Processo "Camorra Capitale": 30 anni a Pagnozzi, assolto Cavaiuolo

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Tribunale. (foto di repertorio)Tribunale. (foto di repertorio)

Assoluzione per Salvatore Cavaiuolo mentre sono stati comminati 30 anni di reclusione al boss Domenico Pagnozzi. Pesanti le condanne scaturite dal processo "camorra capitale".

Si è concluso oggi alle ore 12.00 il processo denominato “camorra capitale”, afferente ad una inchiesta parallela all’altro processo denominato “mafia capitale”. Al vertice dell'associazione di stampo mafioso di una vastissima associazione dedita al narcotraffico c’era Domenico Pagnozzi detto Mimì o professore – figlio di Gennaro ritenuto il reggente, è scomparso nel 2016, dell’omonimo clan operativo al confine tra la provincia di Benevento e di Avellino – che si era trasferito a Roma agli albori del 2000, il quale avrebbe a lui sottomesso anche il potente gruppo dei Casamonica ma non solo.

Diverse erano le accuse contestate che vanno dall'associazione mafiosa all'associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, reati contro la persona, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, illecita detenzione di armi, con l'aggravante del metodo mafioso.

Gli arresti scaturirono all’alba del 10 febbraio 2015 con l’operazione “Tulipano” condotta da Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia. In totale le manette scattarono per 61 persone – tra cui anche Salvatore Cavaiuolo di Pannarano difeso dall’avvocato Massimiliano Cornacchione per lui la richiesta di condanna è di 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione – furono sequestrati beni per diversi milioni di euro mentre gli indagati furono ben 99.

Per gli inquirenti si trattava forse "dell'ultimo capitolo del dominio romano del clan Senese". Si parlò di una vera e propria camorra romana, operante in particolare nella zona sud est della capitale. Loro stessi, come emerge dalle intercettazioni, sapevano di essere noti come “i napoletani della Tuscolana”. Il clan per la Procura si sarebbe dunque radicato in questo territorio ed avrebbe inquinato interi settori dell’economia, impressionante il numero di conversazioni intercettate: dalle abitazioni private alle auto, alle moto usate dagli affiliati, ai luoghi di lavoro e presso i bar ove erano soliti incontrarsi gli affiliati. Ore ed ore di servizi di osservazione, controllo e pedinamenti effettuati dagli inquirenti.

Numerosissimi i reati contestati a Pagnozzi sia in materia di droga sia in materia di delitti contro il patrimonio. Il Tribunale penale di Roma – V sezione – presidente dott.ssa Bonaventura, con a latere le dott.ssa Venneri e dott.ssa D’Alessandro, all’esito della lunghissima istruttoria dibattimentale, ha condiviso, seppur con qualche eccezione, le richieste dei pubblici ministeri ed ha affermato che nella città di Roma è stato esportato il sistema camorra.

Sono stati condannati tutti gli imputati ad eccezione di Del Bello Thomas, Gallo Andrea, Livi Danilo, Paolini Massimo, Rotilio Mauro e Scatena Mariano. Vi sono stati, poi, alcuni imputati che seppur condannati a pene pesanti, sono stati assolti da numerosissimi reati a loro attribuiti, quale ad esempio Pagnozzi, assolto dalla metà dei reati che gli erano stati contestati e per i quali sino ad ieri era stata ritenuta nei suoi confronti la gravità indiziaria.

Vi è anche da registrare che per alcuni imputati il Tribunale ha addirittura elevato le richieste formulate dalla pubblica accusa, quali ad esempio Antonino Calì. La condanna più elevata pari ad anni 30 di reclusione è stata inflitta al boss e vertice della cupola Domenico Pagnozzi, a Massimiliano Colagrande – ritenuto vicino alla destra radicale e finito anche nell'inchiesta "Mafia capitale" – ed appunto Calì.

Tra le condanne più elevate, 30 anni a Domenico Pagnozzi, 21 anni e 6 mesi a Marco Pittaccio, 20 anni e mesi 4 a Marco De Rosa e Stefano Fedeli, 20 anni anche a Claudio Celano. Va allo stesso modo rilevato che con la lettura del dispositivo il Tribunale di Roma, in parziale accoglimento delle richieste formulate dai difensori di Pagnozzi Domenico, avvocati Dario Vannetiello e Saverio Campana, ha assolto Pagnozzi da 7 dei 14 reati a lui contestati, così letteralmente dimezzando le accuse a lui mosse nella inchiesta che tanto clamore mediatico ha sortito. Infatti, Pagnozzi risulta essere stato assolto da 4 episodi di estorsione aggravati dal metodo mafioso, nonché da due imputazioni di riciclaggio parimenti aggravato dal fine di agevolare la cosca mafiosa, nonché da un reato di falso avente le medesime sopracitate finalità.

Tra gli episodi di estorsione dai quali Pagnozzi è stato assolto con la formula per il fatto non sussiste vi è quello ai danni di un esercizio commerciale romano denominato “4 jolly”, unico episodio estorsivo in cui era coinvolto l’imprenditore Salvatore Cavaiuolo. Per lui assoluzione anche dal reato di concorso esterno alla associazione e, quindi, anche il venir meno della misura degli arresti domiciliari. 



Articolo di Cronaca Giudiziaria / Commenti