L'editoriale di Carlo Panella sulle elezioni provinciali: I generatori di Mastella

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Il Sannio ha votato in modo opposto alle Politiche e alle elezioni per il Presidente e il Consiglio della Provincia. Ha punito l’esperienza rissosa e insoddisfacente dell’Unione e del Governo Prodi, ha premiato lo stesso centrosinistra dal 1998 guidato per due volte da Nardone. Questi gli esiti, incontrovertibili. Perché le elezioni sono innanzitutto un rendiconto (a esser icastici, una resa dei conti) offerto al popolo sovrano che l’accetta o lo boccia.

La democrazia non ha altre commissioni d’esame, né tribunali sentenzianti. Il verdetto è estesissimo, per i soggetti che l’emettono, e inappellabile per chi si è candidato a subirlo. Da qui il consequenziale principio che gli elettori hanno sempre ragione. La storia potrà, poi, mostrare che la scelta da loro fatta sia stata sbagliata, ma la politica non è vicenda da senno del poi, è la risposta alle cose fatte e da fare “qui e ora”. Conviene ribadire l’Abc, di fronte ad alcune stizzite quanto erronee dichiarazioni di chi il giorno prima ha esaltato gli elettori liberi e forti, quando sono state aperte le urne di Camera e Senato, salvo a riconsiderarli, condizionati e deboli, il giorno dopo, alla conta dei voti per la Rocca.

Neanche stavolta, infatti, il Popolo della libertà (in passato sempre AN e FI e per due volte anche con l’UDC) è riuscito, al primo turno delle provinciali, a toccare il 40% dei voti. Accade da quando il presidente è eletto direttamente dai sanniti: la destra ha potuto governare la Provincia solo dal 1995 al 1998, perché s’alleò con Mastella al ballottaggio. Stavolta, col 37% ha superato di poco le percentuali raggiunte in quel ’95, ma s’è trattato solo d’un ritorno a percentuali dignitose, dopo il tracollo del 2003 che aveva visto destra e Udc precipitare al 26%.

L’onda lunga della significativa amministrazione uscente di centrosinistra, dunque, ha retto alla obbligata assenza del principale artefice, facendo vincere subito Cimitile. La perdita di 20 punti percentuali per la coalizione vincente, a favore delle liste dello sconfitto Izzo, è cospicua certo ma politicamente non allarmante. Le percentuali di partenza (74 contro 26) erano anomale e il centrosinistra conserva oggi ancora 18 punti in percentuale, 30 mila voti, in più della destra.

L’Udeur, come sempre, è stata determinante, ma meno che in passato. Il dato è stato comunque buono. Certo, non più lo spumeggiante 25% del 2003 ma un lusinghiero 16%, data la bufera subita e creata a gennaio dal Campanile e dai suoi leader. L’insediamento sul territorio permane, benché colpito e scosso. Le Provinciali, come le Comunali, del rapporto tra politici e comunità sono sicuro indice. Soprattutto da quando le Politiche sono state spogliate, attraverso l’attuale legge elettorale, d’ogni possibilità di indicazione personale da parte dell’elettore. Nessuno saprà mai, infatti, quanto hanno inciso le candidature dei cinque parlamentari sanniti eletti sui voti riportati dai relativi partiti in provincia di Benevento, senza le preferenze o almeno le sfide uninominali nei collegi…

I flussi di voti meritano analisi precise, ma possiamo ragionevolmente dire che i voti mastelliani non espressi alle Politiche, per l’assenza dalla competizione dell’Udeur, in grandissima parte, sono andati alla coalizione del Pdl che, nello stesso giorno, perde quasi il 14% tra il voto politico e provinciale (contro il 3% in meno del Pd). Un dato che spiega sostanzialmente l’aumento del divario tra berlusconiani e veltroniani - nel voto politico - dal 13% al 20% attuale, ma che non deve offuscare invece la netta inversione dei rapporti di forza tra i due maggiori partiti avvenuta alle Provinciali. Questa, sì, nota piacevole per il Pdl e dolente per il Pd. Se infatti la Rocca è stata tenuta agevolmente, lo si deve oltre che alla presenza dell’Udeur, anche alle performance dell’Idv e del Ps che, sommate, fanno il 10% del totale, quasi la stessa cifra che separa i due maggiori partiti.

Del voto politico parleremo la prossima volta, per un giornale locale il dato maggiormente territoriale è sempre prevalente. Quello appena espresso, come visto, offre risposte articolate. Dice che i gruppi dirigenti sanniti del Pdl permangono minoritari e l’urlata campagna elettorale contro “Cimitile lo straniero” ne è stata congrua avvisaglia. Dice poi che Mastella ha tenuto abbastanza bene nel suo Sannio pur essendone ora la terza forza. Che l’Udc da sola ha mantenuto i voti, sebbene con una mutazione d’elettorato in parte emigrato verso il Pdl in parte giunto dall’Udeur.

Che l’Idv finalmente ha eletto un proprio rappresentante e che i socialisti qui resistono ancora. Non è andata bene, invece, al Pd che diventa secondo partito, perde seggi, oltre a non raggiungere i voti avuti, lo stesso giorno, alle Politiche e questo pur in presenza dell’ulteriore calo della Sinistra Arcobaleno che ha ottenuto anche per la Rocca la metà del poco raggranellato nel 2003. Un’indicazione congiunta, insomma, e non nuova per i due maggiori partiti, sulla carta appena nati, ma non all’anagrafe politico-elettorale: i loro gruppi dirigenti vanno rinnovati. In nessuna parte della Campania e del Sud, Pdl e Pd simultaneamente sono così bassi alle amministrative. E la colpa non è di Mastella che è la conseguenza di queste inadeguatezze, non la causa.
Carlo Panella



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