Referendum. Gli ultimi appelli al voto

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Si è giunti al termine di questa lunga campagna referendaria e in chiusura sono giunti in redazione gli appelli al voto degli esponenti politici sanniti. Le urne apriranno domenica per una importante decisione istituzionale.

Carmine Valentino - Segretario Provinciale Pd

"In vista del voto di domenica ecco l'appello del Segretario provinciale del Partito Democratico di Benevento, Carmine Valentino: “Domenica saremo
chiamati a votare la Riforma costituzionale. Un passaggio storico per l'Italia verso il quale spero possa prevalere un corale senso di  responsabilità per avere meno burocrazia e più semplificazione. Ci troviamo a vivere una stagione importante nella quale non possiamo non lasciarci  avvolgere da questo vento del cambiamento per dare all'Italia un futuro  migliore. In queste ore che ci separano dal voto mi tornano alla mente le  parole di Denis Waitley che diceva: “Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di  cambiarle”. Alle critiche, alla rassegnazione, alla stasi noi vogliamo  proporre un'alternativa. Vogliamo dare all'Italia un barlume di speranza e  di proiezione al futuro. E il risultato del referendum dipende da tutti noi. Nel merito la questione è semplice. Vogliamo superare il bicameralismo  paritario? Vogliamo ridurre il numero dei parlamentari? Vogliamo contenere i costi delle istituzioni? Vogliamo cancellare il CNEL? Vogliamo cambiare i  rapporti Stato Regioni? La mia risposta è semplice: basta un sì, ora, perchè un'altra occasione non ci sarà. Domenica se come auspico vincerà il  sì non avrà vinto una parte del nostro Paese. Ma vincerà tutto il Paese. Sarà l'inizio di un comune e più forte impegno per rilanciare e modernizzare il nostro Paese”.

Antonio Iesce, componente assemblea nazionale Pd

“Cambiare pagina rispetto a una politica fatta dai soliti noti. Interpreto così l'opportunità che ci è offerta dal voto referendario di domenica. Abbiamo l'opportunità di liberarci dall'assuefazione da modelli di instabilità e ingovernabilità che hanno caratterizzato la scena politica italiana se pensiamo solo che dal 1946 a oggi si sono succeduti ben 63 governi alla guida del Paese. Da questo stallo riformatore possiamo  contribuire con un sì nutrito di responsabilità e prospettiva. Vogliamo così provare a riequilibrare un sistema che ha ampiamente dimostrato di non  funzionare come dovrebbe. Per questo votare Sì il 4 dicembre significa rafforzare la sovranità popolare, non svilirla: significa cioè permettere  che chi vince le elezioni democratiche possa governare e quindi ricondurre al popolo le valutazioni sul suo operato. Non si vota per un partito, non  per il Governo, non per Renzi. Si vota per rendere il nostro Paese più
stabile e più semplice. Non credo che un'altra occasione come questa sarà possibile nei prossimi decenni. E anziché continuare a lamentarci armiamoci
del coraggio e del nostro voto che è un diritto e un dovere di ogni cittadino per cambiare il presente e progettare il futuro. Basta un sì, è evidente!”.

Fioravante Bosco (Uil Avellino/Benevento): il perché del NO al quesito referendario costituzionale

Sarebbero tanti i punti che rendono inguardabile la riforma costituzionale voluta dal premier Renzi e dal ministro Boschi: naturalmente, per ragioni di brevità, mi limito a individuarne solo cinque.
1. Partendo dal combinato disposto riforma costituzionale-legge elettorale, alla Camera il premio di maggioranza per il partito più votato sarebbe abnorme; il premier avrebbe uno strapotere incontrollabile poiché, come capo del primo partito, diventerebbe padrone del governo e del Parlamento. Potrebbe scegliersi il presidente della Repubblica, ma anche i membri della Corte costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura, di nomina parlamentare.
2. Nel nuovo Parlamento il premier non si ritroverebbe di fronte alcun contropotere. La riforma regalerebbe l’immunità parlamentare a 100 persone di sua fiducia, senza che ne abbiano alcun diritto.
3. Nascerebbe il “Senato delle Autonomie e dei Territori”, ma le autonomie territoriali scomparirebbero. La cancellazione delle Province, senza aver identificato un ente di area vasta, farebbe scomparire intere realtà storiche importanti. Benevento correrebbe il rischio di essere cassata dalla cartina geografica, anche perché le sue istituzioni locali cadrebbero una dopo l’altra.
4. Resta un bicameralismo ancora più complicato poiché la riforma non lo abolirebbe, e così continueremmo ad avere una Camera e un Senato che si rimpallerebbero le leggi. E, a fronte degli attuali due sistemi per approvare le leggi (ordinario e costituzionale), ne verrebbero introdotti oltre una dozzina!
5. Si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Il Pd, oggi, si trova ad avere circa 200 deputati in più per aver “vinto” le elezioni del 2013 solo con lo 0,3% in più dei voti rispetto al secondo schieramento!

 



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