Stroncato il lucroso business migranti: 800mila euro al mese il giro d'affari VIDEO

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Arresti business migrantiArresti business migranti

Un'indagine nata da un esposto della GCIL nel 2015 ha portato allo scoperchiamento di un vasto business fatto sulla pelle degli immigrati, con arricchimenti personali che hanno gravato sulle casse dello stato, da parte di una cerchia di persone tra cui funzionari pubblici infedeli.

Truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Queste le accuse per cui l'imprenditore Paolo Di Donato già amministratore e successivamente consulente del Consorzio Maleventum, Felice Panzone, funzionario della Prefettura, Giuseppe Pavone, dipendente del Ministero della Giustizia, il carabiniere Salvatore Ruta e l’imprenditore Angelo Collarile sono stati sottoposti agli arresti su disposizone del GIP in base alle richieste della Procura della Repubblica di Benevento che ha coordinato le indagini. Indagini condotte dalla Polizia di Stato di Benevento, dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Benevento ed i Nas di Salerno.

E' rammarico ciò che esprimono in conferenza stampa i vertici delle forze dell'Ordine e della Procura della Repubblica nell'illustrare l'esito delle indagini culminate negli arresti di questa mattina. E' il procuratore Aldo Policastro a sottolinearlo, rammarico per le connivenze che hanno colpito tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte, con funzionari infedeli che hanno operato a vario titolo garantendo fughe di notizie, avvisando i responsabili dei centri delle ispezioni che avrebbero ricevuto o della falsa documentazione prodotta per ottenre le autorizzazioni come centri. In un caso, addirittura, un rudere, senza porte né finestre, è stato presentato con falsa documentazione come adatto ad ospitare i rifugiati. Insomma, locali fatiscenti e privi di agibilità - come hanno riscontrato più volte i NAS nelle loro ispezioni - coperti da falsa documentazione.

Ad essere lesi sono stati  innanzitutto gli immigrati, tenuti spesso in condizioni disumane da personaggi che senza scrupolo che per mero arricchimento personale non hanno ottemperato agli obblighi a cui si sarebbero dovuti attenere, attivando invece estese reti di conoscenze e di amicizie compiacenti per ottenere per altra via autorizzazioni ed assegnazioni. La discrezionalità alla base dell'assegnazione dei migranti ai vari centri, ad esempio, faceva si che il funzionario corrotto preposto potesse farli andare ai centri da cui riceveva compensi a discapito degli altri.

Dalle indagini sono emersi due sistemi, come è stato spiegato dal vicequestore Giovanna Salerno, dirigente della Digos, definiti come "sistema Panzone" e "sistema Di Donato", dal nome dei due principali personaggi caduti nella rete dell'operazione. Il sistema scoperchiato vede coinvolte complessivamente 41 persone, tra cui i 5 sottoposti a custodia cautelare, tra cui un funzionario pubblico, un impiegato del Ministero della Giustizia e un appartenente alle forze dell'ordine, accusati di truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d'ufficio. 

Un business redditizio, con 13 centri gestiti dal consorzio Maloenton per 1200 richiedenti asilo che garantiva un giro di affari mensili di ben 800 mila euro. Questo fa capire come mai nel nel settore, nel tempo, si siano buttati in tanti, soprattutto di personaggi senza scrupoli, così in provincia si è arrivati ad avere ben 80 centri. 

Accanto ai centri in regola, quindi, sono sorti centri che hanno potuto prosperare solo grazie alle compiacenze. Compiacenze comprate - ad esmpio - con assunzioni di figli di funzionari che dovevano vigilare e che non lo hanno fatto e mettendo anche sull'avviso i centri. Le intercettazioni  inchiodano ad esempio il funzionario della prefettura che usa il codice "date la cera", per far capire ai centri che dovevano essere messi a posto nell'imminenza di una ispezione che sarebbe dovuto essere a sorpresa.

Il consorzio Maleventum il principale oggetto delle attenzione degli inquirenti, con le sue 12 strutture dirette e una 13ma consorziata e il dominus Paolo Di Donato che intercettato, è stato sottolineano in conferenza stampa, "dichiara di guadagnare 40-50mila euro al mese". Maleventum ha ricevuto dalla Prefettura 5037 euro nel 2013, diventati 1 milione e 294mila euro nel 2014, poco meno di 5 milioni nel 2015 e 6 milioni e 200mila euro nel 2016.

Ad illustrare il quadro dell'inchiesta, in conferenza stampa, il Procuratore Aldo Policastro affiancato dal Procuratore aggiunto Giovanni Conzo, il colonnello Alessandro Puel, comandante provinciale dei Carabinieri, il maggiore Zerella del Nucleo Investigativo dei Carabinieri e il Maggiore Ferrara dei Nas di Salerno; il questore Giuseppe Bellassai e la dottoressa Giovanna Salerno dirigente della Digos.

P.S.

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