Campolattaro, mancano i fondi per la megacentrale contestata. L'Asea punta ad interventi sostenibili

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Oasi WWF di Campolattaro (Benevento) - aironi ceneriniOasi WWF di Campolattaro (Benevento) - aironi cenerini

NOSTRO SERVIZIO - Tutto come previsto. La 'Repower' bussa a soldi e dichiara pubblicamente di non avere più a disposizone i 600 milioni di euro per la realizzazione della centrale idroelettrica. La 'colpa'? Burocrazia e iter amministrativo lumaca: "Otto anni fa avevamo in cassa la somma, adesso non è più così". Fine della corsa? Non proprio, visto che la società svizzera ha già dichiarato che intende realizzare il progetto così come è stato dichiarato nel 2006, scaricando però la patata bollente agli enti locali ed alle istituzioni campane e sannite: "Serve il vostro aiuto per trovare i fondi necessari".
Insomma, un problema nel problema se si considera, tra le altre cose, che la maxi-opera è fortemente contestata dalle associazioni ambientaliste, in particolare da Altrabenevento che, alla vigilia dell'incontro che si è tenuto in Villa dei Papi a Benevento, organizzato dall'Asea, ha evidenziato tutte le crepe in un duro comunicato stampa. Proprio i rappresentati delle associazioni, che volevano esternare civilmente il loro dissenso durante il convegno, non hanno potuto partecipare al convegno rivolgendo domande ai relatori che erano il governatore campano, Stefano Caldoro, il sottosegretario alle infrastrutture, Umberto Del Basso de Caro, oltre a Fabio Bocchiola, manager della Repower ed il commissario straordinario della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile. Diciamolo chiaramente: non è stata una buona mossa tenere fuori dal dibattito diretto le associazioni ambientaliste.
Intanto il progetto, al di là del dissenso degli ambientalisti, potrebbe andare a farsi benedire. L'unico a crederci ancora sembra essere proprio De Caro che ha assicurato ai presenti il massimo impegno, al riguardo, del Ministero alle Infrastrutture: "Le autorizzazioni ci sono - ha detto ai presenti - le risorse mancanti (parliamo di ben 600 milioni di euro) potrebbero essere coperte con l'intervento di altre società nazionali in grado di affiancare la Repower". E' stato proprio il sottosegretario alle Infrastruttre del Governo Renzi che pochi giorni fa dichiarò pubblicamente, durante un incontro con i vertici di Confindustria Benevento, di volersi impegnare per evitare il fallimento del progetto, facendo il nome della Terna come possibile azienda pronta a recitare un ruolo decisivo, garantendo la copertura finanziaria. Niente di definito, De Caro si limitò a dichiarare di "voler provare a coinvolgere la Terna", tanto quanto basta per mettere ancora più rovente il clima con le associazioni ambientaliste. Ma tant'è. Posizione 'neutra' quella di Caldoro che, dopo aver incassato passivamente un sollecito da parte di De Caro sul corretto uso dei fondi europei, si è limitato a sostenere che quello della diga di Campolattaro è un progetto ambizioso messo in seria difficoltà dalle lungaggini della burocrazia. A chiarire diversi aspetti della vicenda e dell'iter che ha portato all'attuale situazione, è stato Cimitile, snocciolando numeri e modalità.
Una centrale idroelettrica da 550 megawatt che utilizzerà l’acqua della Diga di Campolattaro. Grazie a una convenzione firmata tra Provincia di Benevento e l’azienda Repower, doveva garantire un investimento di 600 milioni di euro. Questi i numeri snocciolati nell'ottobre del 2010, quando ci fu la presentazione del progetto. Si parlava di 'green economy', turismo, sviluppo ed anche cultura visto che il mega-progetto prevedeva quattro linee d'intervento: dal potenziamento dell'Oasi del Wwf, alla produzione di energia, passando per la realizzazione del parco delle acque e dello sfruttamento idrico. Tre i comuni sanniti coinvolti dalla costruzione della megacentrale a pompaggio: Campolattaro, Pontelandolfo e Morcone. La Diga di Campolattaro, sul fiume Tammaro, è stata realizzata nel corso di circa 20 anni dall’allora Cassa per il Mezzogiorno e affidata nel 1997 alla gestione della Provincia, a due anni dalla chiusura ufficiale del cantiere. La convenzione Provincia di Benevento-Repower prevedeva la concessione all’Ente sannita di 380mila euro (contributo annuo fisso) da utilizzare per la manutenzione e per arricchire il progetto con altre iniziative; un contributo variabile da 50 a 150mila euro legato all’andamento produttivo dell’impianto; la stesura di un documento strategico e studio di fattibilità del Parco delle Acque affidato all’architetto Rota; un dottorato di ricerca sulla Diga, in cooperazione con l’Università. Tra gli obblighi della società la necessità di produrre ricadute occupazionali sul territorio e attuare il coinvolgimento dell’imprenditoria locale e la realizzazione del sistema viabilistico necessario per la costruzione e la gestione. Per la realizzazione del 'magazzino dell'acqua' (così come lo battezzò Bocchiola) si era previsto, in buona sostanza, di realizzare un impianto di grado di assorbire l'energia e rilasciarla quando non c'è vento con la diga che doveva agire come una sorta di serbatoio a valle. Nel progetto si prevede di realizzare una centrale sotterranea a 300 metri dal suolo (le associazioni ambientaliste hanno segnalato che si vuole realizzare l'opera su una faglia sismica) grande 3mila metri quadrati con impianti di pompaggio e turbinaggio.
Nella stasi totale si muovono però dei mini-progetti che interessano l'invaso di Campolattaro: si tratta di azioni nettamente più sostenibili e non invasivi così come si ha in mente con la realizzazione della megacentrale da 600 megawatt. A proporla è stata proprio l'Asea, la società che gestisce quello che è stato definito il 'polmone azzurro' del Sannio: si tratta di una minicentrale idroelettrica (non a pompaggio) di 200 chilowatt in grado di generare energia elettrica per caduta d'acqua. Tempi e costi, naturalmente 'ragionevoli' e possibili. L'altro progetto è legato esclusivamente alla pesca su una sponda dell'invaso ed alla realizzazione di un centro nautico sportivo per il canottaggio. Insomma, tutta un'altra cosa.



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