Liberalizzazione uso nomi vitigni, il comune di Guardia Sanframondi dice no

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Contro l’ipotesi della liberalizzazione dell’uso del nome dei vitigni sono insorti nelle scorse settimane anche i produttori “made in Italy”.

Il comune di Guardia Sanframondi ha ufficialmente preso posizione con una delibera di Giunta contro il rischio della liberalizzazione dell’uso del nome dei vitigni. “Il primo a dare l’allarme – si legge in una nota – è stato l’ex sindaco di Guardia Sanframondi, Amedeo Ceniccola, che ha addirittura promosso una petizione popolare per richiamare l’attenzione del Governo Italiano in merito a detta liberalizzazione. In effetti alcuni sostengono che la partita sulla temuta deregulation dei nomi dei vitigni ancora non è chiusa. Infatti lo stesso ex Ministro De Castro, attuale capogruppo alla Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo, ha affermato che tale eventualità non è stata ancora scongiurata. L’ipotesi avanzata dai tecnici della Commissione Eu nello scorso mese di gennaio prevede, nell’ambito di una revisione della normativa UE sull’etichettatura, la possibilità per i produttori degli altri Paesi di riportare sulle bottiglie nomi di vitigni oggi riservati all’Italia: dal Lambrusco al Vermentino, dal Primitivo al Verdicchio, dalla Falanghina all’Aglianico.

Non c’è da stare allegri – sottolineano – perché la stessa Spagna e Portogallo già producono vini italiani come il Lambrusco e al momento non riescono ad utilizzare il nome perché riservato all’Italia. Una eventuale liberalizzazione butterebbe all’aria tutto il lavoro di promozione e di valorizzazione dei vini quali l’Aglianico e la Falanghina, lavoro di promozione che ha messo al centro i territorio delle Valli Telesina e Vitulanese. Oltre al lavoro politico da fare come Regione Campania, come Governo Italiano e come deputazione a Bruxelles, occorre trovare altre valide alternative per blindare, una volta per tutte, i nomi Falanghina ed Aglianico.

Le regole della registrazione dei marchi non può essere la soluzione su cui puntare. L’obiettivo centrale – concludono dal comune guardiese – è quello del riconoscimento pubblico delle denominazioni e non la registrazione privata dei brand. I nostri due vitigni rappresentano infatti l’identità del vino della provincia di Benevento e la cultura dei nostri territori, unica dote territoriale sulla quale continuare a costruire la nostra politica di sviluppo”.



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