto pian piano, perché Lorenzo ha dato tutto. Anche gli sponsor si sono avvicinati nel tempo, grazie ai risultati". 

Tartarini ripercorre i vari step della carriera di Musetti, riuscito già a togliersi grandi soddisfazioni a 23 anni: "Un risultato notevole, a livello juniores, è stato il successo all'Australian Open nel 2019, quando diventò il numero uno al mondo di categoria. Lì capimmo però che la vita da professionista era un'altra cosa". Altri momenti da ricordare? "La prima wild card a Roma, nel 2020. A 18 anni eliminò gente come Wawrinka e Nishikori, non male. Quei match ci fecero dire che sì, si poteva fare". Il discorso del coach si avvicina un passo per volta all'attualità, visto che oggi Musetti è impegnato al Roland Garros. Da numero 7 del ranking, sui campi che pochi mesi fa gli hanno consegnato la gioia più bella: "Per me, le Olimpiadi saranno sempre il massimo. L'evento sportivo per eccellenza. Aver vinto un bronzo a Parigi, chiudendo un podio con Djokovic e Alcaraz, è stato pazzesco".  

Sulla terra rossa, l'azzurro si è sempre sentito a casa. Dopo la crescita sull'erba, ora l'obiettivo è migliorare sul cemento: "Fino al 2024 non era andato bene nemmeno lì. Poi abbiamo perfezionato alcuni aspetti e ha fatto la sua miglior annata sull'erba, insieme ad Alcaraz è stato il giocatore con più punti in stagione sulla superficie. A detta di tutti è uno dei più tecnici al mondo e potenzialmente può far bene su ogni campo. Fatica forse sul veloce, ma è una questione tattica e non tecnica. A volte è un po' conservativo e cerca di giocare qualche palla in più, ma ricordiamoci che ha 23 anni e si sta costruendo". 

Dopo la finale di Montecarlo e la semifinale di Roma, far bene al Roland Garros è uno degli obiettivi di Musetti. Anche in prospettiva Atp Finals. "Ci pensiamo, Lorenzo lo faceva già l'anno scorso quando era quindicesimo nel ranking e sarebbe sbagliato non farlo ora, è un obiettivo importante. Ora è sesto nella race, è giusto farci un pensiero". Nel torneo di Torino, potrebbe riproporsi la sfida con Sinner: "Motivazione in più? Jannik è il numero uno, al momento è il migliore e fa la sua strada. Lorenzo ne fa un'altra e in Italia ci sono tanti ragazzi che stanno facendo bene. Penso che sia un discorso che riguardi proprio il movimento, come testimoniato dalla Coppa Davis. Tutti aiutano tutti".  

Le considerazioni di Tartarini guardano anche alla semifinale persa a Roma contro Alcaraz, con un po' di nervosismo: "Era in riserva ed è ricaduto in vecchi errori. Le condizioni non erano le migliori, c'era un vento irregolare e si giocava malissimo. Ma valeva per entrambi. Lui non l'ha accettato e si è focalizzato su quello, anziché cercare di risolvere i problemi. Io spesso l'ho ripreso, ormai conosco benissimo anche le sue dinamiche mentali. Ci sono momenti, anche in partite importanti, in cui qualche parola più forte riesco a dirgliela. Ha capito, sbagliare fa parte del percorso".  

Un percorso velocizzato, secondo il coach, dalla famiglia: "Diventare papà a 21 anni per la prima volta e ora una seconda volta, può dare tanti pensieri e un senso di inadeguatezza. Io l'ho vissuto, sono stato padre in giovane età e mi ricordo pensieri, paure e preoccupazioni di quel periodo. La famiglia l'ha messo di fronte a responsabilità maggiori, aiutando una maturazione che va avanti e deve esaurirsi". Non è un caso che Lorenzo abbia citato Ligabue. Sì, il meglio deve ancora venire. (di Michele Antonelli) 



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