Liberazione, il 25 aprile celebrato al 'Virgilio' di S. Giorgio del Sannio

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In occasione della giornata del 25 Aprile, l’I.I.S “Virgilio” di San Giorgio del Sannio ha organizzato, nella giornata di venerdì 26, una manifestazione in memoria della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista. La cerimonia si è tenuta negli spazi dell’Auditorium Comunale “Cilindro Nero” di San Giorgio del Sannio ed ha visto come ospiti e referenti, oltre al Dirigente Scolastico, Vincenzo Pasquino, Guido D’Agostino, Docente di Storia moderna presso la Università “Federico II” di Napoli nonché Presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza “Vera Lombardi” di Napoli, Tonino Conte, Presidente dell’ANPI di Benevento e Giuseppe Crocco, partigiano della brigata “Garibaldi”.
Dopo la proiezione di un breve filmato realizzato da un allievo dell’ultimo anno, relativo alla ricostruzione delle vicende relative al 25 Aprile, Pasquino ha voluto ricordare le tragiche ore della città di Benevento all’indomani della Liberazione, i bombardamenti che avevano distrutto gran parte del centro storico già dal ’43, la statua di Papa Orsini decapitata dalle bombe, la distruzione dei ponti della città da parte dei tedeschi prima di abbandonare la città stessa. Come alla paura si accompagnasse, continua, la fame, la carenza di acqua e di viveri, i fenomeni di sciacallaggio ed i saccheggi, per non parlare dell’epidemia di tifo petecchiale e di vaiolo che colpì la popolazione. Stesse difficoltà nella provincia, dove mancava il lavoro, non venivano pagati i sussidi alle famiglie dei militari ed il costo della vita era salito in modo vertiginoso. Egli ricorda le manifestazioni di protesta nel Fortore: a San Bartolomeo, a Castelvetere, a Colle, Circello, Reino, San Marco dei Cavoti, Foiano, Montefalcone e Baselice. Ricorda anche la figura di don Hermann Luhne, sacerdote salesiano tedesco presente a Buonalbergo dal 1933, che salvò il paese da una rappresaglia tedesca ordinata a seguito di alcuni colpi di pistola sparati sui soldati tedeschi che si aggiravano nel paese. Crocco, partigiano e presidente onorario dell’ANPI – Benevento-, classe 1923, sannita di Cusano Mutri, ha raccontato le vicende che lo portarono a scegliere la via partigiana. Giuseppe Crocco, combattente (nome di battaglia «Caramba») dal settembre 1943 all’aprile 1945 nella divisione «Cichero», brigata Garibaldi, sui monti della Liguria, da carabiniere appena diciannovenne, rifiutò di indossare la camicia nera. Una scelta ed un atto di coraggio che lo costrinsero a scappare fra i monti del piacentino: “Ci avevano detto che lì c’erano i partigiani”, ha raccontato. ‘Caramba’ divenne “ribelle”, così chiamavano chi combatteva per la libertà del nostro Paese. La sua storia e la sua vicenda umana e partigiana, inizia dopo l’8 Settembre del ’43 quando, dopo il comunicato della firma dell’armistizio da parte di Badoglio, si trovò di fronte ad una scelta: rimanere carabiniere e quindi aderire alla Repubblica sociale italiana di Salò o prendere la via dei monti nelle formazioni partigiane. Il rifiuto di indossare la camicia nera fascista, non per ragioni politiche, spiega, ma per amore della sua divisa di carabiniere, lo portò inevitabilmente sulla strada dei monti e della lotta partigiana. Iniziò così una vita fatta di fughe, di monti, di operazioni e azioni compiute nella formazione partigiana “Berto” che operava nella 6^ Zona Operativa della Liguria. In quegli anni ‘Caramba’ partecipò a numerose battaglie ed eroiche azioni contro i nazifascisti, fino a realizzare, con la sua compagnia, la liberazione della città di Genova il 23 Aprile 1945. Emozionato ed accorato l’intervento del Crocco che ha voluto narrare, con lucida immediatezza, le vicende che lo videro protagonista, e le ragioni che lo portarono a rifiutare, all’indomani dell’armistizio del ’43, di vestire la camicia nera di chi aveva offeso la dignità umana, spingendolo invece a rischiare più volte la vita, non per un ideale politico, ma per l’istintiva percezione del senso e del bisogno di libertà di cui il nostro paese aveva disperatamente bisogno. La sua partecipazione alla liberazione di Genova dai nazifascisti fu solo uno degli atti che egli compì, nella convinzione che fosse necessario rischiare anche la vita per quei valori che danno senso alla vita, lui giovanissimo contadino del sud che metteva a repentaglio la vita per una città e persone così lontane dalla sua casa, eppure così incredibilmente vicine ai suoi affetti ed alle sue profonde convinzioni.
Conte ha poi ribadito che le cose raccontate dal Crocco sono storia vera, vicende presenti in tutti i documenti che ricostruiscono il fenomeno della Resistenza in Italia, preziosa testimonianza di una memoria senza la quale non c’è comunità civile, storia di un uomo che ha partecipato alla lotta per la liberazione dall’8 settembre del ’43 fino alla fine delle vicende belliche nel ’45 quando, con la brigata “Severino” partecipò alla liberazione di Genova. D’Agostino tiene a precisare, nel suo intervento, che la memoria è un diritto conferitore di cittadinanza, che essa giunge fino a noi attraverso il racconto e le testimonianze. E’ necessario ricordare, afferma, che ‘chi non ha passato non ha identità’ e che chi non ha identità non ha futuro e dunque ‘la memoria è futuro’, progetto del domani. Si è soffermato poi sulla necessità di una ‘memoria condivisa’, esigenza più volte espressa dal Presidente della Repubblica Ciampi, proprio perché spesso il ricordo si diversifica da persona a persona e diventa difficile riconoscere le differenze e le ragioni altrui. Conte ha sottolineato come il Nord abbia operato fortemente per la liberazione, soprattutto per salvaguardare il patrimonio industriale e produttivo del paese che stava per nascere, infatti gli operai del Nord si preoccupavano di non perdere il lavoro, mentre il Sud e Napoli rappresentavano solo centri abitativi non industriali. Se è vero, afferma, che ‘gli anni vengono, i giorni tornano’, dovremmo imparare a ricordare il 25 Aprile come fosse un onomastico che annualmente torna e di cui non perdiamo la memoria. Rinascimento, Risorgimento, Resistenza e Repubblica, devono diventare le quattro ‘R’ della nostra memoria condivisa, dove la parola Resistenza deve fare riferimento ad altre tre ‘R’: Ricordare, Riattualizzare,Rivivere. Alla domanda di un’allieva circa la presenza di donne nelle fila partigiane, Crocco ha tenuto a ricordare che molte donne hanno partecipato alla lotta partigiana, tutte serissime, coraggiose e determinate, preziose nella trasmissione di notizie ed approvvigionamenti, ma anche nella lotta armata.
Momenti preziosi di riflessione che non possono e non devono essere ignorati o sottovalutati, attimi di storia in diretta, senza uso di media o ricostruzioni libresche, che vanno valorizzati e divulgati, storie di uomini e donne il cui contributo non deve essere dimenticato, radici ancora viventi del nostro vissuto di cui avere la massima cura, modelli di società civile a cui fare riferimento, specie nei momenti più difficili del nostro tempo e sempre che si voglia continuare ad avere rispetto di se stessi e della propria dignità.
Eusapia Tarricone



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