Svimez, rapporto 2017: la Campania e' la regione italiana che cresce di piu'

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Primato per la Campania. Crescita del 2,4% a termine del trienni0 2014-16 in positivo. De Luca “Dati incoraggianti.

Il Sud Italia riparte grazie all’agricoltura. Per la prima volta dopo molti anni, infatti, il Pil del Mezzogiorno registra una crescita dello 0,8%, superando il Centro-Nord che si ferma allo 0,5%. A correre è soprattutto la Campania che nel 2016 ha registrato il più alto indice di sviluppo con una crescita del 2,4%, dovuta soprattutto al ruolo trainante svolto dall’industria grazie soprattutto alla diffusione dei Contratti di Sviluppo)e al rafforzamento del terziario (frutto del positivo incremento del turismo).

“I dati dello Svimez sono estremamente incoraggianti – ha dichiara il presidente della Regione Vincenzo De Luca – e ci spingono a proseguire nelle iniziative che abbiamo messo in campo per lo sviluppo e il lavoro. A cominciare dai 2,5 miliardi dei contratti di sviluppo alla grande opportunità delle Zes con la Campania protagonista. Consideriamo questi dati un importante segnale positivo, che ci incoraggia a rimanere concentrati sull’obiettivo principale di questa amministrazione regionale: il lavoro”.

Seconda regione del Mezzogiorno è la Basilicata, anche se rallenta la crescita (da più 5,4% del 2015 a +2,1% del 2016). Stabile il Molise, in aumento, invece, la Sardegna che esce dalla crisi recessiva. Male per Puglia, Sicilia e Calabria che pagano le conseguenze di un’annata negativa per l’agricoltura, perno dell’economia locale.

Nel complesso, tuttavia, l’economia meridionale sembra in crescita, anche se con andamenti lenti e disomogenei. Principale protagonista della ricrescita è stata la ripartenza della produzioneagricola che ha registrato un incremento del 7,3% (contro l’1,6% del Centro Nord). La regione cheha avuto gli andamenti migliori è stata la Campania, che ha raggiunto aumenti del valore della produzione superiori al 40%. Forti anche la spinta dell’export (+7,3%), la ripresa degli investimenti e della produttività e soprattutto il rilancio dell’occupazione.

Dal rapporto si evince, infatti, che l’agricoltura ha assunto un ruolo di primo piano nella creazione di nuova occupazione giovanile al Sud, dovuto soprattutto all’aumento degli studenti universitari immatricolati nelle facoltà di agraria. Il maggior contributo è venuto dalla Basilicata, dalla Calabria e dal Molise, seguite a ruota da Campania, Sicilia e Sardegna. Tuttavia,gli squilibri del passato rendono comunque difficile assicurare un adeguato ricambio generazionale. Si tratta di un fenomeno preoccupantea cui si sta tentando di rispondere con misure dedicate al primo insediamento e con politiche di sostegno e incoraggiamento all’ imprenditoria giovanile.

Dal rapporto si evince, inoltre, che il PIL aumenterà dell'1,1% al Sud e dell'1,4% nel Centro-Nord, mentre nel 2018 rallenterà a +0,9% nel Mezzogiorno e +1,2% al Centro-Nord. Anche nel 2017 il principale driver della crescita meridionale dovrebbe essere la domanda interna: i consumi totali crescerebbero dell'1,2% (quelli delle famiglie dell'1,4%) e gli investimenti al Sud del 2%. Sempre secondo le stime Svimez, l'eventuale attivazione della clausola di salvaguardia(relativa all'aumento delle aliquote Iva nel 2018 per circa 15 miliardi) colpirebbe soprattutto l'economia meridionale: nel biennio 2018 - 2019 il Pil del Sud perderebbe quasi mezzo punto percentuale di crescita (0,47%).

Per quanto riguarda, invece, l’occupazione, dal 2015 al 2016 il numero degli occupati al Sud è aumentatodi 101mila unità (pari al +1,7%), restano, tuttavia, di 380mila al di sotto del livello del 2008. Nel 2017 è prevista un’ulteriore crescita occupazionale dello 0,6%. Grazie al prolungamento della decontribuzione nel 2016 sono aumentati i dipendenti a tempo indeterminato in termini relativi, tuttavia l'incremento degli occupati anziani e del part-time contribuisce a determinare una preoccupante ridefinizione della struttura e qualità dell'occupazione. Il dato più preoccupante è il formarsi di un «drammatico dualismo generazionale»: in Italia rispetto al 2008 sono ancora un 1,9 milioni i giovani occupati in meno. Per quanto riguarda i settori nel 2016 aumenta l'occupazione nell'industria (+2,4%), mentre diminuisce nell’ambito delle costruzioni (-3,9%). Significativo incremento nel turismo (+2,6%).

Seppur lentamente l’occupazione riparte, ma non incide sull’emergenza sociale.
Infatti, nel 2016 circa dieci meridionali su cento sono in condizione di povertà assoluta, contro poco più di sei nel Centro-Nord. Lo scorso anno l'incidenza della povertà assoluta al Sudè cresciuta nelle periferie delle aree metropolitane e in misura più contenuta, nei comuni con meno di 50mila abitanti. Al Sud il rischio di povertà è di tre volte maggiore rispetto al resto del Paese: in Sicilia al 39,9%, in Campania al 39,1%, in Calabria al 33,5%. La povertà deprime la ripresa dei consumi, e, in questo contesto, le politiche di austerità hanno impedito al welfare pubblico di controbilanciare le crescenti diseguaglianze indotte dal mercato.

Svimez propone una strategia mirata a rivedere la Politica di coesione, a conquistare maggiori margini di flessibilità del bilancio, abbandonando le politiche di austerità e rivedendo il Fiscal Compact con l'obiettivo di rilanciare gli investimenti pubblici ed assumere il Mediterraneo come orizzonte strategico.

Carmen Chiara Camarca



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