Truffa a malati e disabili: i dettagli delle accuse agli 8 indagati. Il Gip mitiga le richieste del Pm: 7 arresti

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Emergono ulteriori particolari sull’operazione Camaleonte, eseguita ieri dalla Guardia di Finanza, dopo una complessa indagine svolta dalla Procura della Repubblica di Benevento. Affiorano dalle cronache locali del Mattino e del Sannio i nomi degli altri indagati e altri dettagli dell’inchiesta, oltre a quanto già ampiamente reso noto, da noi, ieri (vedi notizia linkata).

L’operazione riguarda una truffa ai disabili e ai malati per dei rimborsi economici forniti loro dalla Regione Campania. Attraverso una serie di procedimenti giudiziari, amministrativi e civili alcuni avvocati, oltre al proprio onorario, avrebbero incassato, secondo l’accusa, in maniera truffaldina e illecita, anche le somme destinate agli aventi diritto, già vessati da una situazione familiare difficile, per la malattia e la disabilità.

La vicenda parte nel 2007, per un’imposta di registro non pagata su un assegno. Lì si scoprì che il beneficiario non era la persona che in realtà lo aveva incassato. Successivamente, gli inquirenti hanno indagato su altri 53 assegni, per un importo di 2,2 milioni di euro. Secondo il procuratore generale Giuseppe Maddalena e il sostituto Giovanni Tartaglia Polcini, ci sarebbe stata un’appropriazione indebita di quei titoli da parte dell’avvocato Giancarlo Di Cerbo, 51enne di Benevento, che avrebbe abusato del rapporto professionale con i clienti.

Sostiene l’accusa che Di Cerbo, ricevuti gli assegni, per i clienti, da un suo collega pure difensore degli stessi, li avrebbe trattenuti per sé. Qualche cliente, poi, l’avrebbe scoperto e avrebbe raggiunto un accordo col legale, venendone rimborsato. Di Cerbo, per due di questi assegni, avrebbe già patteggiato, risarcendo. Per Di Cerbo la pubblica accusa non ha richiesto al Gip, Roberto Melone, provvedimenti restrittivi della libertà personale. La Procura li ha chiesti invece per Marco Cocilovo, 49enne di Benevento, ma il Gip non li ha concessi. Analoga richiesta avevano pure formulato per Marinella Burchielli, 56enne di Roma.

Burchielli, Cocilovo e Di Cerbo, dunque, sono indagati a piede libero. I provvedimenti restrittivi, come abbiamo reso noto ieri, sono stati invece presi nei confronti di Giuseppe Lamparelli, direttore fino al 2007 della agenzia della BNL di Benevento, da ieri in carcere a Capodimonte, dove oggi verrà interrogato; Mariantonietta Calligaro, avvocato sannita, da ieri agli arresti domiciliari; Massimiliano Zuppardo e Vincenzo Lamusta, entrambi romani, pure loro da ieri agli arresti domiciliari. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Tullia Bartolini, beneventana, funzionaria della Unicredit.

Ricapitolando la Procura di Benevento aveva chiesto sei custodie cautelari in carcere e una settima ai domiciliari, il Gip ha concesso, invece, un’ordinanza cautelare in carcere, tre ai domiciliari, un obbligo di firma e nessun provvedimento restrittivo per altre due persone. A vario titolo le accuse, per tutti gli indagati, sono di truffa, riciclaggio e falso.

Come abbiamo scritto ieri, alcuni avvocati, sempre secondo l’accusa, avrebbero richiesto ai clienti, disabili e malati, la conclusione di un accordo per una cifra molto più bassa del contributo effettivamente erogato dalla Regione, con una clausola ‘a nulla pretendere’, per il caso in cui la Regione medesima, in futuro, avrebbe elargito più soldi.

Per gli inquirenti, gli altri indagati sarebbero coinvolti nel riciclaggio di quegli assegni illecitamente trattati.

La Procura di Benevento chiama in causa Calligaro e Bartolini per la liquidazione di undici assegni (oltre 400.000 euro), pure per undici assegni di analoga cifra è stato chiesto conto a Cocilovo e Lamparelli. A quest’ultimo, da solo, viene anche contestato l’incasso di altri 24 assegni per oltre un milione di euro.

Da un punto di vista processuale va aggiunto che il Gip Melone ha dichiarato l’incompetenza territoriale per Zuppardo, Lamusta e Burchiello, trasmettendo gli atti al Tribunale della Capitale, anche per approfondire ulteriori versanti dell’inchiesta.

A proposito di Zuppardo, uno dei dettagli emersi nelle indagini riguarda un nome ricorrente nelle stesse. C’era una persona, originaria di Apice, ma residente nella capitale, che aveva un conto corrente presso una banca di Tavoli su cui finivano gli assegni di provenienza illecita. Tuttavia, quando gli inquirenti hanno mostrato la foto di Zuppardo ai dipendenti della Unicredit di Tivoli, in lui questi hanno riconosciuto quel correntista.

Gli interrogatori di Calligaro e Bartolini si terranno sabato. Gli avvocati difensori sono: Umberto Del Basso De Caro, Andrea De Longis junior, Paola Genito, Angelo Leone, Guido Principe e Vincenzo Regardi.
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