Tolleranza e diversità, se n'è parlato al Caffé Filosofia a S. Giorgio del Sannio

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Negli spazi del “Caffè Monet” di San Giorgio del Sannio, si è tenuto, nella serata di mercoledì 29 maggio, il terzo incontro di “Caffè Filosofia”. L’incontro, che ha avuto come animatori Eusapia Tarricone e Rino Ianaro, docenti dell’Istituto “Virgilio” di San Giorgio del Sannio e ha trattato il tema della tolleranza. Numerosi i giovani ed i meno giovani che si sono voluti confrontare, come ormai abitudine di questi incontri, su un tema di grande attualità e di significativo valore civico, oltre che di particolare rilievo filosofico.
Hanno collaborato, all’organizzazione del confronto, Carmine Colella e Giovanna Marino, anch’essi docenti del “Virgilio”. L’appuntamento con la Filosofia si è aperto con riferimenti e lettura di brevi brani di due opere di particolare rilievo relativamente al tema in oggetto: “L’epistola sulla tolleranza” di John Locke ed il “Trattato sulla tolleranza” di Voltaire, scritti in cui è possibile ritrovare riferimenti al tema della tolleranza religiosa.
La provocazione filosofica ha subito innescato un fitto dibattito fra i presenti, soprattutto fra i più giovani, che hanno immediatamente evidenziato l’assoluta mancanza di tolleranza nella società attuale, rimarcando, al contrario, una sorta di insofferenza nei confronti di quanti sono ritenuti ‘diversi’, sia in campo politico che in campo razziale o etnico ed anche nei confronti di quanti di orientamento sessuale diverso da quello canonico. Immediato è stato il riferimento alla Francia che, pur tra forme significative di opposizione, ha prodotto una legge che consente le unioni civili fra omosessuali, fatto assolutamente impensabile nella nostra realtà nazionale. E’ dunque accettabile un tale provvedimento che ‘tollera’ condizioni di diversità sessuale? Il dibattito si è fatto serrato fra quanti, soprattutto giovani, hanno definito il provvedimento legislativo, ‘normale’ espressione di una società che accetta come comprensibile il diverso orientamento sessuale e quanti, soprattutto adulti, hanno affermato invece di accettare l’idea della convivenza tra persone dello stesso sesso, ma di non condividere l’idea che la coabitazione venga definita ‘matrimonio’, ritenendo lo stesso, atto che si consolida fra persone di sesso diverso.
La riflessione è poi passata al tema della tolleranza di genere e agli ultimi e recenti fatti di cronaca che hanno visto, come vittime, le donne, oggetto di violenze inaccettabili e di forme di disprezzo della loro dignità di esseri umani, atti lontani mille miglia dal concetto di accettazione della differenza sessuale e del suo rispetto. Un giovane ha avanzato l’ipotesi che tali forme di intolleranza siano figlie di quel ‘sentirsi superiori’ che genera, in diversi ambiti, atteggiamenti aggressivi e di insofferenza non solo nei confronti delle donne, ma anche nei confronti di persone di diversa etnia, come i Rom, o di diverso colore della pelle. Ma dove finisce lo spirito della tolleranza e dove inizia il ruolo delle leggi che regolamentano i nostri rapporti sociali? Quali i confini identificativi fra tolleranza e leggi? Se la legge è figlia degli uomini che la producono, la nostra tolleranza è, troppo spesso, afferma un giovane, solo una forma di ‘convenzione’ secondo cui dobbiamo avere certi atteggiamenti, ma non perché siamo veramente tolleranti, agiamo dunque secondo modelli di ‘relativismo culturale’ che poco hanno a che fare con la piena condivisione dello spirito della tolleranza. La tolleranza va però avanti per ambiti, afferma un altro giovane, ad esempio la Francia tollera gli omosessuali, ma non i Rom. La tolleranza non esiste, afferma con amarezza una ragazza, non è nella natura umana e chi aiuta gli altri non è tollerante, ma fa solo la carità. Un’altra ragazza ritiene che l’Italia è un paese tollerante, soprattutto dal punto di vista religioso, la nostra fede, continua, non ha forme persecutorie, meno che mai a livello sociale. La Chiesa però, controbatte un suo compagno, è intollerante non solo nei confronti dei matrimoni gay, ma anche in relazione al tema della contraccezione. La religione inoltre, continua, influenza fortemente sia la politica che la società e le sue scelte. Un altro giovane solleva poi il tema dell’intolleranza della Chiesa nei confronti dell’aborto e dell’eutanasia, posizioni inaccettabili che ledono il diritto alla libertà individuale, anche nella scelta della fine vita, diritto di ognuno, ma soprattutto di quanti soffrono e scelgono una morte dignitosa. Coloro che assecondano la richiesta di fine vita, vedi casi come quello di Luana Englaro e di Piergiorgio Welby, compiono un atto di tolleranza o sono carnefici che infliggono la morte, ci si chiede? Sono persone che, per amore dell’altro, rispettano la volontà di chi ha scelto, deliberatamente, il fine vita. Il Cristianesimo non crede nella predestinazione ed ha un progetto per ciascun uomo, afferma una giovane; ma se la religione cattolica rifiuta la morte procurata, ribatte un compagno, perché accetta l’accanimento terapeutico? Se l’accanimento terapeutico, accettato dalla Chiesa, ha consentito, per un verso, lo sviluppo della scienza, perché la stessa Chiesa non accetta la condizione degli omosessuali come manifestazione della natura, continua il giovane? Viene poi sollevato il tema della tolleranza politica che, a sentire un ragazzo presente all’incontro, è pari a zero, ciascuno cura il proprio orticello e cerca di inaridire quello altrui, magari urlando o incoraggiando la gente a condividere la propria posizione politica, senza valutare le conseguenze di tale agire. E’ un sistema, affermano dal pubblico, che ha prodotto i guai, economici e sociali, che noi stiamo subendo. Il filosofo Popper afferma però, interviene un giovane, che il modo in cui i governati possono controllare i governanti sta nel voto, dunque molti mali odierni nascono da una cattiva gestione di questa prerogativa. L’intolleranza, afferma un altro, nasce dal fatto che ci sentiamo diversi e non apprezziamo il valore della diversità, dimentichiamo cioè di considerare gli altri come esseri uguali a noi, mentre questa deve essere la riflessione alla base di ogni tolleranza.
Stimolante momento di riflessione che ha incoraggiato, gli animatori dell’iniziativa, al prosieguo di un’avventura filosofica che promette di realizzare l’obbiettivo di riportare fra la gente l’abitudine al confronto ed alla crescita sociale consapevole.



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