Appia antica, verso il riconoscimento Unesco. Bencardino e Zarro: ecco perche'

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Il Ponte LeprosoIl Ponte Leproso

Appia Bene Unesco, questo il titolo dell’incontro promosso dall’incontro convocato dall’Associazione Culturale Impegno Civico.

La via Appia, la Regina viarum è tra tutte le strade dell’antichità romana la più ricca di storia, di memorie e testimonianze. E’ stata, per Roma Antica e non solo, un modello insuperato. Fu la prima arteria dell’ imponente sistema stradale, complesso e articolato, della civiltà romana capace di resistere all’onta del tempo e delle trasformazioni economiche e sociali e confermarsi, dopo 24 secoli, fondamento della rete stradale moderna.

Irrinunciabile via di grande comunicazione, l’Appia, è stata celebrata e citata da insigni autori sia nell’epoca antica che nell’epoca moderna. Va ricordato, per la prima, Pubblio Papinio Statio e per la seconda, Jean Wolfgang Goethe. Per la sua importanza, versatile importanza, molti hanno lavorato per la sua valorizzazione. Da ultimo, la proposta di iscrivere l’Appia tra i beni dell’umanità e dunque tra i beni Unesco.

Cosa è l’Unesco? E cosa i beni Unesco? “L’Unesco – spiegano Filippo Bencardino e Giovanni Zarro dell’Associazione Culturale Impegno Civico – è l’Agenzia culturale dell’Onu. Tra le sue missioni, principali e fondative, si segnala l’identificazione, la protezione e la tutela dei patrimoni culturali e naturali presenti. Nel mondo. Per quale fine? Per la libera, fluente fruizione dei cittadini di ogni etnia e nazionalità e per la loro trasmissione alle generazioni future. L’Unesco ha finora riconosciuto un totale di 1001 siti (777 beni culturali, 194 naturali e 30 misti); beni presenti in 161 Paesi del mondo. Attualmente l'Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti riconosciuti; sono, 51, quelli inclusi nella lista patrimonio dell'umanità”.

Come opera l’Unesco? “Si muove – aggiungono – sulla scorta del relativo trattato internazionale. Sulla scorta della Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale, culturale e naturale. Convenuta nel 1972”.

Cos’è, più esattamente, il patrimonio culturale? “Secondo la stessa Unesco, si intende un monumento, un gruppo di edifici o un sito di valore storico, estetico, archeologico, scientifico, etnologico o antropologico”. E cosa, per patrimonio naturale? “Una realtà con rilevanti caratteristiche fisiche, biologiche e geologiche, nonché l'habitat di specie animali e vegetali; nonché aree di particolare valore scientifico ed estetico. L’uno e l’altro costituiscono beni, patrimoni, che documentano una ‘nobile eredità del passato’ di cui, oggi, si beneficia e si ha il dovere di trasmettere alle generazioni future. Intatta. Meglio: valorizzata. Ottimizzata. Del concetto di Patrimonio Mondiale, sorprende ed insieme affascina la sua dimensione ecumenica. La sua applicazione universale. I siti del Patrimonio Mondiale appartengono a tutte le popolazioni del mondo, al di là dei territori nei quali sono collocati. L’azione dell’Unesco non si ferma qui. Non si ferma al solo riconoscimento. Incoraggia i Paesi Membri ad assicurarne la protezione attraverso mirate politiche e si adopera, altresì, per sollecitare gli stessi Stati membri a proporre ulteriori siti per l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale. Secondo modalità ben precise e serie. Rigorose”.

È dunque, in questo contesto, che nasce l’iniziativa Appia, Regina viarum, patrimonio Unesco. Di chi l’iniziativa?

“L’idea di tutelare e valorizzare la via ‘Appia antica’ – sottolineano i due – riconoscendone gli elevati valori archeologici, storici, paesaggistici, e quindi culturali non è affatto recente. Risale agli inizi dell’ottocento; ha vissuto alterne vicende. Oggi, grazie a una rinnovata consapevolezza e a un nuovo impulso politico istituzionale, questa idea, questo progetto potrebbe apprestarsi a divenire una esaltante realtà. Il promotore è il Ministero dei Beni Culturali. In sinergia, con le Regioni e gli Enti Locali. In sinergia con Enti ed istituzioni culturali. L’oggetto della valorizzazione dell’Appia, non è limitato, non si ferma a ridosso di Roma, al parco archeologico dell’Appia. Invero, la valorizzazione a cui si pensa riguarda il suo complessivo sviluppo da Roma a Brindisi o Taranto. Tracciato, avviato nel 312 a. C., definito da vari interventi susseguitisi nei secoli e segnato da molte varianti. La più importante l’Appia Traiana. Agli inizi del II sec. d.C. la Regina viarum raggiunse la lunghezza complessiva di circa 360 miglia. All’atto, interessa quattro regioni numerose province e moltissimi comuni. Il fine della valorizzazione? Il progetto nasce con l’obiettivo di promuovere non soltanto la conservazione del tracciato e dei siti che vi gravitano, e di cartellonarli, ma anche di sostenerne la riqualificazione e la valorizzazione attraverso la pianificazione paesaggistica e urbanistica esistente o in fase di redazione. Finalizzata ad assicurarne una chiara lettura del percorso antico; a sottolinearne la sua importanza per la rete stradale ( in particolare dell’Appia antica e della Traiana) e per la sua conseguente funzione di regolazione dei sistemi territoriali ed urbani attraversati”.

Che interesse ha il Sannio e Benevento? “Le aspettative sono evidenti – concludono – l’Appia attraversa tutta la provincia: da ovest ad est. Percorre alcune delle sue zone più interessanti, dalla Valle Caudina, all’hinterland di Benevento. Poi si biforca: verso Aquilonia, alta Irpinia e Apice verso Foggia a Buonalbergo. Offre alla fruizione culturale impareggiabili monumenti storici. Non solo il Ponte Leproso, il Teatro Romano, l’Arco di Traiano (perché no, l’Anfiteatro romano che sarebbe ora di esumare) ma anche ‘Le Forche caudine’, la villa ‘Cocceia’ a Bonea, i siti di Montesarchio, Ponte Rotto di Apice ed i siti tra Paduli e Buonalbergo. Ed altri. Naturalmente. Tutti questi beni vanno valorizzati e messi in sistema. Per una intelligente fruizione locale. Innanzitutto. Ma anche turistica. Il cammino è solo iniziato. Sarà faticoso ma le ricadute, oltre che per il sistema culturale, per quello economico sociale, di certo, non saranno grame”.



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