ROMA (ITALPRESS) – Il mondo sta pagando un prezzo altissimo – in termini di vite umane – per l’inerzia nella lotta al cambiamento climatico.
È l’allarme lanciato dal nuovo rapporto Lancet Countdown on Health and Climate Change, realizzato dall’University College di Londra insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità e a oltre cento esperti internazionali.
Secondo il documento, 13 dei 20 indicatori che misurano gli effetti del clima sulla salute hanno raggiunto livelli record.
Un quadro drammatico: le morti legate al caldo sono aumentate del 23% dagli anni ’90, arrivando a oltre mezzo milione l’anno.
L’inquinamento da combustibili fossili provoca 2 milioni e mezzo di decessi ogni anno, mentre solo nel 2024 il fumo degli incendi ha causato 154 mila morti.
In crescita anche le malattie trasmesse da insetti tropicali, come la dengue, favorita da temperature sempre più alte.
E il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con una media di 16 giorni di caldo estremo per persona.
Ma l’emergenza non è solo sanitaria: anche l’economia paga un prezzo salato.
Si calcola che, a causa del calore, nel 2024 siano andate perse oltre 600 miliardi di ore di lavoro, con un danno economico pari all’1% del PIL mondiale.
Un paradosso, sottolinea il rapporto, se si pensa che solo nel 2023 i governi di tutto il mondo hanno speso quasi mille miliardi di dollari in sussidi ai combustibili fossili — più, in alcuni casi, dei bilanci nazionali destinati alla sanità.
Eppure qualche segnale positivo c’è: l’abbandono graduale del carbone, ad esempio, ha già salvato circa 160 mila vite ogni anno, grazie a una qualità dell’aria più pulita e alla crescita record delle energie rinnovabili.
Il messaggio del Lancet Countdown è chiaro: serve una svolta immediata, per ridurre le emissioni e adattare i sistemi sanitari e sociali agli impatti del clima.
“Ogni ritardo – avvertono gli esperti – si traduce in vite umane perdute”.
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