Un quartiere esasperato raccoglie firme contro il fenomeno dilagante della prostituzione

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Raccolta firme contro la prostituzione al rione ferroviaRaccolta firme contro la prostituzione al rione ferrovia

I residenti del Rione Ferrovia sul piede di guerra per il fenomeno dilagante della prostituzione.

“Faremo come i tassisti a Roma: andremo avanti ad oltranza se le istituzioni non accoglieranno finalmente le nostre richieste!”. La scena sembra tratta da una commedia di Eduardo, invece è la reazione della signora di turno al banchetto di raccolta firme organizzato dal Comitato Nuovo Rione Ferrovia, piazzato davanti ai locali dell’ex Provveditorato agli Studi in via C. Ricci.

La protesta è vecchia, antica quasi quanto il mestiere contro cui stanno lottando. Gli abitanti del quartiere chiedono ancora una volta che sia debellato il fenomeno della prostituzione, che ha reso invivibile il quartiere. “Durante la campagna elettorale Mastella è venuto qui e ha pubblicamente promesso il suo intervento. Poi ci ha dimenticati”. Sul tavolino improvvisato sventola un foglio che i presidianti mi sottopongono prima ancora che mi presenti. “Abbiamo raccolto finora circa 700 firme ma dobbiamo arrivare a 1500 perché Palazzo Mosti sia disposto ad ascoltarci”. La signora lamenta una situazione stagnante da circa quattro anni, di un via vai che comincia alla mattina intorno alle 8.00 e prosegue fino a buio inoltrato. “Questo vale per le ragazze rumene”- incalza il signore che le sta accanto- “ma le nigeriane restano anche oltre”.

I presenti fanno a gara a fornire dettagli. Non si fatica a percepire l’esasperazione in cui versano i residenti della zona, il tono della voce è alterato e i volti provati dai vari e vani tentativi in cui si sono adoperati negli ultimi anni per debellare il problema. “Il quartiere sta perdendo la sua fisionomia”, racconta la signora Anna M., ex residente della zona, ma che ha ancora familiari che raggiunge spesso. “Fai per sederti su una panchina e immediatamente ti si affianca una signorina. Si diventa cosi spettatori, nostro malgrado, di trattative indecorose ”- dice tra l’indispettito e il demoralizzato. “E non è tutto”, le fa eco una anziana signora che le sta accanto, "Qui siamo tutte oggetto di attenzione. Non si guarda più neanche all’età”. Il signore al tavolino firme conferma: ”ho assistito alle avance fatte ad una signora che avrà avuto ottant’anni”.

Accenna a un sorriso che presto lascia il posto ad una smorfia di disgusto. Nel frattempo un altro residente scende dalla propria automobile, la lascia in seconda fila per dirigersi deciso alla scrivania di fortuna. Ha fretta di apporre la propria firma. “Qui siamo preoccupati per le nostre figlie. A tutte le ore sono importunate da giovani e meno giovani, che rivolgono la fatidica domanda di prestazione a tutte”. Un giorno di questi passo un guaio” aggiunge un altro “Prima o poi ci vedremo costretti a farci giustizia da soli.

Mostrano un vicoletto e mi invitano a dare un’occhiata…” se ha stomaco, però”, mi mette in guardia un altro. “All’aria aperta e senza alcuna remora qui si provvede anche all’igiene personale”. Effettivamente il vicoletto che collega v. C. Ricci a v. 1° Maggio reca i segni del degrado di cui si parla.

Dicono di essersi rivolti innumerevoli volte al 112, al 113, al questore. Chiedono di essere sorvegliati da una pattuglia in borghese che possa vigilare ed intervenire; che magari accompagni la multa con una foto in flagranza di reato, da recapitare alle famiglie degli stessi clienti.

“Questa non è una grande città e non abbiamo tutti i giorni casi eclatanti tali da dover dispiegare volanti. Perché non pensare di impiegarle in quest’area?”, suggeriscono. Il fenomeno rischia di dilagare e di interessare aree sempre più vaste della città. “Per quanto ne sappiamo, caricate le ragazze in macchina, il reato è consumato in zona Pantano”, concordano alcuni.

“Il quartiere soffre anche per le conseguenze che il fenomeno ha sulle attività commerciali e sulla dequalificazione che l’area e gli immobili subiscono”, denuncia la proprietaria di una erboristeria in zona, che non esita a definire fumo negli occhi le iniziative della Caritas, compresa l’occupazione simbolica delle “panchine del vero amore”, che fecero seguito all’omicidio della nigeriana Esther Johnson.

Intanto ieri mattina in prefettura le massime autorità cittadine hanno preso importanti decisioni in merito: l’impiego di un poliziotto di quartiere a presidiare le strade, l’intervento congiunto dei vigili urbani, il Daspo nei confronti delle prostitute che arrivano da fuori Benevento. I residenti però sono scettici. Aspettano disposizioni certe e vincenti che possano riportare definitivamente la quiete dopo la tempesta.

Sonia Caputo

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