Priebke, la linea sottile tra indifferenza e rabbia. Conte (Anpi Sannio): 'Criminale che non si è mai pentito'

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"Il vero problema è la conoscenza dei fatti. Stiamo parlando di un criminale che non si è mai pentito, un persona dotata di una coerenza demoniaca e proprio quel suo non pentimento ha inasprito ancora di più la questione. Occorre sempre commentare a freddo ed io, a freddo, dico che ci vuole memoria storica ed occorre conoscere i fatti per dare un giudizio e che i comportamenti vanno interpretati criticamente". Parole di Tonino Conte, presidente provinciale dell'Anpi Benevento e membro del consiglio nazionale, che ha rilasciato un'intervista al nostro portale dopo gli ultimi fatti di cronaca avvenuti ad Albano Laziale, sul caso Priebke. Il feretro del criminale accolto con calci e pugni e al grido di "assassini", un prete lefebvriano aggredito, gli agenti a separare manifestanti e militanti di estrema destra e la cerimonia sospesa fino ai lanci di bottiglia e ai fumogeni. Una giornata ad altissima tensione quella dei funerali dell'ex capitano nazista Erich Priebke, tra i responsabili dell'eccidio delle Fosse Ardeatine dove morirono 335 italiani (tra questi anche un beneventano, il Maresciallo Pepicelli, medaglia d'oro): esequie decise a tarda sera ma mai celebrate, ad Albano Laziale, dopo il via libera del prefetto di Roma, contro la volontà del primo cittadino e dopo i tanti "no" arrivati nei giorni scorsi, primi tra tutti quelli del sindaco della Capitale e del Vicariato.
"Quello che è accaduto a Roma ed Albano - ha rimarcato Conte - merita un'attenta riflessione. Una reazione eccessiva e inaccettabile per molti, ma dobbiamo tener conto che, specialmente per i romani, Priebke è da considerarsi una ferita su carne viva, l'apice della crudeltà verso una popolazione. Quegli atti del 1943 furono cruenti ed efferati, per molte persone direttamente coinvolte oppure per i parenti delle vittime, non è cancellabile". Eccessive proteste che dunque sono una reazione obbligata. Priebke è morto ma la sua coerenza, il suo non pentirsi (e la sua fuga in Argentina) hanno aumentato lo sdegno delle persone: "Effettivamente è così - ha proseguito il presidente provinciale Anpi - non si tratta di visceralità e rifiuto al perdono. Le persone che si oppongono ad un suo funerale non vogliono riconoscere umanità nei confronti di chi non ne ha mai avuta, neppure prima di morire. E' come se è scattato un obbligo morale, una difesa, un rigetto a tanta ferocia. La freddezza estrema che il criminale nazista ha mantenuto fino all'ultimo secondo della sua vita ha indispettito ulteriormente le persone coinvolte, direttamente o indirettamente". Nei dibattiti delle ultime ore anche la voce di Aharon Appelfeld, 81 anni, sopravvissuto alla Shoah perchè fuggito dal lager: "Credo che Priebke sarebbe molto felice di essere odiato, meglio seppellirlo in silenzio senza perdono". Una tesi valida?: "Ripeto, la differenza tra Priebke con gli altri criminali nazi-fascisti è proprio questa - ha commentato Conte - lui non si è mai pentito, in cento anni di vita, di quello che ha fatto. Ecco perchè tanto rumore, ecco perchè chi ha memoria storica e critica non può far finta di nulla". Ma non tutti la pensano così, basta vedere cosa succede a Roma, dove nostalgici neonazisti lo hanno omaggiato ma anche cosa si legge sui social network, come Facebook, dove gli slogan pro-Priebke si sprecano e, nella maggior parte dei casi, si tratta di giovanissimi "under 30", lontani anni luce da quei tremendi periodi: "Le giovani generazioni non hanno la piena consapevolezza di quello che scrivono e dicono - ha aggiunto Conte - ma la colpa non è loro. Se c'è questa desertificazione è perchè non si è affrontato bene il problema, la colpa è della società. Qui non si tratta di ragionare in termini ideologici o propagandistici - ha voluto precisare il responsabile Anpi - ma bisogna adoperare la critica. Quando si affrontano queste tematiche a scuola, ad esempio, occorre ragionare ed esaminare il problema, non limitarsi al compitino accademico. Ci vuole una vera e propria azione culturale, che parte dalla scuola, per poi proseguire con i mezzi di informazione e con le istituzioni. Ognuno deve fare il suo ruolo, e lo deve fare al meglio. Ad ogni modo la morte di Priebke io la vedo come un'occasione per mettere in pratica questa azione culturale. Non isoliamo quello che si legge sui social network, neppure i commenti sbagliati". E sulle nuove ondate di nazifascismo, Conte così commenta: "Non dimentichiamo che il nostro, unitamente alla Germania, è il paese delle leggi razziali. Questo è un dato di fatto che spesso si tende a nascondere, a celare, nel nome di un buonismo che non deve confonderci. Quello che è successo non deve accadere mai più e, per fare questo, il nostro compito è di contrapporci a tutte le insorgenze nazifascite, giovanili e non, che sono il prodotto di un non sviluppo della democrazia. Questi fenomeni crescono sempre quando è la crisi ad impadronirsi delle coscienze, e diventano addirittura portatori di valori. Dobbiamo fare la nostra parte, questa è la cura - ha chiosato Conte - e non solo con le parole e la propaganda. Anche noi nel Sannio, come Anpi, cerchiamo sempre di approfondire la questione, partendo dalle fondamenta".

Gaetano Vessichelli

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