La Rete Antirazzista Benevento: "Caos migranti per cattiva mediazione. Dove erano i controlli sulle strutture?"

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La Rete Atirazzista Benevento avanza la ricostruzione degli eventi che hanno portato, dalla chiusura del Centro di accoglienza di Contrada S. Chirico, a quello di Vitulano ed alle proteste dei migranti protagonisti dei vari conseguenti trasferimenti.

"La mattina del 10 febbraio" - viene sottolineato in una nota dalla Rete Antirazzismo  - "in seguito ad una ordinanza della Procura di Benevento, i Carabinieri del Nas hanno chiuso il centro di accoglienza Damasco 12 della cooperativa Maleventum, sito in Contrada Madonna della Salute alle porte di Benevento. Le motivazioni sono principalmente legate a false certificazioni che attestavano l’agibilità della struttura e le inadeguate condizioni igienico sanitarie al suo interno. Al momento della chiusura del centro d’accoglienza erano presenti nella struttura 75 persone. Queste sono state divise in diversi gruppi e trasferite in altre strutture della provincia, già abitate da richiedenti asilo. La condizione di sovraffollamento e la sensazione di un peggioramento delle proprie condizioni di vita, unite alla mancanza di voce in capitolo sulla futura destinazione, hanno creato non poche tensioni".

"Nessuna delle persone ha accettato di buon grado il trasferimento" - continua la Rete - "ma dinanzi all’assenza di prospettive dopo vari tentativi di trasferimenti molti si sono arresi. Non un gruppo di una ventina di ragazzi che, giustamente, non hanno acconsentito ad essere trasferiti in una struttura a Durazzano considerata non idonea, se non addirittura peggiore della precedente. Qui sono sorti i primi problemi, nonché la difficoltà nel gestire la situazione da parte della Prefettura e della Questura di Benevento. I ragazzi sono stati spostati a Santa Maria a Toro per poi essere di nuovo trasferiti a Durazzano. Dopo un tira e molla durato dal mattino, in serata il gruppo di richiedenti asilo è riuscito a scendere dal mezzo che li stava portando a Durazzano e ha percorso a piedi la statale Appia per raggiungere la Questura per aprire una lunga trattativa".

"La Polizia ha fermato i migranti all’altezza della rotonda di via Napoli. A questo punto per evitare uno scontro e nella ricerca di una soluzione i ragazzi si sono diretti verso il piazzale della Chiesa dell’Addolorata. Lì" - aggiunge La Rete  - "sono stati raggiunti da diversi solidali, ma completamente abbandonati dalle istituzioni. Grazie alla nostra mediazione siamo riusciti a incontrare l’unico interlocutore che in questa città riesce a mettere una pezza a situazioni di disagio sociale, ossia la Caritas. L’intervento di Don Nicola ha garantito ai ragazzi la possibilità di dormire all’interno dei locali del dormitorio ed evitare di passare la nottata all’addiaccio".

"Al margine di questo resoconto, conclude La Rete Antirazzista, "sorgono spontanee alcune domande inevase. La struttura di Madonna della Salute esiste da un paio d’anni, è uno dei centri di accoglienza più grandi della città, se non il più grande. Com’è possibile che dopo soli due anni, a seguito di segnalazioni e denuncie, è la Procura a dover scoprire che addirittura erano stati falsificati i certificati di agibilità? Come si fa a vincere appalti in questo modo? Dov’è l’attenzione che tanto si sbandiera sul controllo dell’idoneità e della funzionalità di questi centri? Inoltre, una volta che si presentano queste situazioni, com’è possibile che manchi completamente un piano d’azione capace di garantire i diritti fondamentali dei richiedenti asilo? Teniamo a ribadirlo per l’ennesima volta: sono persone, non pacchi da smistare. C’è bisogno di un coinvolgimento degli stessi nella scelta di una soluzione idonea".

Per la Rete Antirazzista si tratta di inadeguatezza a mediare, "pensando solo a tappare i buchi". I ragazzi in questione da quasi due anni vivono a Benevento, il che rimanda ad uno dei più gravi problemi di tutta la questione migranti: l'insostenibile lentezza dell'iter della domanda di accoglienza, che costringe per anni i migranti in un limbo di incertezza e ne esaspera la già drammatica condizione individuale. La Rete Antirazzista ricorda che questi ragazzi "hanno tessuto relazioni, frequentano la città, fanno parte di percorsi di socialità dal basso (alcuni giocano, ad esempio, nell’Atletico Brigante), hanno amici, sentono questa città come loro casa. Come si può pensare di svegliarli una mattina, senza spiegare loro niente, e allontanarli da tutto ciò, gestendo una situazione delicata come un problema di ordine pubblico? I richiedenti asilo stanno dimostrando una grande propensione a non abbassare la testa dinanzi ai soprusi. Si fanno tante denuncie ma poi sono loro i veri protagonisti, coloro che si subiscono tutto ciò, ma che soprattutto si oppongono davvero a questo business. In questa occasione hanno dimostrato ancora una volta che la lotta può cambiare le cose. Sono riusciti momentaneamente a prendere parola e tenteranno in tutti i modi nelle prossime ore di poter decidere del proprio futuro".



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