Rivoluzione nei campi, l’Ue punta sull’agricoltura rigenerativa

ROMA (ITALPRESS) – Produrre di più, spendendo meno e rispettando l’ambiente.

È questa la promessa dell’agricoltura rigenerativa, al centro di un nuovo studio condotto dall’EARA – l’Alleanza Europea per l’Agricoltura Rigenerativa – insieme a ricercatori, istituzioni e agricoltori di 14 Paesi.

Un’analisi su 78 aziende agricole, distribuite su oltre 7 mila ettari, dimostra che l’agricoltura rigenerativa non solo costa meno della coltivazione convenzionale, ma può garantire rese competitive, riducendo drasticamente l’uso di fertilizzanti e pesticidi.

Secondo lo studio, la sicurezza alimentare europea non dipenderebbe dall’uso massiccio della chimica di sintesi, ma da un rapporto più equilibrato con la natura.

Anzi, i sistemi convenzionali – sostiene EARA – rischiano di indebolire la produttività, mettendo sotto pressione gli agricoltori e riducendo i margini di guadagno, aggravati anche da eventi climatici estremi.

Le cifre sono chiare: tra il 2020 e il 2023, le aziende rigenerative hanno utilizzato il 62% in meno di fertilizzanti azotati e il 76% in meno di pesticidi, con rese solo dell’1% inferiori in termini di calorie e proteine.

Hanno inoltre puntato su mangimi locali, riducendo la dipendenza dalle importazioni, e ottenuto una copertura vegetale e una fotosintesi superiori del 17% rispetto ai vicini convenzionali.

Lo studio introduce poi un nuovo indicatore: l’Indice di Produttività Rigenerativa, frutto della collaborazione tra agricoltori e ricercatori.

Un parametro che misura le prestazioni agroecologiche in base ai risultati, non solo alle pratiche adottate, e che potrebbe diventare un punto di riferimento per la politica agricola comune.

I benefici non sono solo economici: i terreni rigenerativi registrano temperature estive più basse, aiutano a prevenire alluvioni e siccità e, secondo le stime, potrebbero tagliare le emissioni di CO₂ agricole di oltre 140 milioni di tonnellate l’anno già nei primi anni di adozione, pari all’84% delle emissioni nette del settore.

Per EARA, in soli 3-7 anni l’adozione diffusa dell’agricoltura rigenerativa in Europa garantirebbe sicurezza alimentare, ridurrebbe l’impatto ambientale e contribuirebbe a rigenerare gli ecosistemi.

Un modello, sottolineano i ricercatori, replicabile in tutto il mondo.

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