La 'Terra dei Fuochi' raccontata da don Patriciello. 'Anche nel Sannio esiste il problema'

19:1:19 4259 stampa questo articolo

È un mix di italiano e napoletano la favella di don Maurizio Patriciello, ospite del secondo incontro della 12' edizione di 'Settembre d'Autore' a S. Agata de' Goti. L’occasione è la presentazione del libro ‘Non aspettiamo l’Apocalisse’ scritto a quattro mani con Marco De Marco, ma don Patriciello parla a bracccio, racconta le esperienze reali e concrete che tutti i giorni nella ‘Terra dei Fuochi’ tocca con mano. Racconta dell’omertà, della paura e della disinformazione che ancora esiste attorno a questi argomenti, ma anche della malattia e della morte prematura che nasce dal problema dei rifiuti tossici.
“Purtroppo anche a S. Agata stanno venendo fuori i rifiuti seppelliti illegalmente, ma credo che siano ancora parecchi i posti in cui sono nascosti e devono essere portati alla luce. Se non escono fuori è perché non li si cerca o perché qualcuno non parla. La cosa più triste è che si va a scavare dove indicano i pentiti ed i pentiti fino ad oggi sono solo quelli di camorra. Ancora mancano all’appello pentiti tra gli industriali che hanno chiuso accordi con la camorra e tra i politici” – non ha paura di dichiarare don Patriciello.
Ci tiene a sottolineare che non sa se anche il Sannio è la ‘Terra dei Fuochi’, “ma da quello che leggo sui giornali anche qui ci sono i presupposti per rientrare sotto quest’etichetta. L’espressione è anche impropria, perché si parla solo dei rifiuti che vengono bruciati, mentre io preferisco parlare di terra dei fumi e dei veleni, un po’ perché i fuochi non li vediamo, mentre vediamo i fumi e poi perché ci sono gli scarti interrati che contaminano la terra e la falda acquifera”.
Don Patriciello ha poi sottolineato la mancanza di volontà reale di cambiare il sistema per affrontare il problema dei rifiuti interrati. “Si lotta da anni, ma ancora non c’è un sistema satellitare che controllare i camion che circolano con il giro-bolla cartaceo che è facilmente falsificabile. È necessario cambiare le norme. Una proposta di legge per inasprire le pene del reato ambientale è ferma al Senato e manca la volontà di farla andare avanti. I magistrati non hanno le armi, ossia le leggi per combattere questa guerra”.
Secondo don Patriciello l’ultimo baluardo “siamo noi che ci dobbiamo difendere, dobbiamo alzare la voce per la nostra terra, perché se non ci difendiamo da soli, nessuno lo farà per noi”.
Il rammarico più grande della serata è la sala dell’incontro semi deserta: pochi e poco attenti ragazzi dell’Istituto ‘de’ Liguori’ ed ancor meno santagatesi che pur avendo il problema in casa continuano a nascondere la testa sotto terra.

Nella Melenzio



Articolo di Letteratura / Commenti