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Sinistra in piazza, D'Alema evoca la crisi di Governo
Benevento - 13:44:12 792
I ministri non possono scendere in piazza e se lo fanno mettono in scena una incompatibilità insanabile. Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema è intervenuto questa mattina, alla festa dell'Udeur a Telese Terme, sulla polemica in merito alla partecipazione di esponenti dell'esecutivo alla manifestazione del 20 ottobre contro il protocollo del Welfare promossa dalla sinistra radicale: "Se i ministri manifestano contro il governo questo pone dei problemi al governo. E' una contraddizione insostenibile".
In particolare D'Alema ha sottolineato l'incoerenza di un eventuale simile gesto. "Il cittadino che va alla manifestazione chiederebbe a quel punto al ministro che è in piazza con lui: 'Allora ora perché non ti dimetti?'. E' la loro posizione, della sinistra estrema, che diverrebbe contraddittoria e insostenibile".
La presenza dei ministri in un contesto di protesta, per D'Alema, "sarebbe un segno di debolezza e non di forza. Chi governa non fa i cortei contro il governo ma governa". Quanto alla possibilità di crisi di governo paventata ieri da Mastella, D'Alema ha precisato di non usare "l'espressione 'crisi di governo' anche per ragioni scaramantiche".
"Elezioni anticipate? Propaganda". Il titolare della Farnesina ha scansato poi con decisione l'ipotesi di elezioni anticipate. "Non ci sarà nessuna elezione in primavera - ha precisato D'Alema - Ho l'impressione che gli annunci di Berlusconi siano come quelli delle sette religiose che fanno annunci che non si avverano mai. Insomma, è solo propaganda". Per il resto, il ministro ha aggiunto invece che "che la legislatura si va stabilizzando".
Non c’è dubbio che una riforma elettorale si imponga. D’Alema ha detto con chiarezza di preferire il modello francese con l’uninominale a doppio turno ma con altrettanta schiettezza ha ammesso che “non c’è il consenso sufficiente per approvarlo”. E allora via libera al modello tedesco con l’obiettivo di “rafforzare il sistema politico e istituzionale, il rapporto con il cittadino e una maggiore governabilità”. Ciò che il ministro non vuole è che “si diano vita a pasticci con sistemi elettorali disegnati su misura di esigenze particolari come ha fatto il centrodestra nella passata legislatura”.
La conversazione, condotta dal direttore del Mattino Mario Orfeo, è caduta anche sul nascente Partito Democratico. Secondo il vicepremier, “si tratta di una grande novità importante. Il processo costituente sta coinvolgendo numerosi cittadini che credono in questo progetto ma sta finendo per incidere sull’intero quadro politico. Il PD è un segno di cambiamento innanzitutto culturale: è il tentativo di non strappare le radici del passato ma di disegnare un nuovo modello per rispondere ai bisogni del nostro tempo”. Su chi deve essere il timoniere di questa traversata, D’Alema non ha dubbi e lo ha spiegato al popolo di Telese rifacendosi al ’94 quando si presentò per concorrere alla segreteria del PDS: “Allora pensavo che fossi io l’uomo per condurre il partito. Oggi sono convinto che Walter Veltroni sia la persona giusta per dare un profilo nuovo, un’impronta diversa. Non bisogna farne una questione personale. Noi siamo a servizio di esigenze più profonde che riguardano l’interesse collettivo”.
Lasciata la politica italiana, il responsabile della Farnesina ha offerto alla platea uno spaccato della posizione nazionale nello scacchiere internazionale. “L’Italia sta portando avanti una politica di pace – ha detto – e con molta chiarezza abbiamo affermato che l’idea di rispondere al terrorismo con la guerra è sbagliata. Nonostante ciò vogliamo collaborare con gli Stati Uniti ma per voltare pagina rivalutando l’Onu e l’Unione Europea”. Azione politica italiana che si è vista soprattutto nel contesto mediorientale: “Noi siamo per il dialogo tra palestinesi e israeliani. Bisogna gettare le basi per un accordo di pace. E’ un processo che presuppone anche il coinvolgimento dei movimenti estremisti come Hamas”.