Alta Capacità, i sindaci telesini chiedono rassicurazioni e rimodulazione della vecchia tratta ferroviaria

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Mentre i treni della tratta Benevento – Napoli (via Valle Caudina) vedono tener chiuse le proprie porte con “assi di legno pitturati e inchiodati”, a Roma presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di piazzale Porta Pia c’è già chi pensa al futuro. In ballo c’è ovviamente la Napoli – Bari, (Napoli – Bari - Lecce – Taranto 146,6 Km complessivi e 15 stazioni) che con il suo nuovo tracciato – Napoli/ Cancello, Cancello/Frasso Telesino, Frasso Telesino/Vitulano, Apice/Orsara – farà risparmiare ai viaggiatori circa 70minuti a fronte delle attuali 3h50 minuti. L’opera ormai è cosa risaputa prevederà un costo di 6 miliardi e 200 milioni di euro, oltre 2 milioni andranno spesi per trivellare e formare la galleria (30 Km) che collegherà Apice ad Orsara. Quello che però preoccupa i sindaci Telesini non sono i tempi di realizzazione lunghissimi dell’opera o la maxi galleria; e nemmeno i tanti piccoli cantieri che sorgeranno sul territorio sannita (visto che la tratta cardine del progetto Frasso Telesino – Vitulano ( 730 milioni) è stata praticamente frantumata in tanti piccoli appalti) ma ciò che rimarrà dopo il raddoppio. Secondo il Ministero il tratto Telesino non risentirà di nessun impatto ambientale: “Il nuovo binario - si legge nella nota - sia realizzato in affiancamento al binario esistente nel tratto tra Cancello e Valle Maddaloni e in variante per il resto del tracciato, da far passare prevalentemente in galleria”. A confermarlo anche Floriano Panza, che alle colonne del "Mattino" si dichiara soddisfatto dell’incontro e asserisce: “ La nuova linea viaggerà in galleria e questo eviterà, trattandosi di alta velocità, l’impatto ambientale”. Insomma ciò che non si vede non da fastidio. Allora di cosa si è parlato all’incontro romano con il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, l’ingegnere Pagone (FS) e Costantino Boffa (Invitalia)?
Alcuni sindaci della valle come Meola (Ponte), Di Cerbo (Amorosi), Mucci (San Lupo), De Libero (San Lorenzo Maggiore), Carofano (Telese Terme), Di Santo (Castelvenere) e Panza (Guardia Sanframondi), hanno chiesto non solo di tutelare il territorio ma anche rassicurazioni su come verranno smaltiti i “relitti ferroviari”. Idee quelle dei primi cittadini che vanno nell’ottica di rivalutazione turistica del territorio. Le stazioni verrebbero dunque convertite in “punti di ristoro” per la pista ciclabile e pedonale che dovrebbe così sostituire il vecchio percorso ferroviario. Questione scottante è anche quella che riguarda la delocalizzazione delle stazioni che dovrebbero uscire fuori dai centri abitati visto la distanza con le nuove linee ferroviarie ad alta velocità. Il comune più interessato a questo discorso è senza dubbio Telese Terme e il sindaco Carofalo che ha già espresso tutta la sua felicità per l’attenzione ricevuta, lasciando trapelare anche un certo mal digerito rifiuto e scarso interessamento del problema da parte della Regione Campania. Quello del tracciato e dell’ aspetto paesaggistico è inoltre è una grana che incombe anche sull’ormai chiusura dei Piani Urbanistici Comunali, sono loro infatti che dovranno indicare i territori coinvolti dal progetto di raddoppio. Inoltre; a rischio non c’è solo la già inoltrata domanda di patrimonio Unesco per il paesaggio vitivinicolo ma anche la produzione stessa visto che il territorio sarà ‘sventrato’, ma con cura, visto che nessuno vedrà nulla perché il tutto sarà ‘incanalato in gallerie’ e quindi nascosto.
Un articolo di Marco Conti (docente di Economia del Politecnico di Milano) pubblicato dal Fatto Quotidiano e datato 30 dicembre 2012, dipana le stime ufficiali di FS – il lavoro di rielaborazione dei dati è de Lavoce.info, noto blog pieno di firme eccellenti da Tito Boeri a Michele Polo – che passano da un + 683 milioni a un – 837 milioni. “L’infrastruttura determinerebbe una vistosa perdita netta di benessere sociale, uno straordinario spreco di soldi pubblici. Ma questo eliminando solo alcuni errori materiali riscontrabili (i principali legati ai costi ambientali), senza entrare in merito all’aspetto più spinoso della faccenda: le previsioni di traffico”.
Magari però in attesa dell’opera – il progetto definitivo dovrebbe essere firmato il 30 settembre - al posto di vecchie forse romantiche ma sicuramente poco comode ‘littorine’, vecchi intercity senza aria condizionata o regionali senza luci interne si potrebbero migliorare i servizi per i pendolari. Molte criticità e dubbi però permangono: come il reale traffico sulla tratta oppure l’utilizzo del contratto di disponibilità.
Michele Palmieri



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