Benevento -

Matarrese e Petrucci a Telese: il calcio è uscito dalla crisi

Benevento - 22:13:18 953 stampa questo articolo

La pioggia abbondante ha costretto gli organizzatori della Festa dell'Udeur di Telese a modificare il programma della penultima giornata. Così, il convegno dal tema "Il calcio italiano è finito o no?" è stato spostato dal Centro Congressi delle Terme alla Sala Convegni del Grand Hotel.

Il lungo dibattito - che si è protratto per quasi due ore - ha visto la presenza di esponenti di primo piano del calcio nazionale e di numerosi politici. Era stato annunciato anche l'arrivo nel Sannio di Lino Banfi nel ruolo di "Oronzo Canà", il celebre personaggio interpretato dall'attore nel film 'L'allenatore nel pallone'. Banfi ha comunicato agli organizzatori di non poter essere presente al convegno perchè impegnato in una premiazione a Venezia. Forfait anche di Rosella Sensi, amministratore delegato della Roma.

A presentare gli ospiti è stato Gian Francesco Lupattelli, presidente MSP (l'ente di promozione sportiva Movimento Sport Azzurro Italia). Moderatore il giornalista Giacomo Crosa e non Mario Sconcerti come annunciava il programma. Il dibattito, intenso e vivace, è entrato subito nel vivo con l'intervento di Marco Verzaschi, sottosegretario alla Difesa dei Popolari Udeur.

"Abbiamo vissuto - ha detto - l'ultimo anno con grande angoscia, dopo la ripulita di dodici mesi fa. L'angoscia che questo gioco in Italia non potesse tornare ad alti livelli. Società in crisi, dislivello tra sodalizi ricchi ed altri in difficoltà. Il calcio può sopravvivere ad alti livelli solo se si offrono alle società altre opportunità: stadi di proprietà, entrate diverse rispetto a biglietti e diritti tv. Altro problema è quello della violenza. Dopo la tragedia di Catania c'è stato un segnale forte in questo senso. Tutto questo deve proseguire anche dando opportunità di gestione alle società".

Quindi la domanda che Crosa ha girato ai presenti: com'è lo stato attuale del calcio italiano? "Consideriamo le cose positive - ha subito risposto il presidente del Coni Gianni Petrucci -. Dal punto di vista tecnico i risultati ci sono: i campionati del mondo vinti in Germania, i successi in Europa del Milan. Ma ancora più importante è valutare positivamente il fatto di essere usciti dalla crisi dirigenziale e anche amministrativa, considerando che quest'anno non ci sono stati problemi di iscrizione per i club. E' ovvio che ci siano anche gli aspetti negativi come la violenza. Che non bisogna dimenticare, ma che va affrontata guardando avanti. Il calcio, in definitiva, sta tornando ad essere quello positivo che tutti vogliamo".

Sulla stessa lunghezza d'onda Antonio Matarrese, presidente della Lega Calcio. "Ora siamo in piedi - ha affermato - a testa alta. La crisi è finita e invito a smettere di piangerci continuamente addosso. Con l'esperienza di Calciopoli abbiamo estirpato l'erba cattiva - quasi tutta - e inoltre è stato superato il periodo del commissariamento. E' ora di guardare avanti con entusiasmo".

"Il clima è cambiato, possiamo dire che il calcio italiano non finirà mai, anche se dovessimo mettere un pallone quadrato in mezzo al campo", ha aggiunto Vito Li Causi, capogruppo Popolari Udeur Commissione Cultura Camera dei Deputati


E' quindi toccato a Claudio Lotito, patron della Lazio ("un presidente con gli attributi", così lo ha definito Matarrese) esprimere il suo parere. "Il calcio - ha detto - è un bene che va salvaguardato in una società dove c'è crisi di valori. In campo dobbiamo trasmettere l'immagine del rispetto delle regole (acceso e simpatico, in tal senso, un battibecco che Lotito ha avuto con Crosa sul ruolo del calciatore e sull'opportunità che venga considerato o meno un esempio da seguire)".

Lotito ha chiarito poi anche in seguito alcune proposte a suo avviso fondamentali. "Il calcio - ha aggiunto - ha bisogno di iniziative legislative. Se avessimo fatto (ha detto rivolgendosi ai politici presenti in sala) una legge quadro, ora avremmo risolto tutti i problemi. Le mie proposte sono: determinare lo stato giuridico del calciatore, stabilire un tetto salariale (nella Lazio Lotito lo ha fissato in 500mila euro)".

Ma la vicenda che più sta a cuore al presidente laziale è la possibilità di costruire e gestire uno stadio. "Non vogliamo finanziamenti (in sala era presente anche il presidente del Consiglio Comunale di Roma Mirko Coratti ndr) ma chiediamo solo di essere messi nelle condizioni di creare una nostra struttura che sia polifunzionale".

Ad accendere la discussione è stato poi l'intervento di Pietro Folena (Prc), presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati. "Ho notato ottimismo - ha affermato - fin qui sul superamento della crisi del calcio, invece da parte mia c'è più preoccupazione. L'emergenza è finita e il problema violenza è stato affrontato, siamo d'accordo. Ma la malattia profonda del calcio - non solo in Italia - è la logica economica prevalente: pubblicità, tv, mercato e continua competizione, senza alcun vincolo. A settembre sarà pronto il documento conclusivo della Commissione Cultura che fornirà le indicazioni. Al calcio stiamo dedicando molto tempo e sono convinto che il mondo del pallone abbia vissuto troppo al di sopra delle proprie possibilità".

Folena ha fatto quindi riferimento alle società quotate in Borsa ("non capisco come siano autorizzate società che hanno come capitale solo diritti tv e calciatori"). "Non dico -ha aggiunto - di uscire dalle Spa, ma di rivedere la normativa giuridica. C'è bisogno di tutela".

Affermazioni cui ha ribattuto Petrucci rivendicando l'autonomia dello sport. "Abbiamo bisogno del Parlamento - ha affermato - ma vogliamo mantenere la nostra autonomia". Sull'argomento si è soffermato anche il ministro della Giustizia Clemente Mastella che ha seguito una buona fetta del convegno seduto in prima fila (in sala si è visto anche l'ex presidente del Napoli Corrado Ferlaino ndr): "L'autonomia dello sport - ha detto il Guardasigilli - è sacra. L'istituzione può fare da sponda. La politica può regolare, non comprimere o entrare a gamba tesa. Nello stesso tempo, autonomia non vuol dire sentirsi deresponsabilizzati. Lo sport non può infatti pensare che la politica possa essere disattenta rispetto ai problemi del mondo del pallone".



Articolo di / Commenti