Cgil, Cisl e Uil scrivono al Ministro Lorenzin per gli Stati generali della Salute

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Fioravante Bosco (Uil)Fioravante Bosco (Uil)

Le sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una lettera al Ministro della Salute in relazione al mancato coinvolgimento delle strutture confederali rispetto al Patto per la Salute in corso e agli Stati generali della Salute che si terranno l’8 e 9 aprile prossimo. “Gli Stati generali della Salute potevano rappresentare un’occasione utile all’avvio di una nuova stagione, caratterizzata da un metodo condiviso di scelte e ragionamenti. Il Ministro Lorenzin, tuttavia, ha disatteso questo proposito, evidenziato dall’assenza del confronto con le strutture confederali. La situazione odierna è seria e preoccupante: un equo ed efficiente accesso alle cure non è garantito all’intera popolazione, specialmente in alcune aree del Paese. A farne le spese risultano i cittadini, i quali per via degli elevati costi (si pensi al continuo aumento dei ticket) ricorrono al privato oppure “migrano” in altre regioni. Ecco perché riteniamo fondamentale la revisione del Titolo V della Costituzione come primo passo alla risoluzione di un meccanismo che si è inceppato. Il Servizio Sanitario Nazionale può ritornare a essere un patrimonio immenso per l’Italia, vigile garante dei diritti, generatore di occupazione, pilastro per lo sviluppo economico e stimolo per l’innovazione. Però deve essere difeso e supportato, invertendo il trend di spesa, che annovera, a oggi, il Paese largamente al di sotto della media UE e OCSE. In questa direzione – si legge nella lettera dei sindacalisti - abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Ministro della Salute sulla spending review, perché i risparmi ottenuti devono essere reinvestiti nel Servizio Sanitario Nazionale per far fronte alla diffusione delle patologie croniche che l’OMS definisce l’epidemia di questo secolo, alle rinnovate fragilità, ai crescenti fenomeni nel campo delle dipendenze patologiche o della salute mentale, alla delicata filiera delle non autosufficienze e a bisogni di tipo sociale che mutano e accrescono con notevole portata. Diviene, dunque, fondamentale e non più rinviabile una riorganizzazione fondata sulla prevenzione, sull’umanizzazione delle cure, sulla cultura dei risultati, sullo sblocco e aggiornamento dei LEA, sul soccorso dell’assistenza sanitaria integrativa, sul ripensamento della governance e sull’integrazione tra sanità e servizi sociali, divenuta più che mai d’attualità anche in relazione alla necessaria riconversione delle reti ospedaliere; scelte che non possono prescindere dalla valorizzazione e dal riconoscimento del lavoro nei servizi alla persona, superando le precarietà e i dumping tra settori e professioni. Il prossimo Patto per la Salute può aiutare il Paese a crescere e a migliorare, guardando alle politiche sociali e alla sanità non più come una voce di spesa da tagliare, ma come opportunità, investimento teso a garantire il diritto alla salute e alle cure per i cittadini, creando nel contempo buona occupazione e configurandosi come volano per la ripresa economica mortificata sinora da ottuse e miopi politiche di austerity. Anche così l’Italia può contribuire al rilancio del “modello sociale europeo”, anello mancante per costruire davvero l’Europa Unita dei cittadini. Restituire, pertanto, voce e potere ai cittadini e alle rappresentanze sociali è indispensabile per essere all’altezza delle sfide che il nostro Servizio Sanitario deve affrontare. Ecco perché il coinvolgimento delle strutture confederali era e resta decisivo”. “Si è persa un’occasione di confronto – ha osservato Fioravante Bosco della Uil sannita - su temi che da sempre stanno a cuore del sindacato confederale. Vogliamo sperare in un ripensamento del ministro Lorenzin affinché si possa discutere nel merito del Patto per la salute”.



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