Expò, export, rete e disservizi. Cantine sannite in coro: 'Sì a distretti agroalimentari. La 'Telesina'? Un sogno'

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Il convegno con tema: “Dal locale al globale. La Docg Aglianico del Taburno nel mondo. Sts: Terre del Taburno e prospettive per la valorizzazione”, che a Torrecuso ha chiuso la 40^ edizione di Vinestate ci ha dato lo spunto per compiere un viaggio. Il comparto vitivinicolo sannita, si conferma con i suoi 23mila ettari (50mia complessivi) di vigneti il detentore di circa la metà di tutta la produzione campana, ma i produttori sanniti cosa pensano? È da qui dunque che "Il Quaderno.it", durante le primissime ore di vendemmia nelle campagne, ha voluto intraprendere la strada delle cantine, per capire come dal basso si ci organizzi e si lavori anche tra mille difficoltà e provare così a tastare con mano la recettività di alcuni aspetti messi in risalto dal convegno torrecusano: Expo, export, rete e disservizi. Quello che viene fuori, è un quadro che forse un po’ dovrebbe preoccupare, perché va a cozzare irrimediabilmente con le belle parole e i dettami espressi sia dagli specialisti del settore che dai politici. Una discrepanza che se analizzata va a sottolineare delle storture non solo di metodo ma di attuazione e accessibilità verso alcuni punti fondamentali e programmatici che sono stati posti alla base dei progetti. Vi si legge però anche un distacco netto tra le vecchie e nuove generazioni che vedono nell’agricoltura (assunzioni al + 5,6%) non l’unica via di sviluppo e reddito sostenibile ma nella sua multifunzionalità e nel servizio offerto dalla tecnologia l’aspetto più completo di una società che avanza.


I LUOGHI
Il percorso comincia a Massa di Faicchio nella consorziata La Vinicola del Titerno dei fratelli Alfredo e Talio Di Leone attiva dal 1982, prosegue nella piccola e autonoma Antica Masseria ‘A Canc’llera a San Lorenzello di Giuseppe Lavorgna attiva solo dal 2007 ma già vanta premi prestigiosi come il Monferrato Festival (2008), Oro(2009) e Argento(2012) alla Selezione del Sindaco e le menzioni sulle guide Slow Wine e Campania Mangia e Bevi, per concludersi nella Fattoria Ciabrelli a Castelvenere attiva dal 1976 con la giovane imprenditrice Jenny Ciabrelli la sua idea tutta sannita di “Agriblogger”.

LE INTERVISTE
Quello che subito viene spontaneo chiedere è in che modo e quanto la Pubblica Amministrazione tuteli realmente tale ricchezza, fosse anche solo snellendo la burocrazia, la creazione di progetti e promozioni.
Alfredo: "I tempi burocratici sono quel che sono, il pressing degli enti locali non alleggerisce affatto il carico di lavoro, avremmo bisogno della creazione di uno sportello libero, come avremmo bisogno di più tutela del territorio, di uno sguardo più attento alla fatiscente rete viaria. Noi imprenditori abbiamo investito ora tocca farlo a loro"
Giuseppe: "La mia è una situazione diversa da quella che magari vive una cantina consorziata. Ho fatto una scelta quando ho iniziato che è stata quella di puntare sulla ricerca, unica strada che può portare ad una promozione altra, composta dal merito. Su di noi giovani imprenditori la burocrazia si abbatte in maniera forse più ampia che su altri e lo si nota ad esempio anche dalle pratiche per l’accesso ai fondi PSR"
Jenny: "Sicuramente gli Enti pubblici, e mi riferisco anche al Regione Campania e Ministeri, devono inserire tra le priorità della loro agenda politica azioni ed interventi a sostegno del mondo agricolo e di quello vitivinicolo in particolare. Al centro delle progettualità, la valorizzazione della filiera vitivinicola, la tracciabilità dei prodotti, la tutela delle produzioni, la tutela del territorio agricolo devono esserci. Non possiamo permettere che si ripetano esperienze negative come quelle dei PIF in provincia di Benevento o lungaggini burocratiche/amministrative che hanno bloccato molti imprenditori agricoli, spingendoli in alcuni casi a rinunciare a forme di assistenza messe in campo con i PSR. È anche vero che rispetto a quarant’anni gli impegni nel settore agricolo si sono evoluti e sono diventati anche diversi, soprattutto sul piano economico. Oggi non è più così, bisogna fare investimenti diversi e crescere, come struttura, come materiale, come attrezzature e anche come terreni. Bisogna formarsi in continuazione per rimanere al passo con i tempi e le novità in campo agroalimentare"

Insistiamo e chiediamo: Quanto può essere importante e fattiva la candidatura del ‘paesaggio vitivinicolo sannita’ al patrimonio UNESCO? Ciò potrebbe davvero risolvere i problemi e innescare il passaggio dal “locale al globale”? Quale potrebbe essere la svolta decisiva per il comparto vitivinicolo nel Sannio?
Alfredo: "Credo sinceramente che possa essere un buon viatico soprattutto per l’export e il turismo ma non siamo ancora del tutto pronti, paghiamo un gap con altre regioni di ameno vent’anni anche a livello organizzativo ed ambientale. Inoltre intorno a tale candidatura dovrebbe nascere il cosiddetto indotto e andrebbe creato un pacchetto che spazi dal vino alla cultura, dalle bellezze naturalistiche a quelle storiche e architettoniche. L’unico modo per competere nel globale è fare del locale un brand, noi del Consorzio Tutela Vini nel nostro campo questo l’abbiamo fatto"
Giuseppe:" Io di preciso non so in che modo potrei avere benefici dal riconoscimento UNESCO visto che il mio comune (San Lorenzello ndr) pur avendo un tale patrimonio paesaggistico non è inserito tra coloro i quali hanno fatto domanda. Ma detto questo, spero che ciò avvenga, non solo per una questione di pregio ma anche perché forse è l’unico modo che abbiamo per salvare questo territorio. Bisognerebbe farlo però tutti insieme e badare di più a alla qualità e non alla quantità di vino prodotto, tornando anche a metodi naturali come la lotta biologica integrata".
Jenny: "Sicuramente si tratta di una buona idea dallo “sguardo lungo”. Un progetto a lungo termine, da prendere in considerazione fattivamente, però dopo aver preparato il territorio e creato condizioni che tutelano l’ambiente, le eccellenze e tipicità attraverso il rispetto di regole precise e non variabili. Mi spiego meglio, se prima non parliamo di distretto vitivinicolo, non possiamo parlare di candidatura all’UNESCO"

Ora la domanda è secca e non nasconde insidie: Expo 2015.
Alfredo: "Saremo una goccia nell’oceano"
Giuseppe: "Per me e le piccole aziende come me l’Expo non arriverà mai"
Jenny: "Andremo a scrutare a capire ad imparare come si internazionalizza un prodotto e un territorio. Ill mondo agricolo anche beneventano e' in attesa di sapere come la Regione Campania intende partecipare ad expo coinvolgendo fattivamente i territori e le loro eccellenze."
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La politica sembra aver puntato tanto sull’agricoltura e lo sviluppo rurale delle zone interne, ma allo stesso tempo l’ala oltranzista sta per tramutare i propri sogni speculativi e ovvero: trivellazioni, mega centrali elettriche, eolico selvaggio in solide realtà. Ciò quanto potrebbe danneggiarvi?

Alfredo: "Noi non abbiamo bisogno minimamente di tutto ciò e di speculazioni sul territorio ne abbiamo già viste abbastanza. Abbiamo bisogno di altro, tutte le nostre valli e le nostre montagne fan parte di parchi protetti come’è possibile che arrivino via libera per zone come queste? "
Giuseppe: "Io sono abituato a dire la verità, e dunque: potevo scegliere di vivere altrove, studiare altro nella vita e investire sia i miei soldi che il mio tempo in chissà quanti altri progetti, non l’ho fatto perché amo la mia terra. Se spremi questa terra trovi vino e non petrolio, tantomeno gas anche se attenzione che se alcune scelte “green” sono fatte con oculatezza possono si portare vantaggi"
Jenny: Sembra un controsenso è vero. La programmazione europea appena conclusasi, ma anche la prossima 2014-2020, ha impegnato e impegnerà ingenti risorse sullo sviluppo rurale delle aree interne come quella della provincia di Benevento. Nonostante ciò però da tempo il Sannio, basta leggere i giornali, è oggetto di interesse relativamente a trivellazioni, mega centrali elettriche, eolico. Purtroppo i rischi sono alti soprattutto per il mondo agricolo che, se si continua in questa direzione, si vedrà sottrarre terreni. Occorre che si capisca una volta per tutte che la vocazione del territorio sannita è quella agricola. La forza di questo territorio sta nel far conoscere le eccellenze agricole presenti, sta nel far conoscere gli imprenditori che amano il proprio territorio. Se la politica sonnicchia su tali aspetti e non capisce questo, come già successo in passato, il mondo dell’agricoltura sannita subirà un duro colpo che, spero di non essere facile profeta, danneggerà in modo irreversibile molti agricoltori e quindi anche l’economia sannita basata da tempo sul lavoro di piccole e medie aziende agricole".

Se ‘fare rete’ non è poi cosi facile la creazione di un ‘distretto agroalimentare’ aiuterebbe tale processo e inoltre quali errori in questo campo non andrebbero più commessi?

Alfredo: "Noi consorziati siamo riusciti a fare rete, perché Mipaaf - PAC - OCM ci richiedevano specificità che avrebbero di fatto estinto le ‘micro DOC’ ecco perché abbiamo creato la prima OCG Aglianico Taburno DOC. Ma è anche vero che per fare rete ci siamo guardati bene negli occhi e oggi dopo tanto lavoro a nessuno verrebbe mai in mente di abbandonare tutto. L’errore che non dobbiamo fare è quello di sottovalutare il mercato interno. La Campania produce 2 milioni di ettolitri di vino, ne vengono richiesti solo in regione circa 3 di milioni di ettolitri da dove arriva il restante vino? Sarebbe meno importante l’export? Sarebbero meno in difficoltà i produttori?".
Giuseppe: "Fare rete per me autonomo è importante tanto quanto mantenere standard qualitativi d’eccellenza, ma ad oggi l’unica possibilità che abbiamo avuto per pubblicizzarci è stata quella del duro lavoro. A me non interessa arrivare al compratore cinese e così battere cassa ma interessa continuare a trattare il mercato interno lontano dai grandi bluff creati dalla globalizzazione. Sai spiegarmi perché l’avellinese a Vinitaly era staccato dal padiglione campano? Perché noi in Campania non sappiamo venderci, non sappiamo vendere il vino d’eccellenza che vuole circuiti lineari basati sul profitto giusto e non speculativo. Essere consorziati a volte preclude i discorso qualitativo da una sorta di messa in competizione che non ci appartiene, come non mi apparterranno mai i grandi saloni europei del vino perché due o tre giorni mi costerebbero dai cinque ai seimila euro e significherebbe togliermi reddito visto che non ho la possibilità di contare sulle quote annue dei soci o dei finanziamenti che siano essi regionali o europei".
Jenny: "Speriamo che l’approvazione della legge da parte del Consiglio Regionale della Campania sulla costituzione distretti agroalimentari e di filiera sia un’importante occasione anche per il territorio sannita di fare rete promuovendo ad esempio azioni e attività in termini di internazionalizzazione. Con la costituzione di distretti agroalimentari si uniscono le forze, si mettono insieme competenze e settori complementari che sono alla base del concetto di esportazione, che però deve sempre mettere al centro il voler far conoscere il territorio ancor prima dei prodotti. Se non vendi il territorio non puoi vendere il prodotto. Un territorio di eccellenza per un vino di eccellenza come quello prodotto nel Sannio, necessita di una tutela ambientale, di regole precise che Comuni e aziende devono rispettare. Inoltre ritengo che nei prossimi anni il comparto vitivinicolo, e quindi le cantine, dovrà investire e puntare in modo massiccio sull’internazionalizzazione anche utilizzando le possibilità offerte dalla prossima programmazione europea",

Siamo arrivati all’ultima domanda: Telesina, Fortorina, Alta Velocità NA-BA lo sviluppo del vino passa inderogabilmente anche dalle infrastrutture?
Alfredo: "Fino ad ora si è cementificato e male, credo sia ora di creare qualcosa che apra il Sannio al mondo per fare in modo che il mondo arrivi nel Sannio".
Giuseppe: "L’uscita della Telesina ad esempio sarebbe a due passi da casa mia e dalla mia cantina, e di solito chi passa in queste zone soprattutto oggi ha un forte richiamo per la qualità, magari potrebbe essere d’aiuto non solo per me ma anche per il ristoratore che offre la mia bottiglia di vino a Capri e che per venire qui impiega circa una giornata proprio perché non è la distanza ma la qualità della distanza a fare la differenza"
Jenny: Ovviamente si, il raddoppio della Telese - Caianello e l’ormai imminente avvio dei lavori per l’alta capacità Napoli-Bari che passerà per il Sannio sono strategici anche per la filiera vitivinicola. Però bisogna essere anche consapevoli che tali infrastrutture non devono essere troppo impattanti sull’ambiente e sulle colture presenti. Occorre sicuramente una progettazione infrastrutturale che prevede la realizzazione di opere ed infrastrutture non dannose per i terreni e quindi per le aziende agricole ma che invece si armonizzi al territorio portando vantaggi in termini di collegamenti e di aumento della competitività delle aziende vitivinicole presenti"

Michele Palmieri



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