Il rosa nella scuola: Intervista a Maria Felicia Crisci

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Scuola e universo femminile. Un binomio che spesso può sfociare in una visione un po’ tradizionalista della donna. A meno che non si parli di Maria Felicia Crisci, Dirigente scolastica del Liceo Classico “Pietro Giannone” di Benevento. Una professionista che, senza mai venir meno al suo essere donna, ha saputo dare un’impronta decisa al ruolo istituzionale che riveste nella scuola, promovendo inoltre il raggiungimento di livelli di eccellenza nell’universo dell’istruzione meridionale. La scuola di oggi è molto diversa da quella del passato: è diventata in qualche modo azienda da gestire e, come tale, deve essere produttiva. Il tutto ovviamente senza grandi risorse economiche disponibili. Ciò non vuol dire naturalmente abdicare alla sua storica funzione di fucina di cultura e competenze degli uomini e delle donne di domani. Come è possibile conciliare dunque le diverse esigenze e che peso ha, in questo difficile percorso, l’essere donna? Lo scopriamo, con la rubrica Quote rosa, ascoltando il parere di chi con queste problematiche si confronta quotidianamente.

Chi è Maria Felicia Crisci?
Svolgo il ruolo di Dirigente scolastico del Liceo Classico “Giannone” di Benevento senza mai perdere di vista il fatto che sono prevalentemente un'insegnante e un’educatrice. Per molti anni sono stata  docente di Italiano e Latino in questo stesso Liceo. Dal 1988, con pubblico concorso, sono passata al ruolo direttivo.
Quali le ragioni che l’hanno spinta al cambiamento di ruolo?
Ragioni vere non ci sono, è stato un po’ il caso. Ricordo di essere venuta a conoscenza del concorso a Preside quando i termini stavano per scadere e di aver presentato domanda di partecipazione solo 5 giorni prima della scadenza. Volevo mettermi in gioco, sperimentare strade nuove e vedere se sarei stata capace di fare altro, pur senza grandi velleità di dirigenza; poco tempo dopo il superamento del concorso mi venne infatti una grande voglia di tornare all’insegnamento. Sentivo però la necessità di uscire dalla routine e affrontare nuove sfide lavorative.
Ritiene che abbia qualcosa di femminile questo suo desiderio di cambiamento?
Sono un’irrequieta. Credo che come donna non ci si debba mai fermare. Bisogna sempre cercare nuovi orizzonti, nuove prospettive.
L’essere donna per lei è stato un vantaggio o uno svantaggio nel mondo del lavoro?
Mi sono dovuta misurare con compiti ed impegni diversi. Ho scoperto tante complessità che ho affrontato con la meticolosità tipica di ogni donna. Noi donne affrontiamo le difficoltà e le situazioni in genere in modo da essere quanto più precise possibile, forse per un’innata paura di sbagliare o più semplicemente perché non siamo quasi mai gratificate molto per ciò che facciamo. Gli uomini sono forse più veloci nell’analisi di un problema, danno meno importanza a particolari che noi riteniamo, invece, fondamentali.
Noi donne siamo più complesse, vogliamo tenere sotto controllo più cose contemporaneamente, forse a causa di un’atavica educazione alla cura delle cose. Oggi anche gli uomini si stanno avviando verso una mentalità simile.
Quanto pesa la tradizione, secondo lei, nelle scelte professionali e personali di una donna?
La tradizione può condizionare fino ad un certo punto. Io sono stata una studentessa tradizionale, ma poi il rapporto tradizionale fra persona e famiglia mi è apparso troppo stretto; l’immagine classica della donna che vive il suo lavoro di insegnante conciliando professionalità e bisogni familiari mi è apparsa limitante. Mi sono accorta di aver bisogno di altro. Il solo ambiente familiare non era sufficiente a soddisfare i miei bisogni.
Essere un Dirigente scolastico donna nella scuola di oggi, è più facile o più difficile?
Negli ultimi anni la scuola è molto cambiata. Il Preside in passato era il punto di riferimento di un mondo con regole abbastanza semplici. Oggi la gestione di una scuola è diventata più complicata e di tali difficoltà spesso non si ha consapevolezza da parte degli altri. Anche gli stessi docenti ignorano, molte volte, i meccanismi legislativi e le nuove responsabilità della gestione di una scuola. L’essere donna poi non è certamente un elemento di favore. Si è sempre sotto esame. Una donna non deve sbagliare, deve sempre dimostrare il suo valore e le sue capacità. Se sbaglia un uomo si è portati ad essere più comprensivi, a non dare un peso eccessivo all’errore …
Il suo lavoro l’impegna dunque particolarmente?
Sono sempre impegnata. La scuola oggi è anche partecipazione e coinvolgimento nelle attività esterne, vive con esse e contribuisce all’arricchimento delle sue iniziative.
Come è riuscita dunque a coniugare lavoro e famiglia?
Sono single e dunque, diversamente da altre donne che fanno il mio mestiere, non ho dovuto gestire la complessità di una famiglia. E’ pur vero che nelle mie scelte professionali ho dovuto spesso scontrarmi con le aspettative della mia famiglia d’origine. Però mi sono accorta presto, già ai tempi universitari, di non poter condividere i ruoli precostituiti e di voler gestire la mia vita autonomamente, anche a dispetto del mio essere donna. O forse proprio per questo...
Il suo istituto è stato di recente segnalato come scuola di eccellenza: quali le ragioni di tale riconoscimento e quale le sue impressioni in merito?
Il percorso all’eccellenza è da ritenersi strettamente collegato al ruolo del nostro istituto nelle manifestazioni del premio Strega. Gli allievi di questa scuola sono lettori ed elettori del premio stesso e questo ritengo che sia molto importante. Il Ministero ci riconosce l’eccellenza nel percorso del “Certamen di Storia”; abbiamo avviato un lavoro di approfondimento sulla storia longobarda che è destinato a proseguire ed ancora una serie di attività sulla didattica che ci proponiamo di rafforzare. Sono inoltre in fase di realizzazione le “giornate giannoniane” con un percorso di approfondimento sulla di storia di Benevento e dintorni, il tutto realizzato con docenti ricercatori e docenti universitari e con l’utilizzo di archivi documentari. Tutto questo per coinvolgere i ragazzi in un percorso di consapevolezza culturale che li distolga da una visione spesso troppo superficiale che finisce per trasformare tutto in gioco.
Studenti e studentesse: vi è un approccio diverso all’impegno ed alla partecipazione?
Diciamo che in questa scuola c’è una netta prevalenza femminile, ma effettivamente le ragazze sono più motivate e continue nell’impegno e nella partecipazione. Sono più sistematiche e lo dicono anche i risultati scolastici. Gli allievi maschi tuttavia, quando mostrano interesse e voglia di sapere, sanno essere molto brillanti ed ottengono risultati lusinghieri e comunque anche quelli meno bravi nel tempo recuperano.
La presenza femminile nella scuola, però, sta diventando preponderante…
In una scuola credo siano necessarie figure femminili e maschili, ciò consente un diverso approccio al modo di vedere e pensare, tuttavia è vero che la scuola sta diventando sempre più femminile. Penso che il fenomeno abbia diverse cause: probabilmente il lavoro scolastico meglio si adatta alle esigenze familiari di una donna, è più elastico nell’orario e dunque meglio gestibile, ma è anche un lavoro che determina un tipo di rapporto con gli allievi a cui la donna sembra essere maggiormente disponibile e portata. Rimane comunque valida la considerazione della minore stima sociale che sempre più riveste questo nostro lavoro e ciò probabilmente indirizza i maschi a scegliere attività diverse. Vorrei ricordare però che anche le allieve ormai disdegnano un futuro come insegnanti e la cosa un po’ mi preoccupa perché potrebbe significare la perdita, in questo nostro mondo scolastico, di menti brillanti e preparate.
Ma ci sono dunque lavori più prettamente femminili?
No, non credo proprio. Oggi una donna imbraccia naturalmente un fucile come nella carriera militare o fa mestieri che una volta erano prettamente maschili, dunque…
Donne e politica …
Le donne hanno conquistato giustamente il diritto di partecipare alla vita politica del paese. Ho fatto parte, nei decenni passati, di movimenti di donne che hanno lavorato per il successo di referendum come quello sul divorzio o sull’aborto, tutti volti all’affermazione dei diritti soprattutto femminili. Sono convinta dunque dell’importanza di questa funzione femminile. Oggi però vedo come un arretramento rispetto all’evoluzione segnata da quei movimenti, come se ad una fase di crescita non fosse seguita una vera risposta sul piano delle istituzioni.
Ritiene giusto l’introduzione per legge delle quote rosa?
Tra gli anni ’79 -’81 ho fatto anch’io un’esperienza politica istituzionale e fino a poco tempo fa avrei risposto di essere contraria. Oggi ritengo invece che sia necessario tutelare i diritti delle donne nella rappresentanza. E’ pur vero che la rappresentatività femminile in politica si è molto allontanata da quella di genere. Le donne operano ed agiscono come uomini, perdendo quella sensibilità tipica dell’emisfero femminile che pure sarebbe opportuno preservare. E’ pur vero che le giovani donne di oggi, che non hanno vissuto gli anni della conquista sociale, vivono il presente come un fatto compiuto, senza conoscere la strada che ha portato fin qui e quale debba essere quella ancora da compiere per tutelare tali conquiste. Sarebbe opportuno che nei percorsi di studio della storia ci si soffermasse su tali problematiche illustrando, anche in maniera critica, il positivo ed il negativo delle vicende del ’68 e della conquista dei diritti femminili.
L’8 Marzo…
L’8 Marzo non esco di casa. E’ una data bellissima che in passato si festeggiava in piazza, tutte insieme, sventolando mimose che si andavano a cogliere direttamente dagli alberi. Quest’orda di donne che riempiono pizzerie in maniera scomposta è qualcosa che non comprendo e non condivido. Tutto si è trasformato in momento di ‘consumo’ quasi obbligato. Le mimose incartate, poi, mi danno un po’ fastidio.
Cosa ne pensa del movimento “Se non ora quando”?
Credo sia una cosa buona e spero che possa produrre i giusti effetti. Io stessa ho partecipato a convegni molto interessanti sul tema dei diritti e della rappresentatività femminile e dunque credo sia necessario perseguire sulla strada della consapevolezza .
Cosa si sente di proporre alle donne di domani?
Qualcosa di molto tradizionale: studiare molto, investire sempre in intelligenza e cultura perché è il modo per divenire sempre consapevoli di sé e delle proprie capacità e potenzialità, sia nella vita di tutti i giorni che nel sociale. L’ignoranza, soprattutto per una donna, comporta quasi sempre il rischio della strumentalizzazione da parte di altri. La donna è facile preda di sirene che la vogliono non più padrona di se stessa, ma oggetto di altri padroni e l’unico modo per evitarlo è tornare ad impadronirsi di se stesse attraverso studio, intelligenza e cultura.

Pia Tarricone



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