Operazione "Forever": 18 gli arresti. Bunker e droga nascosta in bici elettriche

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Operazione for ever - conferenza stampa della Questura di BeneventoOperazione for ever - conferenza stampa della Questura di Benevento

Impegnati nell'attività, circa cento uomini, tra cui quelli della Questura di Benevento, dei Reparti Prevenzione Crimine Campania e Lazio nonché un elicottero del Reparto Volo di Napoli. 

Diciotto, le persone destinatarie di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emesse da Federica Colucci GIP del Tribunale di Napoli, e arrestate questa mattina nel corso dell'oprazione antidroga ‘Forever’, così denominata "perché gli adepti vedevano lo spaccio come un’attività lavorativa vera e propria da svolgere in maniera continuativa”, ha spiegato il vicequestore Emanuele Fattori, capo della Mobile. A condurre l'operazione la Squadra Mobile di Benevento con il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.

Il coordinamento è stato invece affidato alla Procura della Repubblica di Napoli, Direzione Distrettuale Antimafia. Impegnati nell'attività, circa cento uomini, tra cui quelli della Questura di Benevento, dei Reparti Prevenzione Crimine Campania e Lazio nonché un elicottero del Reparto Volo di Napoli. Al setaccio, anche con l'ausilio di unità cinofile, alcune zone centrali e periferiche del capoluogo sannita. 

Gli arrestati

Le accuse, sono quelle di associazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. In manette sono finiti: Nicola Fallarino, 34 anni; Giuseppe Fallarino, 24 anni; Giuseppe Iele, 34 anni; Matteo Ventura, 23 anni; Cristian Bertozzi, 37 anni; Maurizio Iuliano, 25 anni; Raffaele Iuliano, 28 anni; Alberico D’Auria, 23 anni; Aldo Pugliese, 26 anni; Marco Intorcia, 30 anni; Enzo Martinelli, 38 anni; Stanislao Musco, 41 anni; Mauro Fornito, 46 anni; Roberto Ferrara, 46 anni; Pompeo Anzovino, 25 anni; Emanuele Tesauro, 28 anni; Cosimo Sferruzzi, 31 anni, Umberto Ianniello, 31 anni. 

Il Questore Bellassai: Sannio non immune, territorio va monitorato

I dettagli dell’operazione, sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa presso la Questura del capoluogo sannita. “Mi preme sottolineare la preoccupante effervescenza dell’attività di spaccio sul nostro territorio – ha sottolineato il questore Giuseppe Bellassai – troppo spesso, anche in modo inopportuno, si intende sottolineare la relativa tranquillità di questo territorio e la sua impermeabilità rispetto a fatti criminosi. Lo abbiamo sempre detto, anche a ragione degli arresti di questa mattina, si tratta di un territorio che va controllato e nel quale si muovono forze criminali che tentano in ogni modo di assumere il controllo di attività illecite e remunerative, che tentano il collegamento con altre organizzazioni più importanti delle province limitrofe: delle province di Napoli e Caserta. Il nostro è un territorio che non vive i problemi di quelle zone, ma non è esente da determinati fenomeni criminali che dimostrano l’esistenza di un ampio bacino di utenza”.

“L’operazione – ha poi aggiunto Bellassai – nasce da attività investigative di qualche anno fa che hanno preso efficacia dopo la scarcerazione di colui che era a capo del sodalizio criminale. Rimesso in libertà, voleva riprendere a pieno il controllo sullo spaccio degli stupefacenti anche attraverso una serie di atti incendiari verificatisi in città”. Secondo il questore, l’operazione di questa mattina avrebbe inoltre scongiurato anche possibili, future lotte per il controllo dello spaccio.

In merito ai possibili collegamenti e legami, Bellassai ha poi sottolineato: “L’organizzazione ha comunque un territorio da marcare e nel quale deve far comprendere di averne il controllo. Capillare ed attenta, capace di gestire attività con dei grandi ritorni.

Le indagini

Tutto prende spunto dal 2013 dopo l’incendio di un veicolo al Rione Libertà. Da quel momento in poi si è dunque iniziato ad indagare rispetto agli incendi che si verificavano. “Consentitemi di ringraziare la dottoressa Morra della DDA ed il procuratore aggiunto Frunzio che ha seguito l’attività ed i miei uomini per il sacrifico di questi mesi" – ha esordito il capo della Squadra Mobile, Emanuele Fattori – "L’attività di indagine  è iniziata nel 2013 dopo alcuni atti incendiari, pratica che sottende anche altri fenomeni criminali: dalle estorsioni ai problemi di vicinato. In questo caso, i sentori di una penetrazione del territorio da parte di questa associazione criminale, oggi sgominata, arrivavano da una serie di segnali che si manifestavano attraverso incendi di alcune vetture e alcuni pestaggi, mai denunciati, nei confronti sia di chi non rispettava il volere del ‘capo’ sia dai ‘morosi’ e cioè coloro che non pagavano le partite di droga”.

Segnali, racconta Fattori, che sono stati presi in considerazione anche negli ultimi tempi e che hanno portato all’avvio di nuove attività, conclusesi oggi, parallele ad altre già ‘attenzionate’ in passato. 

"Armi e sfrontatezza"

“Una delle particolarità del sodalizio criminale – ha aggiunto Fattori– era la sfrontatezza. In diversi casi, infatti, il capo ostentava il proprio potere all’interno del Rione Libertà. Nonostante gli arresti, mirati, l’organismo criminale riusciva a rigenerare le proprie cellule e a reclutare nuovi pusher”.

Quello raggiunto, secondo il capo della Mobile, “è un risultato importante perché stronca un fenomeno che aveva preso piede e da dicembre aveva destato non poche preoccupazioni. Talaltro, ciò poteva sfociare in qualcosa di più e portare ad una sorta di duello, di sfida nei confronti di altri soggetti che insistevano sul territorio potendo portare a qualcosa di cruento. L’operazione, dunque, pone fine ad alcuni atti violenti e al disinnesco di altri fenomeni più gravi in merito alla lotta per le piazze di spaccio beneventane. D’altronde, negli ultimi tempi, l’associazione aveva alzato il tiro e si era dotata di molte armi da fuoco”.

Parole quelle di Fattori, che fanno il paio con il rinvenimento di una mitraglietta. Una di quelle armi “occultabili” che fa “paura” con un calibro “ragguardevole” e che, di solito, la si trova in altri contesti ben più importanti. 

Il bunker per sfuggire agli arresti

“L’organizzazione, in particolare il capo – racconta Fattori – si era dotato di un bunker. "Nel corso di un recente controllo mattutino - ha spiegato - pur avendo circondato l’edificio non riuscivamo a trovare il Fallarino. Con noi, anche le unità cinofile ed uno dei cani aveva iniziato a fare su e giù su una cassettiera in legno a forma di scalinata posta all’interno della camera da letto del figlio. Abbiamo cercato di spostare il mobile senza riuscirvi. Aprendolo, invece, abbiamo poi con sorpresa scoperto che la cassettiera – fittizia e con accesso sul lato posteriore– nascondeva una persona". (VIDEO)

Il giro d’affari e l’utilizzo di bici elettriche

“12 mila euro sequestrati in una delle ultime operazioni, 650 solo stamani. Ingenti le quantità di crack, hashish e cocaina rinvenute a dimostrazione di un volume d’affari che poteva raggiungere le 50mila euro a settimana”, spiega Fattori che aggiunge: “l’approvvigionamento veniva effettuato nel casertano e nel napoletano. Piazza fisica dello spaccio era piazza San Modesto, ma abbiamo assistito ad una organizzazione fornita di meccanismi di vedetta. Le cessioni potevano avvenire anche in maniera dinamica ed ovvero con delle bici elettriche. In un banale controllo, infatti, venne rinvenuta della cocaina occultata all’interno del manubrio di una bici”.

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