Guardia Sanframondi. Terzo appuntamento della rassegna “Pasolini 100"
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Simona Zecchi torna per il terzo appuntamento della rassegna "Pasolini 100: l'attualità di un messaggio sempre vivo" Quattro giorni caratterizzati da proiezioni di film e interventi di scrittori e giornalisti ci condurranno al cuore del dubbio, sviscerando la vita, il pensiero e la morte di Pasolini.
Domenica 28 agosto ore 20:00, a Guardia Sanframondi, torna Simona Zecchi per il terzo appuntamento della rassegna “Pasolini 100: l'attualità di un messaggio sempre vivo”. Nella suggestiva cornice di Palazzo Marotta-Romano, terzo dei quattro appuntamenti pensati per ricordare il poliedrico e visionario intellettuale Pier Paolo Pasolini che con i suoi interventi in tutti gli ambiti della cultura ha rivoluzionato il pensiero del ‘900.
Distopico e controverso ha compiuto, “con la grazia e la buffoneria degli spossessati del mondo”, una delle letture più puntuali e sistematiche della realtà che lo circondava e che inevitabilmente ha riverberato sulla contemporaneità.
Poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo, romanziere, giornalista, saggista, linguista, traduttore, pittore e filosofo Pasolini è sicuramente uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani. Dotato di un’eccezionale versatilità culturale è stato attento osservatore dei cambiamenti della società italiana del secondo dopoguerra; ha suscitato forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità del suo pensiero, assai critico nei confronti della nascente società dei consumi e delle insane abitudini borghesi; pagando con la sua stessa vita il prezzo di essere nota fuori dal coro in un sistema bigotto, puritano e conservatore.
Quattro giorni caratterizzati dalla proiezione di film e da interventi di scrittori e giornalisti che, presentando i loro lavori, ci condurranno al nocciolo del dubbio, sviscerando la vita, il pensiero e la morte di Pasolini.
Ci saranno momenti teatrali caratterizzati dall’interpretazione di brani scelti dalla curatrice della rassegna Sara Gambuti, socia dell’APS.
Il Programma per domenica 28 agosto (III/4)
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ore 20:00: presentazione dei libri di Simona Zecchi:
“Pasolini: Massacro di un poeta” e “L’inchiesta spezzata di Pier Paolo Pasolini”. - A seguire proiezione del film “Teorema”–1968-
- Possibilità di dibattito.
Simona Zecchi, giornalista investigativa e ricercatrice testarda e instancabile è riuscita, dopo oltre dieci anni di studio delle carte, a svelare ciò che gli altri non dicono. Muovendosi sul doppio filo dell’indagine incompiuta e del movente ha cercato di togliere la sabbia dai documenti negli archivi della magistratura italiana su un omicidio irrisolto.
Un Massacro, lo ha definito così lei stessa nel titolo del suo primo libro Pasolini massacro di un poeta (Ponte alle Grazie 2015).
A distanza di oltre quarant’anni dall’omicidio, Simona Zecchi ha scritto un libro tanto atteso quanto necessario, un saggio alla ricerva della Verità , in nome della Giustizia per lo scrittore che capiva e quindi sapeva e che coraggiosamente denunciava.
Questo libro-inchiesta sulla morte di Pasolini, si appoggia su fondamenta cementate da documentazioni fotografiche, documenti inediti, interviste e testimonianze mai rilasciate prima, che solo una giornalista di tale spssore poteva mettere insieme.
Si è avvicinata tanto da sfiorare la Verità, quella che poliziotti, magistrati, giornalisti di regime, storici e registi non hanno mai saputo o voluto raggiungere.
Questo libro è la sintesi di “tutta la verità sull’agguato più doloroso della nostra storia”.
La lente che la Zecchi usa non è quella del complottismo, bensì quella “dei fatti e delle ragioni per cui il cover-up avviene”.
Sforzandosi di riconoscere sia le manipolazioni e i depistaggi, che le negligenze e le incurie. Pasolini era un intellettuale ed un artista e così sperimentava innestando tutti i linguaggi che conosceva, intrecciandoli tra loro. In quello che faceva, Pasolini metteva la sua voce critica contro il potere costituito ma anche contro ciò che grazie a quei poteri, nel tempo, si era creato, sedimetandosi come le false icone e le speranze.
Perciò il suo sguardo autorevole andava messo a tacere e l’uomo e il letterato andavano sporcati; a questo è servito Pino Pelosi e il contesto della prostituzione maschile, in cui si è trovato invischiat, a sporcare le sue rivelazioni nel tentativo di rendere meno autorevole il uo punto di vista.
E questo l’ambito in cui si muove il primo libro dell’autrice.
A distanza di cinque anni Ponte alle Grazie edita il suo secondo libro sull’argomento: L’inchiesta spezzata di Pier Paolo Pasolini. Stragi, Vaticano, DC: quel che il poeta sapeva e perché fu ucciso (2020). Questo lavoro rappresenta un’immersione senza ossigeno nell’apparato di politica e potere che fu protagonista, a sua volta, del calderone chiamato Petrolio, l’ultima opera incompiuta di Pasolini.
Qui la Zecchi rivela ciò di cui il poeta era venuto a conoscenza durante la sua inchiesta interrotta sulla strage di Piazza Fontana; affermazioni scottanti di chi era strettamente coinvolto nella strage. Informazioni capaci di scuotere l’intero Paese e il sistema politico allora retto dalla Democrazia Cristiana.
Attraverso gli scambi epistolari con Giovanni Ventura (membro del movimento neofascista Ordine Nuovo) viene spiegata l’Operazione-Pasolini e l’accerchiamento verso lo scrittore da parte della criminalità organizzata.
“La verità ha un suono speciale”, con questa citazione di Pasolini la Zecchi introduce il suo libro ed è proprio alla ricerca di questa sonorità differente che l’autrice si muove nella sua indagine per guidarci finalmente fuori dall’Idroscalo di Ostia e per gridare a voce alta la necessità di confutare una tesi diversa: più potente, più politica e con molteplici protagonisti e per uscire dalla sfera sessuale del poeta. Questo libro segna la lacerazione di un silenzio per capire perché Pier Paolo Pasolini fu brutalmente assassinato.
A seguire la proiezione del film Teorema, è il punto di arrivo di una riflessione politica e culturale in cui Pasolini si schiera apertamente prendendo posizioni che diventeranno oggetto di accese polemiche. In questo film-manifesto, la parola è lo strumento eletto a trascendere l’immagine cinematografica e in alcuni casi è impossibile non associare la voce del poeta ai dialoghi dei suoi personaggi.
Non siamo ancora del tutto nei territori mitici e atavici di Porcile o Medea, ma, anche in Teorema, Pasolini lavora su un senso di astrazione: il tempo e l’ambientazione sono risconoscibili ma non precisamente identificabili; sono rarefatti come nel primo piano di una figura con poca profondità di campo.
Questa parabola si muove all’interno di una famiglia borghese con i suoi riti e ne mette a fuoco ciascun membro attraverso l’interazione con un ospite (Terence Stamp) che, nel romanzo omonimo, Pasolini definisce “socialmente misterioso”.
La fisicità dell’attore britannico è perfettamente calzante al ruolo che interpreta in quanto a prestanza e seduzione . Il suo corpo parla senza agire e a uno a uno, la madre, i due figli, la domestica e infine il padre, mentre lottano contro il pudore e la vergogna, si svestono dei loro valori dandosi completamente all’inatteso.
Pasolini imprime, soffermandosi con la camera, una matericità di carattere sociale agli abiti che vengono buttati a terra da chi li indossava nell’atto di liberare la propria coscienza dalla sua prigionia.
Alla fine, nuda, epurata da qualsiasi condizionamento l’anima è pronta per vagare in uno spazio pressoché infinito e uguale a se stesso -il deserto- assecondando l’urlo reazionario del padre (Massimo Girotti). Gli altri componenti della famiglia reagiscono secondo pulsioni autodistruttive che vanno verso l’interno come il sesso effimero o l’immobilismo.
La messa in scena di Pasolini è lucida, razionale, centrata in un movimento che è tutto interiore.
In questo scenario, l’unico personaggio a cui spetta l’astensione verso il cielo è la domestica (Laura Betti) che torna alla civiltà contadina alla quale appartiene, nutrendosi di ortiche. Il suo sacrificio finale è un’espressione di quel sistema semantico legato alla sacralità che riconduce alla dimensione arcaica e primordiale, slegata dalla religione tradizionalmente intesa ma figlia diretta del luogo di origine: la campagna.
Questo film è un ritratto della corruzione antropologica e della sua espiazione attraverso lo spogliarsi dalle sovrastrutture morali e sociali.
La rassegna “Pasolini 100: l’attualità di un messaggio sempre vivo” pensata e progettata dall’APS Nuovo Laboratorio Teatrale insieme alla Pro Loco e con il patrocinio morale dell’amministrazione comunale.