Donna investita e uccisa a Milano, 3 minori allontanati da famiglie e portati in luogo sicuro. Si cerca il quarto
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(Adnkronos) - Sono stati allontanati dal campo di via Selvanesco e portati in un luogo sicuro tre dei quattro ragazzini rom, coinvolti nell'omicidio di Cecilia De Astis, la 71enne investita e uccisa lunedì scorso a Milano. Si erano allontanati dal campo di via Selvanesco, dove risiedevano e avevano fatto perdere le loro tracce. Ieri sera e stanotte la polizia locale di Milano li ha rintracciati. Andranno in comunità.
Il provvedimento d'urgenza, spiegano dal comando guidato da Gianluca Mirabelli, si è reso necessario in quanto le famiglie si erano allontanate dal luogo di dimora senza comunicare le loro intenzioni, nonostante la buona collaborazione, prestata durante la prima fase delle indagini. Il provvedimento, ex art. 403 cc, è stato assunto d’intesa con la procura minorile, che aveva appena avanzato dei ricorsi urgenti a tutela dei minori ed era in attesa delle necessarie determinazioni del tribunale.
Una ragazzina è stata fermata, con la collaborazione della polizia stradale del compartimento Piemonte, sull'autostrada A6 Torino-Savona all'altezza del casello di Fossano in direzione Ventimiglia; due fratelli, tra cui il conducente dell'auto che ha provocato il decesso di Cecilia De Astis, sono stati fermati in Piemonte in un terreno agricolo nel Comune di Beinasco. Sono in corso le attività per rintracciare il quarto minore.
Chiesa gremita e tanta commozione oggi per i funerali di Cecilia De Astis. Circa 200 le persone presenti nella chiesa di San Barnaba, nel quartiere Gratosoglio. Sulla bara sono stati posti mazzi di gerbere gialle e altri fiori magenta e bianchi. In apertura della cerimonia, i familiari hanno voluto ricordare la donna. Uno dei figli, Filippo Di Terlizzi, è entrato nella chiesa portando un'orchidea: ''Mi ricorda mia mamma - ha detto a margine -. Non tanto per l'orchidea in sé, ma per i colori e lo stile del fiore: il bianco mi ricorda il candore di mia mamma e questo viola che un po' richiama l'evento traumatico che ha portato alla sua dipartita''.
“Gesù, con il suo amore, ha insegnato che gli unici nemici sono la morte e il male. Nessuna persona è da considerare nemica. Questo è il più grande insegnamento di Gesù" ha detto il parroco della chiesa di San Barnaba, nel quartiere Gratosoglio, Davide Bertocchi. "Anche se queste persone sono imprigionate dal male, tanto meno dei bambini ai quali è stata negata l'infanzia e per i quali possiamo solo pregare e sperare che finalmente trovino qualcuno che sappia insegnare loro l'amore che vince il male".
"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. E noi qui a Gratosoglio sicuramente non abbiamo diamanti, ma abbiamo molti fiori, non dimentichiamoli" ha detto don Paolo Steffano. "E se non li vediamo andiamo a cercarli. Non servono gli scatti di rabbia. Grazie Filippo, Gaetano che pur avendo il cuore gonfio non vi siete lasciati prendere, come tanti altri. Certo, un po' di indignazione ce l'abbiamo tutti e non può non esserci, ma non serve la rabbia". "Non servono i discorsi, i proclami, né lo scaricabarile e lo scarico di responsabilità. È sempre colpa di un altro, di un'altra istituzione - ha poi aggiunto -. Non servono neppure i documenti sulle periferie, nemmeno le encicliche sulla convivenza pacifica. Servono fatti concreti. Ecco di che cosa abbiamo bisogno". Il prete ha poi citato il cantautore Fabrizio De Andrè: "Prima pagina, venti notizie, ventuno ingiustizie, lo Stato che fa, si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità. Abbiamo bisogno, riprendendo le parole del nostro arcivescovo, uomini e donne dal fuoco dentro, concrete, che abitano e vivono la nostra realtà, non che parlano, che ne approfittano per tirare dalla propria parte chissà qual'idea".
"Ecco a me piace immaginare così, che Gratosoglio ha bisogno di istituzioni, di privati che investano con continuità sulla povertà educativa, sulla scuola, sulle associazioni sportive, le cooperative di quartiere, sulle parrocchie - ha poi concluso don Paolo -. Ma tutto questo lo vorrei affidare a Cecilia. Cecilia, mi permetto di affidarti le nostre speranze. Ti chiedo da lassù di benedire i tuoi figli, ma anche il nostro quartiere, che hai sempre amato".
"Non è una morte casuale e poteva benissimo essere evitata" dice Filippo Di Terlizzi, figlio di Cecilia De Astis fuori dalla chiesa di San Barnaba, prima dell’inizio del funerale. "Cerchiamo di fare qualcosa come Paese, dobbiamo prevenire questi eventi traumatici". "Ci vuole maggiore controllo del territorio - ha poi aggiunto -. Bisogna che tutti noi siamo messi nelle condizioni di poter vivere serenamente e senza avere la paura di fare una passeggiata o una piccola commissione per le strade di tutti i quartieri”. I quattro minorenni a bordo dell’auto “sono dei bambini - conclude -. Non possiamo incolpare sulle loro spalle tutte la responsabilità del gesto”.
“Insieme abbiamo condiviso grandi dispiaceri, ma anche momenti belli" ha detto la sorella della donna investita Lina De Astis. "Momenti che ci aiuteranno a sopportare questo dolore misto a rabbia per il fallimento della società di cui sei stata vittima".