No alla Riforma Costituzionale, studenti in sit - in dinanzi le scuole: "Il nostro e' un no sociale"

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Sit-in studentiSit-in studenti

Stamani gli studenti delle scuole beneventane si sono riuniti in sit in per discutere del No al referendum costituzionale.

“Il 27 novembre ha rappresentato una data significativa per i movimenti che da anni lavorano sul territorio e che da anni denunciano le nefandezze del governo Renzi e dei suoi predecessori . Circa 50mila persone sono scese in piazza per dire No al governo Renzi. Un no diverso rispetto a quello dei partiti subalterni al PD o dei partiti che si autoproclamano paladini della giustizia i quali,però, hanno approvato a colpi di fiducia decreti legge che a poco a poco hanno smantellato i diritti delle persone; un no diverso dai partiti delle destre xenofobe, che cercano consensi tra le persone facendo leva sulla paura del diverso”.

Così gli studenti del Collettivo Autonomo Studentesco spiegano le motivazioni della loro contrarietà alla Riforma Costituzionale. Infatti stamani gli studenti hanno organizzato diversi sit-in e affisso alcuni striscioni che ribadivano la loro contrarietà al voto di domenica.

“Il nostro No è un No sociale – scrivono – che ha le sue radici nelle strade ,nelle piazze, nelle assemblee nelle quali si discute di problemi e soluzioni dal basso. Certo è che il governo Renzi non conosce questi strumenti democratici tanto è vero che ha proposto la modifica al titolo V della costituzione che sancisce la decisionalità sovrana dei territori sul territorio. La modifica del titolo V voluta da Renzi elimina la democrazia territoriale e favorisce lo Sblocca Italia che prevede l’attuazione della Tav, delle grandi navi ,degli inceneritori, delle discariche. Come può una decisione imposta dall’alto essere democratica, decisione voluta da chi di quel territorio non ne conosce le specificità e le caratteristiche? Democrazia che viene eliminata anche attraverso il superamento del bicameralismo parlamentare. Quella che viene etichettata come una manovra finanziaria di risparmio e di tagli ai costi della politica altro non è che una riduzione drastica degli spazi di democrazia. Il 27 novembre ci siamo lasciati decisi e determinati a lottare come sempre contro questo governo che da anni ci propina leggi che via via hanno smantellato diritti primari. Decreti come lo Sblocca Italia, che prevede la costruzione di tutte le grandi opere atte al deturpamento del nostro territorio e atte a profittare interessi speculativi ed economici per i soliti pochi e il Jobs act, il quale prevede l’ assunzione a tempo determinato e il licenziamento in tronco dei lavoratori sono stati
duramente contestati sin dalla loro approvazione”.

Alla base della protesta studentesca anche la lotta contro la riforma della Buona Scuola, “siamo costretti ad affrontare 400 ore obbligatorie di lavoro gratuito – dicono – il tutto agevolato dalle intromissioni dei privati nelle scuole pubbliche. Preme sempre di più sulla compagine studentesca il peso del potere che hanno assunto i presidi, diventati veri e proprio manager di un'azienda, che da un lato hanno il potere fisico di chiudere i cancelli dei nostri istituti, dall’ altro la possibilità di reprimere e minacciare attraverso dei severi provvedimenti disciplinari gli studenti che esprimono il proprio dissenso. Il 6 dicembre saremo in piazza per rivendicare che al di là del risultato lotteremo affinchè si costruiscano spazi di democrazia reali e per rivendicare che le decisioni territoriali sono competenza del territorio che vive le specificità dello stesso”.



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