Samte: "Le ecoballe vanno riprocessate"

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In una nota la Samte, tramite il proprio direttore tecnico amministrativo Liliana Monaco, parla di riprocessare le ecoballe presenti, ammodernare lo Stir di Casalduni con un passaggio riguardante anche la questione dei 1200 lavoratori degli ex Consorzi.

“Le ecoballe devono essere riprocessate presso tutti gli STIR, poiché accanto ad ogni impianto sono allestiti siti che le accolgono. L’ammodernamento degli STIR che dovrebbe realizzarsi per tale riprocessamento è utile anche per il trattamento ordinario che si esegue sul rifiuto indifferenziato. Il riprocessamento consisterebbe, appunto, nel poter ottenere recupero di materia(plastica, alluminio, metallo , ecc.), in considerazione del fatto che all’epoca dello stoccaggio, la percentuale di raccolta differenziata risultava essere bassissima e quindi vi è molto rifiuto che potrebbe essere vantaggiosamente recuperato”.

È quanto dichiara in una nota il direttore tecnico ed amministrativo della Samte Liliana Monaco.

“Il trattamento delle ecoballe – continua – può avvenire, attraverso la istallazione, sul layout dell’impianto esistente, di selettori ottici che consentono la separazione e il recupero anche delle più piccole parti di rifiuto utile. Tale tecnologia è valida, quindi, anche per l’attuale trattamento eseguito sul rifiuto indifferenziato conferito giornalmente, infatti, andrebbe a determinare, attraverso il recupero di materia, la riduzione dei quantitativi dei rifiuti in uscita, destinati parte in discarica e parte al termovalorizzatore di Acerra”.

“Le attività di riprocessamento delle ecoballe – precisa dalla Samte – potrebbero effettuarsi abbastanza velocemente, in quanto alcuni STIR oggi sono fortemente sottoutilizzati in conseguenza delle alte percentuali di RR.DD. raggiunte in alcune aree della regione. L’Impianto di Casalduni ha esigenza di poter liberare velocemente le aree occupate sia quelle in adiacenza allo STIR che a Fragneto Monforte dove il suolo è di proprietà privata, al fine di completare la progettualità già avviata di poter effettuare il processo aerobico del rifiuto organico”.

“La Samte – si legge nella nota – in attesa che avvenisse la costruzione del digestore anaerobico in adiacenza allo STIR, presentò agli Uffici Regionali, nel mese di dicembre 2013 la proposta di riconversione dell’Impianto STIR di Casalduni, quale piattaforma multifunzionale per i Rifiuti Urbani. Tale idea progettuale ha ottenuto, dopo circa 14 mesi, a febbraio 2015, il parere favorevole dell’ARPAC; non si è ancora attuata la riconversione in quanto occorre realizzare la rifunzionalizzazione della 2° linea di trattamento ed alcuni interventi di manutenzione straordinaria, a tale scopo sono state assegnate risorse dalla Regione Campania alla Provincia di Benevento pari a circa € 990.000,00 e si è in attesa di avere conferma circa la reale copertura prima di procedere per la fase di appalto”.

Infine, nella nota, la Samte tiene a precisare alcuni punti che riguardano la questione dei circa 1200 lavoratori degli ex Consorzi di bacino , “costituiti in virtù dalla Legge Regionale n.10 del 1993, sottoimpiegati e che non hanno più una stabile collocazione nel ciclo. Essi sono animati dalla speranza (vana), che attraverso l’applicazione di questa norma, potranno, a breve, trovare ricollocazione sui servizi dell’intero ciclo. Oggi, i servizi svolti sono già totalmente coperti dagli addetti che vi operano. Per come è la realtà, potrebbero essere impiegati soltanto sui segmenti di impiantistica che ancora mancano, ma quando? Si potrebbe concretamente, nel frattempo, percorrere un’altra ipotesi; Il Presidente della Regione, a tal proposito, potrebbe adottare un’Ordinanza contingibile ed urgente da concordare eventualmente anche con il Ministero dell’Ambiente le cui motivazioni potrebbero essere plurime come la terra dei fuochi, il mancato raggiungimento della percentuale pari al 65%,  le infrazione Comunitaria (sanzione 120.000 euro al giorno) o la sentenza sul divieto di smaltimento fuori regione senza preventivo accordo tra regioni.

La proposta alternativa dovrebbe, quindi – conclude la Samte – riguardare esclusivamente quegli enti locali non virtuosi: l’assegnazione degli ex lavoratori avverrebbe prevalentemente ai comuni che non hanno ancora raggiunto la percentuale di RR.DD. stabilita, attraverso un calcolo proporzionale improntato sul quantitativo del rifiuto indifferenziato residuo prodotto.. Il punto debole di tale ipotesi riguarderebbe il divieto che vige per le assunzioni di personale, ma tale dettaglio potrebbe essere superato con una normativa nazionale approvata ad hoc, in considerazione della sanzione elevata (120.000 euro al giorno) che L’Italia paga per responsabilità della Regione Campania”. 



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