Libera, a Benevento ricordate le vittime di mafia

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Presso l’Auditorium Calandra di Benevento, nell’ambito dell’iniziativa promossa da Libera per la diciottesima “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, si è tenuta oggi (21 marzo) una manifestazione a cui hanno partecipato cittadini e scuole di Benevento e provincia.
Studenti e docenti hanno partecipato esponendo, per ciascun gruppo, bianchi lenzuoli su cui hanno riportato il nome dell’Istituto di appartenenza ed un pensiero antimafia. Convenuti all’incontro le autorità civili e militari della provincia che hanno voluto, con la loro presenza, sottolineare l’importanza di un confronto che ha come scopo l’affermazione del tema della legalità. Il convegno si è aperto con l’affissione, lungo gli spazi dell’Auditorium, di tutti i bianchi lenzuoli.
Amleto Frosi, referente territoriale di Libera e presidente dell'associazione A.L.I.L.A.C.C.O. - Sos Impresa, nonché animatore dell’iniziativa, ha tenuto a sottolineare ai presenti che i morti citati nella interminabile e triste lista, hanno dato e danno senso alla nostra vita e che oggi più che mai, è indispensabile costruire un cammino comune verso quella legalità che caratterizza ogni società civile. Il ricordo dei tanti morti deve darci la forza per riaffermare quei diritti che la malavita vuole negare, perché, come già affermato da Pippo Fava : "a che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare?”. Libera vuole essere una spina nelle istituzioni, per obbligarle a riaffermare quei diritti che sono carne viva che evita che la vita sia un ‘favore’ della mafia, come già affermato da Dalla Chiesa. La denuncia ovviamente non basta, bisogna dire no - ha continuato Frosi - anche mettendo a rischio la nostra vita, ricordando che Dalla Chiesa non si è girato dall’altra parte. Difendiamo la Costituzione come uguaglianza di diritti, se ci girassimo dall’altra parte vorrebbe dire che se molti sono morti, noi non siamo stati troppo vivi.
Salerno, Capo della Squadra Mobile di Benevento, dopo il pensiero rivolto al defunto capo della polizia, Manganelli, ha precisato che la mattanza di cui troppi sono stati vittime, sono il risultato di un preciso progetto di intimidazione sociale che, seppure costantemente combattuto dalle forze dell’ordine, ha bisogno del sostegno dei cittadini e soprattutto dei giovani, come quelli che troppo spesso perdono la vita innocenti.
La mafia distrugge il futuro, genera malattie, come quelle indotte dalle troppe discariche abusive da loro amministrate, essa è dunque sempre e comunque morte. Tonino Conte, Presidente provinciale ANPI Benevento, ricorda che sono proprio i giovani che debbono liberare la società dalla mafia, per questo è importante salvaguardare la memoria della nostra storia, infatti la memoria non è nostalgia, ma dovere civile che affonda le sue radici nella storia partigiana iniziata settanta anni fa. Lotta di libertà o asservimento che ha portato ciascuno a fare la propria parte, per questo ogni cittadino deve diventare soggetto che riprende il proprio ruolo nel rivendicare libertà e diritti. Indifferenza è dunque complicità. Dopo la proiezione di un filmato sulle varie mafie e sui moventi economici che le sostengono ed in particolare sulla loro diffusione nel milanese, chiudono l’incontro Antonio Clemente, Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Benevento, e Paolo Guascona, testimone di giustizia. Il primo ha precisato che è necessario parlare di criminalità anche nel territorio di Benevento, anch’esso luogo di organizzazioni criminali, anche di tipo amministrativo, una criminalità che, come la mafia, non è invincibile. Gli adepti alle associazioni criminali sono dei vigliacchi che vivono braccati dai loro stessi ‘amici’, non sono mai veramente liberi e dunque la criminalità è una scelta perdente, che non conviene, è molto più conveniente la legalità che, forte di leggi condivise, assicura la libertà di ciascuno. La mafia vince solo quando la società civile lo consente, al contrario è già sconfitta in partenza.
Guascona, imprenditore del napoletano, è poi intervenuto per testimoniare la necessità del coraggio della denuncia, egli ha appena terminato due processi contro il clan Fabrocino, a seguito del quale ha ricevuto ulteriori minacce, eppure ha chiesto di restare sul territorio, ma ciò gli costa la presenza costante di una scorta che però, segnala, lo segue solo in territorio napoletano, fuori del quale egli è nuovamente solo. Ciò nonostante, ribadisce con semplicità, “bisogna farlo”. Ad un urlo in sala:”Lo Stato vive con la mafia!”, il Guascona risponde che non è vero, basti ricordare quanti sono morti per lo Stato e contro la mafia. Conclude l’incontro Frosi che ammonisce quanti criticano lo Stato, affermando che lo Stato siamo noi, che non dobbiamo più delegare e che anzi “dobbiamo sporcarci le mani”.
Forte e significativa iniziativa che ha voluto rimarcare ‘fortemente’ che senza legalità si muore, fisicamente e civilmente.
Eusapia Tarricone



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