'Ndrangheta, operazione 'New Bridge' di Polizia e FBI. 26 arresti, sei a Montefalcone Valfortore

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NOSTRO SERVIZIO - Una maxi operazione della Polizia italiana e dell’Fbi statunitense, coordinate per arrestare soggetti legati alla ‘ndrangheta e a famiglie mafiose americane. E’ stata denominata “New Bridge” l’inchiesta che ha portato all’esecuzione di arresti e fermi in diverse città italiane.
26 arresti, sei di questi in uno dei posti più insospettabili della provincia sannita: Montefalcone di Valfortore. In manette infatti (per tutti gli arrestati le accuse sono di associazione a delinquere di stampo mafioso), sono finiti Carlo Brillante, di 49 anni, residente nel piccolo comune fortorino, Eugenio Ignelzi, 38 anni, nato a Montreal in Canada ma residente a Ginestra degli Schiavoni. Tre giovanissimi residenti a Montefalcone, Daniele Cavoto e Andrea Memmolo, entrambi di 28 anni, oltre al 27enne Francesco Vonnella, nato a Catanzaro ma residente nel comune fortorino. A completare il cerchio quello che gli investigatori hanno definito l'uomo-chiave dell'organizzazione: Antonino Francesco Tamburello, detto 'Nick', nato nel 1969 a Patranna (Trapani), residente a Castelfranco in Miscano ma da tempo domiciliato anche lui a Montefalcone. Quest'ultimo, che si presentava in qualità di imprenditore pronto ad investire nel territorio sannita, era già stato colpito da un provvedimento di espulsione dagli Usa. A seguito dell’arenarsi delle attività dirette all'importazione di cocaina attraverso il canale della Guyana, secondo quanto riferito dagli investigatori "gli esponenti della famiglia di New York, in fecero giungere in Italia, nel mese di aprile del 2013, un loro conoscente, Francesco Antonio Tamburello, detto “Nick”. Gli investigatori hanno poi accertato che gli 'americani' avrebbero “affidato” Tamburello l'organizzazione nel territorio beneventano finalizzata non solo a commettere reati in materia di stupefacenti. In questo contesto, sarebbe emerso un collegamento tra il gruppo criminoso di Gioiosa Jonica e quello sannita, rafforzato al punto che i singoli associati si sarebbero sottoposti a un vincolo più profondo, contrassegnato da affiliazioni e riti tipici di quelli di stampo mafioso. Secondo gli investigatori, il ruolo di Tamburello sarebbe stato quello di fungere da collante con i più svariati gruppi e di sfruttare le proprie pregresse frequentazioni in altrettanto criminosi ambienti americani e sudamericani. Da segnalare il viaggio di Tamburello alle Bahamas al fine di poter stringere accordi con fornitori di stupefacenti. I blitz sono stati eseguiti dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e a New York negli Stati Uniti. Le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria. Alcuni degli arrestati a New York dalla Polizia e dall’Fbi avevano legami con la storica famiglia mafiosa dei Gambino. Tra i fermati in Italia vi sarebbero, invece, anche soggetti legati alle famiglie di Ginosa Jonica, Ursino e Simonetta, capi di una potente ‘ndrina della ionica calabrese, in stretto contatto con i soggetti bloccati negli Usa.

L'organizzazione 'made in Fortore', secondo quanto è stato reso noto dalla Questura di Benevento durante la conferenza stampa, "appare aver aderito al sodalizio criminoso finalizzato al traffico dei stupefacenti facente capo agli Ursino. La Squadra Mobile di Benevento, già da alcuni mesi stava monitorando le persone arrestate oggi, effettuando alcune perquisizioni. Il personale della Mobile, guidato dal vice questore aggiunto, Giovanna Salerno, ha subito sviluppato una veloce opera d'investigazione coordinata con la Procura sannita: "La cellula beneventana - ha aggiunto Salerno in conferenza stampa - si occupava dell'acquisizione, diretta o indiretta, della gestione e del controllo di attività economiche e all'acquisizione di appalti pubblici. Il gruppo locale, voleva reinvestire i capitali in diverse attività commerciali del beneventano". Un centro di raccordo, insomma: "Non sappiamo se questo gruppo poteva portare a termine il piano - ha aggunto il vicequestore - ma di sicuro il nostro intervento ha sdradicato l'attività sul nascere, risolvendolo. Siamo stati costretti a giocare d'anticipo, preoccupati dai loro colloqui che abbiamo ascoltato grazie alle intercettazioni. Abbiamo temuto che dalle parole si potesse passare ai fatti visto che il gruppo, oltre ad organizzare dei furti, stava addirittura progettando un omicidio che non è andato in porto per un nostro intervento a gamba tesa". Il gruppo era alla continua ricerca di giovanissimi da affiliare nell'organizzazione: "Secondo quelli che sono le regole della 'Ndrangheta - ha aggiunto Salerno - una volta entrati nell'organizzazione non si poteva tradire, pena la morte. E c'erano veri e propri patti di sangue": In alcuni dialoghi intercettati, uno degli appartenenti al gruppo “beneventano”, Francesco Vonella, faceva riferimento a un giuramento di sangue esistenti all’interno, parlando inoltre di simboli per il riconoscimento degli adepti al gruppo, quali un anello, un “collanone” e un bracciale.

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