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Parole profonde ma oratori ingessati per la presentazione del Gesù di Ratzinger

Benevento - 23:11:21 2701 stampa questo articolo

La presentazione del libro Gesù di Nazaret, scritto da Joseph Ratzinger, rischia di essere ricordata più per la compostezza quasi impacciata degli oratori che per la profondità dei concetti pur espressi nel corso della serata.

Nella cornice di Piazza Torre (detta di San Bartolomeo), con inizio alle 20.20, il Ministro della Giustizia Clemente Mastella ha introdotto i relatori, il cardinale Renato Martino, presidente della Pontificia Commissione Iustitia et Pax, Andrea Riccardi, docente di Storia contemporanea e presidente della Comunità di Sant’Egidio e Giuseppe De Carli, vaticanista della Rai.

I convenuti, con la sola parziale eccezione di Riccardi, hanno soprattutto letto i propri interventi, adeguatamente preparati. Forse, nel tentativo di evitare gaffe su un libro a più riprese definito difficile, hanno così privato la presentazione di qualsiasi spontaneità, sciogliendosi solo alle ultime battute.

De Carli ha subito chiarito che il volume scritto da Ratzinger non copre l’intera vicenda terrena di Gesù: parte dal Battesimo per concludersi con la Trasfigurazione. Probabilmente, in questi giorni di intenso ritiro spirituale e di parziale riposo vacanziero, il papa sta ultimando il secondo volume dell’opera, destinato a coprire i racconti della Natività e l’esperienza della Resurrezione.

“Si prova gioia a leggere un libro che il cardinale Carlo Maria Martini non ha esitato a definire bellissimo. Per farlo, occorre però affrontarlo con uno spirito sgombro da pregiudizi ed anche dalla convinzione di trovarvi all’interno un messaggio interamente teologico”, ha chiarito De Carli. Questo best seller mondiale si afferma nel periodo in cui l’opinione pubblica di tutto il mondo sembra apprezzare soprattutto la letteratura fantastica ed è “appena al di sopra dell’Iliade o dell’Odissea” benché non possa presentare la vicenda di Gesù come una mera fiaba, solo come un racconto.

Anche perché la fonte prima della conoscenza della vicenda di Cristo, la Bibbia, si apre a moltissimi approcci, molteplici interpretazioni ed è noto che gli stessi Vangeli, ridotti all’osso, possano essere rinchiusi nei pochi ipsissima verba, quelle espressioni sicuramente riconducibili a Gesù che però non sono più di 100 in tutto.

Ciò chiarisce la difficoltà di affrontare un libro come questo che, nelle parole di Riccardi, “va letto dolcemente, gustandolo e meditandolo”. Perché l’obiettivo di Ratzinger è proprio quello di far crescere la fede attraverso lo strumento della Parola, in un tempo in cui uomini e donne sentono comunque, nonostante quanto si possa ritenere, l’esigenza di confrontarsi con la Fede. E il papa è per Riccardi, “l’uomo della Parola, comunicata ma anche scritta”.

Pertanto, il libro non può essere capito senza il ricorso alla Bibbia. Anzi, spiega Riccardi, “ho la sensazione che Benedetto XVI voglia mettere la Bibbia in mano ai fedeli, quasi a ribadire, con il Concilio (Vaticano II, NDR), che l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Dio”. Eppure il papa non è un biblista. Ciò nondimeno, egli sembra suggerire nel proprio volume che il Cristianesimo adulto non è quello che butta via a pezzi la Scrittura, ma quello di chi si fa discepolo, ascoltatore della Parola di Dio.

Benché Ratzinger ricorra dunque al metodo storico-critico per leggere la Bibbia e redigere il suo libro, vuole offrire della vicenda di Cristo una lettura cristiana. Non a caso, il papa scrive espressamente: “Ho fiducia nei Vangeli”. Gesù ne esce come una figura storica e coerente, non come un mito o un eroe collettivo. Un uomo del suo tempo che abita una Palestina ricca di contaminazioni, tutt’altro che omogenea. “E’ come se Ratzinger volesse farci quasi sentire la voce di Gesù, sperimentare la sua compagnia”. Ma se questo è l’obiettivo del libro, esso non può essere letto “con la rapidità televisiva o il consumismo vorace”.

Riccardi si spinge anche oltre e considera il volume addirittura rivoluzionario. Se Gregorio Magno affermava che le Scritture vivono col Popolo di Dio, si può dire che addirittura crescano con esso. E a questa crescita non è estranea l’opera di Ratzinger.

Il pontefice, benché non scriva “in quanto papa, scrive certamente da papa”, precisa il cardinale Martino. Superando la polemica per cui nell’edizione italiana compare sia il nome del Ratzinger cardinale sia quello del Ratzinger papa (Benedetto XVI), Martino spiega che il volume, per espressa precisazione dell’autore, non è un atto magisteriale, ma solo “la ricerca personale del volto del Signore” operata dallo scrittore.

Ciò nonostante, è un libro “con il sale e con il pepe, anzi a volte anche con il peperoncino”. Che non rifugge dunque le puntute polemiche, espresse “col volto serafico del papa ma non per questo in maniera meno pungente”. La prima attiene alla povertà materiale la quale, da sé sola, non può essere portatrice di Salvezza, per quanto gli uomini in difficoltà, o semplicemente poveri di mezzi, abbiano senz’altro l’opportunità di avere un legame speciale con Dio.

La seconda “frecciata” riguarda il tentativo contemporaneo di interpretare il Nuovo Testamento solo in maniera spirituale, senza alcun riferimento di natura politica o sociale. Tentazione che bisogna eludere. Quando Gesù parla di un nuovo Israele, spiega il cardinale, egli non intende superare la Torah ma portarla a compimento.

La terza precisazione enunciata da Martino attiene alla cosiddetta parabola del Buon Samaritano. L’uomo depredato sulla strada tra Gerico e Gerusalemme è l’umanità di oggi. Il levita e il sacerdote che passano senza fermarsi dimostrano che una religione solo ritualistica non porta alla Salvezza. Occorre che Dio si faccia prossimo, che non si dimentichi appunto il riferimento al divino, perché tale Salvezza possa compiersi.

L’esperienza di Dio passa dunque anche per la Scrittura e De Carli propone alla città di ripetere l’esperienza di Mantova che, dividendo la Bibbia in 1660 parti, ha dato di recente l’opportunità ad altrettante persone di darne lettura, ininterrottamente, per 7 giorni, dalla Genesi all’Apocalisse. (A Benevento, un’esperienza simile si tenne nella Basilica di San Bartolomeo, ma riguardò solo i Vangeli, chiarirà poi Mastella).

Riccardi si associa alle parole del giornalista auspicando la nascita di un nuovo Movimento biblico e anche Martino sottolinea ancora, con un aneddoto datato ai tempi dell’Urss, che nel mondo c’è fame della Parola di Dio.

Poi la numerosa platea si disperde, il Ministro della Giustizia, il presidente del Consiglio Regionale Sandra Lonardo e il vescovo di Benevento Andrea Mugione salutano i convenuti, insieme alle altre autorità presenti in prima fila. In sottofondo le note del piano.

La signora che mi siede accanto mi prega di inserire nel pezzo che Ratzinger è uno dei 100 uomini più colti al mondo. Allora lo scrivo. Ma spero davvero che agli uomini colti e ispirati non sia sempre riservata la sorte di una presentazione così ingessata. Ma ch’essi possano sperare anche in interventi più genuini ed espansivi. Di questo, più che di una maratona della Scrittura, ha forse fame il popolo di Dio.
M.I.




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