Firenze, ex sindaco di Impruneta preso a seggiolate in centro
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(Adnkronos) - Un gesto di inciviltà, una telefonata al 112, poi l'aggressione. È la serata surreale vissuta da Alessio Calamandrei, ex sindaco Pd di Impruneta (Firenze) e residente nel centro storico fiorentino, aggredito mercoledì sera in via Martelli, a pochi metri dal Duomo, sotto gli occhi dei passanti e degli amici con cui stava prendendo un aperitivo.
Tutto inizia poco dopo le 21:30. “Esco con amici per un aperitivo, mentre stiamo parlando del più e del meno un ‘umano’ tira una bottiglia contro il portone della chiesa di San Giovannino dei Padri Scolopi”, racconta Calamandrei in un lungo post pubblicato su Facebook. Il vetro esplode sul sagrato. L’uomo, fuori controllo, rovescia due pesanti cestini dell’immondizia in mezzo alla strada e continua a inveire. A quel punto, l’ex sindaco prende il telefono e chiama il 112. Lo segue a distanza, descrivendo l’accaduto all’operatore. Ma l’uomo si accorge di essere osservato, si volta, lo affronta e scatta l’aggressione. “Mi prende a seggiolate, una sulla schiena e una sul gomito. Era una sedia presa da un tavolino lì accanto, di Eataly”.
Due volanti arrivano sul posto. L’aggressore viene fermato, perquisito e portato via. Calamandrei, invece, finisce al pronto soccorso di Santa Maria Nuova. “Gomito come un pallone, passerò qui buona parte della notte”. La prognosi sarà di sette giorni. Ma il colpo di scena arriva poco dopo: l’aggressore, racconta ancora l’ex primo cittadino, “dopo meno di un’ora era di nuovo in via Martelli, fotografato da un barista, come se niente fosse”.
Un episodio che riaccende i riflettori su sicurezza e gestione del centro storico fiorentino, spesso teatro di risse, degrado e malamovida. “In questo sistema, volenti o nolenti, qualcosa non sta funzionando…”, scrive Calamandrei. “Non puoi chiedere ai cittadini di fare la loro parte e poi abbandonarli così”. E mentre cresce lo sconforto, tra rabbia e delusione, l’ex sindaco ammette: “La prossima volta, o tiro due destri, o mi giro dall’altra parte. E sto iniziando a capire chi si volta”. C’è però, in chiusura, un segno di speranza. “Quattro ragazzetti, passando davanti ai cestini rovesciati, li hanno rimessi a posto senza che nessuno chiedesse nulla. Come se fosse un gesto naturale. Abbiamo ancora un po’ di speranza. Forse”.