Caso Gosaf. Stipendi mancanti e proteste, parlano i lavoratori

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La protesta dei lavoratori GosafLa protesta dei lavoratori Gosaf

Nessuna schiarita per i lavoratori Gosaf, ovvero, il servizio affissioni e gli addetti alla riscossione coattiva delle entrate del Comune di Benevento. I lavoratori protestano da mesi per il mancato pagamento dello stipendio. Il malcontento è esternato in una lettera aperta al prefetto Paola Galeone, ai cittadini beneventani, ai politici, ai rappresentanti sindacali.

“Da sette mesi, i lavoratori del servizio affissioni e il personale addetto alla riscossione coattiva delle entrate Comunali non percepiscono retribuzione, la colpa a dire degli amministratori Comunali è della Gosaf SPA, l’azienda a cui loro stessi tre anni fa hanno affidato l’appalto”. Comincia in questo modo la lettera aperta dei lavoratori Gosaf che da mesi protestano per la loro condizione. Missiva, che giunge dopo quella già redatta a maggio e lo sciopero dello scorso gennaio.

“Da precisare – scrivono i lavoratori – che la Gosaf SPA, azienda di Sant’Agata de’ Goti è subentrata alla Digep srl di Pisa, che succedeva alla RTI Equitalia-Andreani di Napoli e Macerata, il cui predecessore era la Tributi Italia di Chiavari (Genova), che era subentrata alla Gestor SPA di Bari, che a sua volta aveva acquisito la Gappa Srl di Milano, facente parte del gruppo Agiap SPA di Torino”.

“In sintesi – continuano – le aziende sopraelencate hanno gestito parte della riscossione dei tributi Comunali e come i barbari di un tempo hanno fatto razzia e sono scappat. “L’azienda Tributi Italia, guardate su internet, ci ha rubato: 4 stipendi e tfr, la Digep srl: 5 stipendi e tfr, la Gosaf SPA: 7 stipendi e tfr”.

“Quanto – si chiedono – queste aziende hanno realmente sottratto alle casse comunali non è dato sapere ma è certo che la Gosaf SPA, ancora oggi riscuote sul suo conto corrente e non riversa nulla di nulla compreso lo stipendio ai lavoratori. Gli impiegati e gli addetti hanno più volte manifestato il loro disagio”.

Addirittura i lavoratori denunciano anche la mancata pulizia. “L’ufficio – si legge – non viene spazzato e lavato da anni, l’auto aziendale è un pulmino 9 posti, agli operai non sono stati forniti i mezzi idonei per fare le affissioni, i mezzi antinfortunistici sono una chimera, per non parlare del materiale di cancelleria non fornito da mesi”.

Poi l’affondo e l’appello al Prefetto. “Eccellentissimo Prefetto, ieri siamo stati presenti al Consiglio comunale e al di là delle transenne abbiamo ascoltato i politici che hanno approvato il conto consuntivo delle entrate comunali. Ma quanti euro, mancano realmente nelle casse comunali? Nei nostri uffici, giacciono centinaia di inviti di pagamento riguardanti l’imposta comunale sulla pubblicità, gli stessi dovevano essere spediti a gennaio ma l’azienda non aveva i soldi per comperare i francobolli (35centesimi ognuno). Le ingiunzioni riguardanti ICI, TARSU, ICP, le multe dei vigili, non sono state neanche stampate e molte prescritte”.

Infine, i lavoratori si rivolgono ai cittadini e ai politici. “ci rivolgiamo a voi – scrivono – vi chiediamo una parola di conforto, un intervento che sblocchi questa situazione di stallo. La nostra disponibilità è massima. Malgrado tutto oggi siamo ancora qui, un nostro collega giorni fa ha tentato il suicidio, nessuno ne ha parlato nonostante tutti i giornali abbiano riportato la notizia. Nessuno ha mostrato solidarietà alla nostra protesta, da alcune settimane sul nostro ufficio sito in Piazza Guerrazzi, sono esposte delle bandiere e una scritta “Assemblea Permanente”, aspettiamo una risposta da tutti voi per il bene nostro, per il bene vostro, per la città”. 



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