Quici (Cimo - Asmd): ‘Si intervenga prima della chiusura del ‘de’ Liguori’’
17:2:55 1093

“Dal 2010 avevamo paventato la possibile chiusura del Presidio Ospedaliero di Sant’Agata dè Goti in tempi rapidi. Parliamo di un ospedale moderno, ben strutturato, dotato di buone tecnologie, operante in un bacino di utenza piuttosto ampio ma candidato, sin dalla nascita, a far parte di quel gruppo di ospedali da chiudere perché troppo piccolo ma, soprattutto, impossibilitato ad operare a pieno regime per mancanza di medici ed infermieri”. Queste le parole di Guido Quici vice presidente Nazionale Vicario della CIMO-ASMD. “Nulla si è fatto in questi anni, anzi il recente atto aziendale dell’ASL di Benevento ha contribuito a rendere l’ospedale più vulnerabile ed, oggi, non ci si può meravigliare se il sindaco di Sant’Agata dichiara, provocatoriamente, che a causa del persistere di gravi problemi, è meglio chiudere il Presidio. Per noi, occorre andare al di là della visione dimostrata dal management aziendale dell’ASL, oggi fin troppo impegnato in altri problemi, ma occorre lavorare nell’ottica di un’offerta sanitaria che soddisfi i bisogni di salute dei cittadini dell’area interessata, garantendo una maggiore sicurezza delle cure soprattutto in situazioni di emergenza dove, all’immediato ricorso alla struttura ospedaliera di Sant’Agata, si deve necessariamente dar seguito ad un successivo trasferimento verso le Aziende Ospedaliere di Benevento o Caserta”. La CIMO-ASMD rilancia la proposta di istituire un’unica Azienda Ospedaliera Provinciale costituita dai due presidi “Rummo” e “Sant’Alfonso de’ Liguori” con la finalità di evitare la chiusura del secondo ma, soprattutto, con il principio di una condivisione del percorso assistenziale dei pazienti acuti. Il ricorso a strumenti di telemedicina, quali ad esempio i sistema di teleradiologia o telecardiologia; l’utilizzo più intensivo delle sale operatorie anche da parte delle equipe chirurgiche del Rummo che, spesso, trovano nelle proprie sale operatorie un imbuto con inevitabili allungamenti dei tempi di attesa; l’implementazione di posti letto dedicati a pazienti post cronici o in attesa di procedure riabilitative, possono rappresentare strumenti utili ad una naturale integrazione tra le due strutture. “Siamo disponibili ad un serio confronto sia sul piano politico che tecnico finalizzato a trovare la migliore soluzione possibile, ma occorre accelerare i tempi prima che una improvvisa disposizione regionale sancisca la chiusura definitiva del Presidio” – ha concluso Quici.