Telesia e la leggenda della 'Connola': il tesoro a cielo aperto è diventato un supermarket

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Che la città di "Telesia" sia un tesoro a cielo aperto è una di quelle affermazioni che seppur risapute non vengono mai abbastanza prese sul serio per fare in modo che l’antica Tullisiom – questo il nome sannitico - venga tutelata, protetta e rivalutata. Questa volta a farne le spese è stata la zona della “Culla di Sansone” , quella che gli abitanti del luogo chiamano in maniera affettuosa “La Connola”. Intorno a questo misterioso ed imponente rudere grava una leggenda molto nota a San Salvatore Telesino. Tale leggenda è narrata per la prima volta nei testi di Gianfrancesco Pacelli del 1777 e poi anche riportata da Nicola Pacelli nel libro: ‘Telesia e il suo territorio’: “Probabilmente – si legge - si tratta di un antico sepolcro e, se si tiene conto che presso i Sanniti i corpi dei defunti della stessa famiglia venivano riuniti insieme in un unico ambiente funerario, si spiega anche la grande mole del mausoleo. Molte leggende sono sorte in passato intorno a questo antico reperto, del quale la gente non seppe spiegarsi la funzione né fu chiaro il motivo per cui risultava rovesciato il grosso coperchio in calcestruzzo. Si è favoleggiato di monete d'oro, di luccicanti tesori nascosti nell'interno e di serpenti posti a custodia del segreto. Una leggenda ancora più antica parla delle Streghe, le quali avrebbero un giorno tentato di trasportare in volo la grande porta di Telesia, per collocarla poi all’ ingresso principale del Duomo di Benevento. Ma la porta di bronzo era molto pesante per cui, appena spiccato il volo, esse caddero sopra il rudere che si spezzò e rimase rovesciato”. Ebbene, è proprio in quel luogo che un paio di giorni fa durante una ricognizione atta alla proprio alla tutela ed alla salvaguardia del patrimonio archeologico che gli uomini della Soprintendenza dei Beni Archeologici della sezione di San Salvatore Telesino, hanno notato che qualcosa non andava. Come ben si sa, il perimetro della città sannitica prima e romana poi è totalmente posto al vincolo archeologico fino a 150 mt dalle mura ed è dunque impossibile smuovere, rimuovere o intervenire in quel punto previa autorizzazione. La ditta presente sul posto era sprovvista di qualsiasi autorizzazione e totalmente inconsapevole del fatto che smuovendo il terreno poteva aver danneggiato alcune tombe, ritrovate però proprio grazie a tale scavo. È stato palese, infatti, riconoscere per gli uomini della Soprintendenza i reperti riportati alla luce: blocchi tufacei di colore misto, pezzi di tegoloni – usati sicuramente come copri tomba – e frammenti di ceramica e dunque riconducibili ad arredi funerari fino ad arrivare ad alcuni resti di una basilica durante alcuni scavi in una proprietà privata. Dopo il blocco dei lavori ora toccherà aspettare che tutti gli adempimenti e rilievi del caso siano svolti per poter magari in un futuro rinvenire una nuova forse più antica necropoli. Di certo se confermata la leggenda su quel luogo potrebbe anche rivelarsi reale vista la vicinanza con “La Connola” e dare ad un luogo in cui la storia è pane quotidiano anche quel tocco di mistero figlio di quelle credenze popolari che sicuramente hanno animato negli anni tramite i racconti degli anziani intere generazioni.

Michele Palmieri



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